"Sporco cinese, che cosa vuoi qui?"
Paolo G.Brera e Maria Elena Vincenzi
Dopo l´interrogatorio un padre schiaffeggia il figlio: "Vergogna" Scene che si consumano mentre l´uomo aggredito racconta la sua versione dei fatti: «Aspettavo l´autobus tranquillamente senza disturbare nessuno. E sono stato aggredito da quei ragazzi, all´improvviso». Dal letto di ospedale al comando dell´VIII gruppo della Municipale dove i minori sono arrivati intorno alle 18.30. Scherzano tra di loro, non sembrano impressionati da quel che hanno fattto. Studiano tutti all´istituto professionale Don Bosco. C´è chi ha scelto l´indirizzo per elettricista, chi quello per falegname. Alcuni sono in confidenza con i vigili, addirittura c´è chi li chiama per nome. «Io non c´entro niente - continuano a ripetere - ieri sera stavo a casa a vedere la Roma. Hanno preso la prima "banda" che hanno trovato e ci hanno portato qui».
Banda. Già, si chiamano così tra di loro. Una vita fatta di lunghi pomeriggi passati al centro commerciale "Le Torri", «senza fare nulla, solo passando del tempo fra amici», dicono. Ma qui, nel quartiere, si respira tutta un´altra aria. Si racconta di un mese difficile, l´ultimo, terminato nel modo peggiore con due aggressioni di stampo razzista. Solo la punta di un iceberg, raccontano gli agenti. «Venerdì scorso hanno distrutto un´ambulanza rompendo il parabrezza con un sasso - spiegano al comando della polizia municipale - nei giorni scorsi sono state danneggiate le nostre auto in sosta, macchine di servizio e private. E´ un gruppo di ragazzini assolutamente ingestibile: residenti e commercianti sono esasperati. E, anche ieri, si sono accaniti contro l´edificio che ospita la Asl Roma B proprio accanto alla nostra sede».
Sono circa le 20 quando qui, nel cuore di Tor Bella Monaca, arrivano alla spicciolata i genitori. Chi piange, chi sviene e chi inveisce contro il proprio figlio. «Si deve vergognare - dice il padre di uno di loro - questo è il rispetto che ha di noi e di tutti i sacrifici che facciamo per lui». Scene di madri in lacrime e di padri che si mettono le mani nei capelli. Ma c´è anche chi i ragazzi li giustifica: «E´ tutta colpa dello Stato: non siamo razzisti ma questa gente ci ha tolto il lavoro - spiega una zia - danno la priorità a loro e lo vedono anche i ragazzi. Certo, poi la violenza non è mai da giustificare».
E´ buio quando questi adolescenti escono dal comando della municipale, accompagnati dai genitori: sono stati tutti denunciati in stato di libertà con l´aggravante dell´odio razziale.
(03 ottobre 2008)
Expresso
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