sabato 7 giugno 2008

Colpevoli di essere poveri, dunque condannati a morte

Colpevoli di essere poveri, dunque condannati a morte


Migranti in mare

«Siamo partiti mercoledì sera dalle coste libiche, eravamo più di cento, distribuiti su quattro barche»: i primi racconti dei 27 africani tratti in salvo giovedì al largo delle coste libiche dal motopesca "Ariete" delineano una tragedia dalle proporzioni ancora maggiori di quelle finora ipotizzate. I superstiti sono sbarcati sabato mattinaa Porto Empedocle da nave "Sirio" della Marina Militare. Con loro sono stati portati a terra anche i 13 cadaveri caricati sulla stessa unità militare.

Ma altri corpi sono stati restituiti nella notte dal mare. Due cadaveri sono stati recuperati da guardacoste della Guardia di Finanza in un tratto della spiaggia di Linosa e quindi trasferito a Porto Empedocle, mentre un secondo cadavere è stato individuato a 2 miglia a sud di Lampedusa. Difficile dire se anche questi due fossero sulle barche naufragate o su altri battelli. Ma poco cambia nella tragedia.

I migranti superstititi hanno incontrato un funzionario e un mediatore culturale dell'Alto commissariato Onu per i rifugiati. La ricostruzione dei superstiti, tutti dichiaratisi somali, conferma che i corpi recuperati dal pattugliatore non appartengono allo stesso barcone sul quale si trovavano, ma probabilmente a un'altra imbarcazione «gemella», sempre con 27 immigrati, che per alcune ore ha navigato di conserva con la loro. «A un certo punto - spiegano - abbiamo anche avuto una collisione a causa del mare grosso e abbiamo raccolto tre persone finite in mare che erano sull'altro battello. Poi ci siano persi di vista».

All'appello mancherebbero dunque tre dispersi, che erano sulla barca soccorsa dal peschereccio "Ariete", mentre mancano notizie dell'altro barcone con 24 persone, tra cui sei donne. Non è escluso che i 13 corpi recuperati, tutti maschi appartengano proprio a questo gruppo. Le altre due barche, con 26 persone ciascuna, sono riuscite invece a raggiungere Portopalo di Capo Passero.

La Procura della Repubblica di Agrigento ha aperto due distinte inchieste. Quella sui 13 cadaveri recuperati dal pattugliatore "Sirio" della Marina Militare è stata affidata al sostituto procuratore Antonella Pandolfi; del rinvenimento di due corpi sugli scogli di Linosa si sta occupando, invece, il sostituto Santo Fornasier. Il medico legale Gianfranco Pullara, nominato dalla Procura, ha già eseguito l'ispezione sui 13 cadaveri. «Gli immigrati - ha detto il medico legale - sono deceduti tutti per annegamento. I segni dell'asfissia sono evidenti»


Secondo il blog di Gabriele Del Grande (autore di un libro sui viaggi della morte) sarebbero oltre 2600 negli ultimi dieci anni i migranti morti sulla via per l'Italia e oltre 12mila in vent'anni quelli deceduti mentre tentavano di arrivare in Europa.

l'Unita

Euro 2008: Portogallo batte Turchia 2-0 | Le pagelle

Euro 2008: Portogallo batte Turchia 2-0
Le pagelle

(AGM-DS) - 07/06/2008 23.24.48 - (AGM-DS) - Milano, 7 giugno - Le pagelle di Portogallo-Turchia: Pepe e` stato il migliore in campo.

PORTOGALLO
Ricardo 6 Non viene quasi mai chiamato in causa.
Carvalho 6.5 Gara senza sbavature nel cuore della difesa.
Fernando Meira s.v. Gioca appena una manciata di secondi, troppo poco per essere giudicato.
Ferreira 6 Controlla con grande sicurezza gli attaccanti avversari.
Pepe 7 Una sicurezza in difesa, determinante quando si spinge in attacco. Da attaccante di razza il gol con cui porta in vantaggio i suoi.
Joao Moutinho 6 Prova di grande quantita` in mezzo al campo, si mette al servizio della squadra.
Nani s.v. Non riesce a entrare in partita
Deco 6 In mezzo al campo c’e` da sgomitare, ma lui emerge con tutta la sua classe. Cala inevitabilmente nella ripresa.
Raul Meireles 6 Un comprimario nello scacchiere di Scolari, ma si toglie la soddisfazione di segnare il gol del raddoppio.
Bosingwa 6 Parte di gran carriera, col passare dei minuti arretra a protezione della propria porta.
Petit 6 Si sobbarca tutto il lavoro oscuro, pochi spunti, ma tanta corsa.
Simao Sabrosa 6.5 Le azioni piu` pericolose del Portogallo nascono tutte dai suoi piedi.
Nuno Gomes 6 Mostra i soliti limiti davanti alla porta (e` anche sfortunato), ma e` determinate nel servire Pepe in occasione del vantaggio.
Ronaldo 6.5 Una spina nel fianco degli avversari prima sul fronte esterno dell’attacco, poi al centro. E` l`unico a credere fino in fondo alla possibilita` di raddoppiare.

