mercoledì 1 dicembre 2010

L'ultimo saluto a Mario Monicelli

L'ULTIMO OMAGGIO AL REGISTA MORTO SUICIDA

Campane e banda, Monti saluta Mario
Napolitano: uomo meraviglioso

L'addio del quartiere a Monicelli, poi il saluto alla Casa del Cinema.
L'omaggio del presidente e della gente
ROMA - La bara di "sor Mario" arriva in piazza Madonna dei Monti intorno alle
10, su un'auto scura, accolta da una folla di abitanti del rione: amici,
negozianti, gente del cinema. Una piccola banda suona Bella Ciao e poi il tema
de L'armata Brancaleone. Sono scesi in molti dalle case strette e alte di
questa che fu la Suburra romana per dare l'ultimo saluto al grande regista
Monicelli, morto suicida lunedì nell'ospedale San Giovanni. C'è chi sta in
disparte, gli occhi lucidi; chi si avvicina al carro funebre aperto, tocca il
feretro, lascia un fiore.

L'OMAGGIO DI NAPOLITANO - Tanti altri arrivano a rendergli omaggio più tardi,
quando il feretro viene portato alla Casa del Cinema, in largo Marcello
Mastroianni, nel cuore di Villa Borghese, per la camera ardente. Tanti romani e
tanta gente del cinema. La salma di Monicelli resterà lì fino a giovedì
mattina, poi il corpo verrà cremato «in forma privata alla presenza della sola
famiglia». Intorno alle 13 è arrivato anche il presidente della Repubblica
Giorgio Napolitano: «Monicelli se n'è andato con un'ultima manifestazione forte
della sua personalità, un estremo scatto di volontà che bisogna rispettare. È
stato un grande del cinema, non solo italiano, e un uomo meraviglioso».

VICINI DI CASA - «Vivevamo nello stesso quartiere, quindi lo incontravo
spesso, nelle nostre passeggiate. L'ultima volta - racconta ancora Napolitano -
la moglie mi aveva detto che le sue condizioni andavano a giorni, ma erano più
i giorni buoni». All'interno della Casa del Cinema, il capo dello Stato si è
fermato a parlare con la moglie e le figlie di Monicelli e poi ha visto un
piccolo filmato di 4 minuti in cui il regista toscano raccontava le riprese del
Marchese del Grillo, «non ricordavo fosse un suo film», ha detto il Presidente.
Napolitano ha poi aggiunto che i suoi film preferiti di Monicelli sono «La
grande guerra, ma anche Romanzo popolare».
IL SALUTO DEGLI AMICI - In centinaia sono arrivati nell'edificio di Villa
Borghese, amici ma anche molta gente comune, innamorata dei film del regista
viareggino. Tra gli altri si sono visti l'amico Valentino Parlato, Paolo
Hendel, Mario Martone, Paolo Virzì, Pupi Avati, Paolo Villaggio, Enrico
Lucherini, Giuliano Gemma, Giuliano Montaldo, i fratelli Taviani, Ettore Scola,
Vittorio Cecchi Gori, Elsa Martinelli, Gianluigi Rondi, Francesca Comencini,
Sergio Rubini, Zeudio Araya, Massimo Boldi, Corrado Guzzanti, Lina Wertmuller.
Gli eredi di tante famiglie dei cinema: Maria Sole Tognazzi, Vittorio Cecchi
Gori («Apparteneva a quel mondo fatato del cinema che non c'è più»), i fratelli
Vanzina (i figli di Steno, con cui Monicelli lavorò a lungo), Aurelio De
Laurentis. Tra le autorità l'assessore alla Cultura del Comune di Roma Umberto
Croppi, il suo predecessore Gianni Borgna, il presidente della Provincia di
Roma Nicola Zingaretti e la presidente della Regione Lazio Renata Polverini.
Nella sala, intanto, si proietta un documentario su Monicelli con i migliori
amici e colleghi che lo raccontano: Scorsese, Villaggio, Scola.

