Il rapporto dell'Istituto superiore di sanità fotografa il declino dell'Aids in Italia. Ciò che aumenta è il numero dei sieropositivi, complice la diminuita percezione del rischio e l'efficacia dei farmaci retrovirali. Cambia anche l'identikit del malato: maschio, quarantenne, eterosessuale. Nel nostro Paese 40mila vittime in trent'anni
di ADELE SARNO/Repubblica.itROMA - In Italia il virus dell'Hiv infetta una persona ogni due ore. Diminuisce invece in assoluto il numero delle persone malate di Aids: oggi sono 4.000 all'anno. Rispetto a vent'anni fa le infezioni sono ridotte, ma è molto più elevato il numero dei sieropositivi viventi per effetto delle maggiore sopravvivenza legata alle terapie, divenute più efficaci. Oggi i sieropositivi sono 150mila, mentre i malati di Aids sono 22mila. È questo il quadro che emerge dai dati di ministero della Salute e Istituto superiore di sanità (Iss) in occasione della Giornata mondiale per la lotta contro l'Aids.
"È importante non abbassare la guardia - dice Enrico Garaci, presidente dell'Iss - e continuare a puntare alla prevenzione. Il problema è che, se da un lato le cure fanno passi avanti, manca la consapevolezza che il virus possa colpire chiunque. Basti pensare che sei persone su dieci scoprono di averlo solo quando la malattia è conclamata. Molti di questi sono stranieri: su 150mila persone sieropositive presenti in Italia, quasi due su tre non sono di nazionalità italiana".
Secondo l'Iss, nel corso del 2009 sono stati diagnosticati 4,5 nuove infezioni da Hiv ogni 100.000 residenti italiani e 22,2 ogni 100.000 stranieri residenti. Nella maggior parte dei casi la malattia si diffonde nel Centro-Nord. Un trend che è stabile da circa dieci anni. Dal 1982, quando sono stati registrati i primi casi, in Italia sono state colpite dall'Aids 63.000 persone: di queste 40.000 sono decedute.
Cambia anche l'identikit del malato di Aids, oggi è maschio, eterosessuale e quarantenne. Secondo i dati dell'Iss, infatti, è aumentata l'età media nella quale si contrae l'infezione: 39 anni per gli uomini e 35 per le donne. Gli eterosessuali, in genere, sono i più colpiti (65,4%). In 8 casi su 10 la principale via di trasmissione per il virus Hiv sono i rapporti sessuali non protetti che, però, continuano a non essere percepiti come a rischio, soprattutto dalle persone più adulte. E' questa una delle cause principali che aumentano le occasioni di contagio ed è per questo che, dicono le autorità sanitarie, è importante sottoporsi al test dell'Hiv.
Nel frattempo, i farmaci ci sono e funzionano. "In termini di nuove infezioni - dice Garaci - c'è stato un grosso calo che, dalla fine degli anni '80, si è man mano stabilizzato. I progressi farmacologici, però, hanno prodotto un effetto paradossale: aumenta il numero totale di persone infette e, con esse, anche il serbatoio di infezione".
I dati sono tuttavia incoraggianti. "Oggi rispetto a quindici anni fa ogni anno nel nostro paese si ammalano 4mila persone in meno - dice il presidente dell'Iss - e non è un risultato da poco perché è frutto della ricerca, ma anche dell'accesso ai farmaci garantito dal nostro servizio sanitario nazionale. È vero, però, che ancora si infetta quasi una persona ogni due ore e per questo non dobbiamo abbassare la guardia e non rinunciare a mettere a punto un vaccino efficace".
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