TURCHIA
Volkan 6.5 Incolpevole sui gol, la parata su Ronaldo nel primo tempo si vale mezzo punto in piu`.
Cetin 5.5 Non sempre la grande forza fisica lo aiuta contro i rapidi attaccanti avversari.
Balta 6 Supplisce con intelligenza ai limiti tecnici, tutto sommato positivo.
Zan 4.5 In grande difficolta` contro la velocita` degli attaccanti portoghesi.
Marco Aurelio 5.5 Prestazione al di sotto delle proprie possibilita`, considerando i suoi mezzi tecnici.
Sabri 6 Entra subito nel vivo del match.
Emre 6 Costantemente presente nella manovra turca, ma non sempre e` seguito dai compagni.
Asik 6 Sfrutta bene la mezz`ora abbondante che Terim gli concede. Sfiora il gol nel finale.
Tuncay 5.5 Primo tempo di buona intensita`, ma nella ripresa cala vistosamente.
Altintop 6.5 Senza dubbio il piu` attivo dei suoi.
Nihat 5 Un fantasma nell’area avversaria, si fa vedere solo per un paio di goffe simulazioni.
Sentürk s.v. Non si fa mai vedere
Erding 5 Era la sorpresa maggiore della formazione di Terim, ma non riesce a entrare in partita. Esce dopo 45’.
Kazim 6 Buona prestazione sul centro destra. Gli manca lo spunto finale.


(R. Datasport, DTS)

Euro 2008: Portogallo batte Turchia 2-0 | Le pagelle

Euro 2008: Portogallo batte Turchia 2-0
Le pagelle

(AGM-DS) - 07/06/2008 23.24.48 - (AGM-DS) - Milano, 7 giugno - Le pagelle di Portogallo-Turchia: Pepe e` stato il migliore in campo.

PORTOGALLO
Ricardo 6 Non viene quasi mai chiamato in causa.
Carvalho 6.5 Gara senza sbavature nel cuore della difesa.
Fernando Meira s.v. Gioca appena una manciata di secondi, troppo poco per essere giudicato.
Ferreira 6 Controlla con grande sicurezza gli attaccanti avversari.
Pepe 7 Una sicurezza in difesa, determinante quando si spinge in attacco. Da attaccante di razza il gol con cui porta in vantaggio i suoi.
Joao Moutinho 6 Prova di grande quantita` in mezzo al campo, si mette al servizio della squadra.
Nani s.v. Non riesce a entrare in partita
Deco 6 In mezzo al campo c’e` da sgomitare, ma lui emerge con tutta la sua classe. Cala inevitabilmente nella ripresa.
Raul Meireles 6 Un comprimario nello scacchiere di Scolari, ma si toglie la soddisfazione di segnare il gol del raddoppio.
Bosingwa 6 Parte di gran carriera, col passare dei minuti arretra a protezione della propria porta.
Petit 6 Si sobbarca tutto il lavoro oscuro, pochi spunti, ma tanta corsa.
Simao Sabrosa 6.5 Le azioni piu` pericolose del Portogallo nascono tutte dai suoi piedi.
Nuno Gomes 6 Mostra i soliti limiti davanti alla porta (e` anche sfortunato), ma e` determinate nel servire Pepe in occasione del vantaggio.
Ronaldo 6.5 Una spina nel fianco degli avversari prima sul fronte esterno dell’attacco, poi al centro. E` l`unico a credere fino in fondo alla possibilita` di raddoppiare.