NO AL CAMPIDOGLIO - Il sindaco di Roma aveva messo a disposizione il
Campidoglio, ma la famiglia ha preferito la meno istituzionale casa del Cinema.
I familiari hanno fatto sapere di non «ritenere necessario fare un funerale»,
ha spiegato il nipote Niccolò, sottolineando che tutto verrà fatto «nel
rispetto della volontà di Mario Monicelli che speriamo di aver interpretato
come lui avrebbe voluto». I famigliari - Martina e Ottavia, figlie dell'ex
moglie Antonella Monicelli, Chiara Rappacini con la figlia e il nipote Tommaso,
figlio di Martina - chiedono di non associare la fine del regista all'aggettivo
«tragica». Una scelta che l'amico Villaggio definisce «straordinaria, eroica,
magnifica», Scola «spavalda», e che il presidente Napolitano ha chiesto di
rispettare, mentre il mondo della politica ha scatenato una polemica arrivata
anche dentro la Camera.

«PICCOLO GRANDE UOMO» - Sono tanti gli aggettivi e le definizioni che gli
amici scelgono per ricordarlo, quasi sempre parlano di lui al presente:
coraggioso, coerente, finto cinico, bastian contrario, lucido. «La sua parola
era diventata luce dal punto di vista etico», ha sottolineato Mario martone
«Era sempre spiazzante, cristallino e questa cerimonia lo testimonia in maniera
perfetta». Una fortuna averlo conosciuto dice Vizì: «La sua grande intelligenza
ti faceva sentire un po' bischero. Questa deve essere uan festa, non un
ricordo». «Un piccolo grande uomo che ti tirava fuori quello che sapevi di
avere dentro», dice Omero Antonutti.

FIACCOLATA OMAGGIO - In serata, gli abitanti del quartiere Monti, a cui
Moncielai aveva dedicato un documentario, Dietro al Colossseo c'è Monti,
organizzeranno una fiaccolata per ricordarlo. L'Associazione culturale e
ricreativa del Rione Monti ricorda: «Monicelli era socio onorario della nostra
associazione insieme a Napolitano e alla moglie Clio. Ogni anno, noi
organizziamo le ottobrate e Monicelli è sempre venuto a bere un bicchiere.
Quest'anno però ci ha detto che non riusciva a salire fino a Villa
Aldobrandini, ma non ha voluto lo stesso rinunciare a brindare. E così un
bicchiere lo abbiamo bevuto in un locale». E annuncia una mostra fotografica
«con le foto di Mario». «Amava il nostro rione, e lo vogliamo ricordare anche
per questo suo particolare legame con Monti, con la sua gente, le sue vie, i
suoi negozi», dice un dirigente della locale sezione Pd, che annuncia «in
primavera una rassegna dei suoi film per ricordarlo», come quella che si tenne
l'estate scorsa all'aperto nella stessa piazza che oggi lo saluta.

BRANCALEONE E GLI STUDENTI - Martedì sera, un altro omaggio imprevisto e
inusuale: gli studenti che stavano occupando la Stazione Termini hanno voluto
salutare Monicelli intonando il motivo dell'Armata Brancaleone», celebre
pellicola del regista. «Branca, Branca, Branca... Leon, Leon, Leon», hanno
urlato prima di occupare i binari del Frecciarossa. Tantissimi gli omaggi degli
studenti, a cui Monicelli anche negli ultimi anni si dedicava volentieri: Anche
a Napoli, dove martedì la manifestazione contro il Ddl Gelmini era stata aperta
da uno striscione che recitava: «Ciao Mario, la faremo 'sta rivoluzione..!».
«Mario sarebbe felice di sapere che è in collegamento con gli studenti», ha
commentato la moglie Chiara Rappaccini. E, infatti, «Branca, Branca, Branca...
Leon, Leon, Leon», è diventato uno degli slogan, da Napoli a Milano. Il tema è
stato ripreso anche dalla piccola banda che suonava a due passi dal feretro in
piazza Madonna dei Monti. La stessa che poco prima aveva suonato «Bella Ciao».
E dopo sono partite le campane della vicina chiesa. Non una coincidenza, perchè
quando il feretro si stava allontanando da piazza Santa Maria dei Monti, le
campane hanno suonato ancora. «Queste campane - ha spiegato il parroco Don
Francesco - erano anche le sue, era una brava persona. Quando muore una persona
le campane servono ad avvisare il cielo che sta arrivando qualcuno».
Arrivederci Mario.

con corriere.it

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