Il braccio di ferro Usa-Roma sull'Iran
Il mondo con il fiato sospeso
rischia lo scontro tra diplomazie
A partire da Mosca che prende tempo ritenendo prematuro commentare quanto
emerso dai documenti riservati del Dipartimento di Stato diffusi da Wikileaks,
il mondo oggi sembra trattenere il fiato in attesa di vedere concretizzate le
conseguenze delle rivelazioni, mentre continua il flusso ininterrotto di
informazioni.
Giungono da più parti, con dettagli di volta in volta rilevati da diverse
testate in ogni angolo del mondo o direttamente dai documenti accessibili
online, sebbene al momento si tratti solo di una minima parte (circa 200 sui
250mila sono disponibili in rete) della mole di informazioni del Dipartimento
di Stato che, hanno affermato gli stessi responsabili di Wikileaks, verranno
pubblicati in vari blocchi nel corso mesi.
Così oggi sul New York Times, uno dei grandi giornali in possesso del
materiale raccolto da Wikileaks, si legge che gli Usa domandarono all'Italia di
bloccare la fornitura a Teheran di 12 navi veloci con le quali l'Iran avrebbe
potuto attaccare la flotta americana nel Golfo, e la richiesta fu accolta «solo
dopo 11 mesi di resistenze, durante i quali le prime 11 navi furono comunque
consegnate».
Che nella imminenza della Operazione Piombo Fuso contro Hamas a Gaza, Israele
cercò invano di coordinare le posizioni con Egitto ed Anp. Oppure un messaggio
datato 2009, citato da Le Monde, in cui una fonte in Iran riferisce che il
leader religioso iraniano Ali Khamenei ha il cancro, tra gli altri che
continuano ad affluire in maniera del tutto imprevedibile dalla montagna di
informazioni telematiche.
L'attenzione, poi, continua a concentrarsi su Julian Assange, l'uomo dietro
quella che viene già definita la fuga di notizie più grande della storia, che
potrebbe addirittura perdere il suo passaporto australiano. Solo un'ipotesi per
il momento, ma l'Australia mette le mani avanti affermando che è determinata a
negare rifugio al fondatore di Wikileaks.
Durissimo il ministro degli Esteri Franco Frattini che ha affermato: Wikileaks
«vuole distruggere il mondo» ribadendo tuttavia che non intende «commentare nel
merito».
C'è poi chi minimizza l'impatto delle rivelazioni, come il portavoce del
governo tedesco, Steffen Seibert, secondo cui i documenti riservati della
diplomazia Usa pubblicati dal sito Wikileaks non hanno provocato «alcun danno
al rapporto tra la Germania e gli Stati Uniti».
E oltreoceano continuano i tentativi -risultati finora vani- di fermare
Assange e Wikileaks con tutti gli strumenti a disposizione: il senatore
statunitense Joe Lieberman, che presiede la Commissione Homeland Security e
Affari Governativi, ha chiesto a Barack Obama con urgenza di «chiudere»
Wikileaks. «La pubblicazione di questi file non è altro che un attacco alla
sicurezza nazionale - si legge in un comunicato del senatore -. Wikileaks sta
mettendo a rischio la vita e la libertà degli americani e dei non-americani. I
responsabili (di Wikileaks) avranno il sangue sulle proprie mani».
La stampa di tutto il mondo ne parla, riferisce i dettagli per ora emersi e
ritenuti più interessanti per il paese di riferimento. Unica anomalia la stampa
cinese sulla quale non compare alcun riferimento alle rivelazioni di Wikileaks
rispetto ai rapporti con Pechino. Unico riferimento, il messaggio nel quale si
riporta la notizia che il re dell'Arabia Saudita avrebbe chiesto agli Stati
Uniti di attaccare l'Iran.
con la stampa.it
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