venerdì 18 settembre 2009

Case palestinesi demolite; approvati 900 nuovi insediamenti israeliani

Gerusalemme (AsiaNews) – Quest’oggi soldati israeliani e bulldozer hanno raso al suolo 24 case palestinesi del villaggio di Al-Isawiya, a Gerusalemme Est. Intanto vi sono timide voci da Stati Uniti e Onu contro il varo del progetto di costruire 900 unità abitative israeliane nella zona di Gilo, sempre a Gerusalemme Est. Secondo esperti questo rende più difficile in futuro un unitario territorio per lo Stato palestinese, facendo tramontare la possibilità che Gerusalemme sia capitale di entrambi gli Stati.

Secondo testimoni, diversi soldati e guardie armate sono arrivate stamane a Al-Isawiya con l’ordine di demolizione delle case di 24 famiglie. La municipalità di Gerusalemme aveva avvertito che le case sarebbero state rase al suolo entro la fine dell’anno.

I residenti hanno cercato di fermare soldati e bulldozer bloccando le strade con le loro auto, ma senza successo.

Proprio ieri, il segretario generale Onu, Ban Ki-moon, ha condannato le “demolizioni punitive” e soprattutto ha condannato la decisione della municipalità di Gerusalemme a espandere insediamento illegale di Gilo (Gerusalemme est, verso Betlemme) con altre 900 unità abitative.

Il portavoce di Ban Ki-moon ha deplorato la decisione perché “queste azioni minano gli sforzi di pace e accrescono dubbi sulla attuabilità della soluzione di due-Stati”, per Israele e la Palestina.

La moltiplicazione di insediamenti illegali fra Gerusalemme est e Betlemme rompe infatti la continuità territoriale fra le città palestinesi, rendendo difficile costituire uno Stato palestinese in futuro, ancor meno con Gerusalemme est come capitale.

Israele ha occupato Gerusalemme est nel 1967, annettendola e dichiarando la città “capitale eterna e indivisa”. Tale decisione non è però sostenuta dalla maggioranza della comunità internazionale, che continua a mantenere le sedi ufficiali delle ambasciate a Tel Aviv.

Il piano di estendere Gilo, con 900 abitazioni e altre 4 mila attorno, renderà tutta la zona un insediamento israeliano. A Gilo vivono già 40 mila israeliani.

La municipalità israeliana si difende dicendo che le abitazioni sono “per tutti”, ebrei, musulmani e cristiani. Essa è stata “costretta” a sviluppare la città verso est dopo la bocciatura di un piano che prevedeva l’espansione di Gerusalemme ovest (quella ebraica), che avrebbe distrutto foreste naturali e piantate verso Ramot. La critica di molti gruppi ambientalisti ha fatto decidere la municipalità di ampliare la città sul territorio palestinese occupato.

Pochi giorni fa George Mitchell, inviato speciale Usa per il Medio oriente, aveva chiesto al premier Benjamin Netanyahu il congelamento dell’insediamento di Gilo. Netanyahu ha risposto che il progetto non richiedeva approvazione del governo e che Gilo era “parte integrale di Gerusalemme”.

Il portavoce della Casa Bianca, Robert Gibbs, ha dichiarato “stupore per la decisione”.

Nei mesi scorsi il presidente Barack Obama ha richiesto il congelamento degli insediamenti israeliani illegali come condizione indispensabile per riprendere il processo di pace coi palestinesi. Ma poche settimane fa il segretario di Stato Usa, Hillary Clinton, ha annacquato questa posizione, affermando che il dialogo deve continuare “senza precondizioni” (v. 02/11/2009 La visita di Hillary Clinton in Israele innesca la Terza Intifada).

di Joshua Lapide/asianews.it

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