TURCHIA
Volkan 6.5 Incolpevole sui gol, la parata su Ronaldo nel primo tempo si vale mezzo punto in piu`.
Cetin 5.5 Non sempre la grande forza fisica lo aiuta contro i rapidi attaccanti avversari.
Balta 6 Supplisce con intelligenza ai limiti tecnici, tutto sommato positivo.
Zan 4.5 In grande difficolta` contro la velocita` degli attaccanti portoghesi.
Marco Aurelio 5.5 Prestazione al di sotto delle proprie possibilita`, considerando i suoi mezzi tecnici.
Sabri 6 Entra subito nel vivo del match.
Emre 6 Costantemente presente nella manovra turca, ma non sempre e` seguito dai compagni.
Asik 6 Sfrutta bene la mezz`ora abbondante che Terim gli concede. Sfiora il gol nel finale.
Tuncay 5.5 Primo tempo di buona intensita`, ma nella ripresa cala vistosamente.
Altintop 6.5 Senza dubbio il piu` attivo dei suoi.
Nihat 5 Un fantasma nell’area avversaria, si fa vedere solo per un paio di goffe simulazioni.
Sentürk s.v. Non si fa mai vedere
Erding 5 Era la sorpresa maggiore della formazione di Terim, ma non riesce a entrare in partita. Esce dopo 45’.
Kazim 6 Buona prestazione sul centro destra. Gli manca lo spunto finale.


(R. Datasport, DTS)

venerdì 6 giugno 2008

Razzismo, discriminazione, lesione dei diritti umani e della Costituzione. L’Italia in mano ai banditi.


Razzismo, discriminazione, lesione dei diritti umani e della Costituzione.

L'Italia in mano ai banditi.


C'è un monumento a Berlino sopra un ponte della ferrovia. Rappresenta i fogli dei formulari che gli impiegati delle ferrovie compilavano minutamente e rigorosamente con l'elenco dei deportati ebrei di tutta Europa. Il monumento ha un significato terrificante: all'appalto delle SS dato ai ferrovieri tedeschi, questi risposero con diligenza teutonica, non trascurando nessuno degli aspetti burocratici. Non un momento di ribellione o di protesta, ma ordine e disciplina. È quanto sta avvenendo a Milano.

Quello che fa rabbia e meraviglia è che l'ATM, uno dei centri vitali nella Storia della Resistenza anti-fascista e che negli anni recenti ha visto la nascita dei primi Comitati Unitari di Base, accetti senza fiatare l'azione discriminante, anti-costituzionale, razzista dei vigili mandati dal vice-sindaco e addetto alla sicurezza Riccardo De Corato (AN)

(1) Incredibile leggere le parole di plauso e di approvazione delle varie parti politiche. Incredibili le dichiarazioni di Filippo Penati, presidente di centrosinistra della Provincia di Milano (I rom non devono essere 'ripartiti', bisogna farli semplicemente ripartire)

(2). Incredibile il silenzio del Presidente Napolitano che sul tema di scottante attualità della sicurezza, ammonisce i prefetti affinché proseguano nella "cooperazione interistituzionale": "Essa appare oggi particolarmente necessaria per far fronte alle diverse questioni concernenti la sicurezza e, in particolare, gli aspetti cruciali della prevenzione e del contrasto della criminalità diffusa"

(3). Punto. Nessuna analisi differenziata, nessuna presa di distanze, nessun invito alla cautela. Niente. "Signor presidente, dall'estero non riconosco più la mia Italia", scrive a Repubblica una giovane ricercatrice italiana: "Signor Presidente ma che succede? Dove è finita la succitata "ospitalità" degli italiani? E' davvero possibile che il sentimento più forte che emerge nella popolazione sia ormai la paura dello straniero, del migrante, dell'immigrato?"

(4).  È quanto andiamo denunciando da mesi qui su Radio Utopie

(5). Un'Italia ormai alla deriva razzista, ospite sciagurata dei documenti denuncia della Commissione Europea contro il razzismo e la discriminazione

(6), del rapporto all'ONU di Doudou Diené

(7) e nei rapporti di Amnesty International

(8). È una situazione che giá di suo mette solo molta tristezza, ma molto piú triste è vedere come centri politici e non che fino a ieri hanno fatto sentire la loro voce a difesa dei deboli e dei diseredati, oggi tacciano e addirittura cambiano i toni per allinearsi ai governanti scellerati di questo povero Paese. Si dice che quando le SS percorrevano la storica Kurfürstendamm di Berlino buttando i mobili dalle finestre delle abitazioni dei cittadini ebrei ci fosse chi sul marciapiede applaudisse. Ecco, a questo spirito e mentalitá siamo arrivati in Italia. La polizia di un assessore gretto e meschino mette a punto veri e propri rastrellamenti scegliendo come obiettivo chi ha la pelle un po' piú scura e c'è chi applaude e dice che "era ora".

Un'impresa pubblica come l'ATM, responsabile dell'incolumitá dei suoi passeggeri, accetta che questi vengano fatti scendere in maniera discriminante e selettiva, senza il sostegno di alcun fondamento giuridico, dai suoi automezzi senza opporre un accenno di protesta.

(9) È l'arbitrio assoluto, accompagnato dalla paura, dall'ignoranza e dalla sottomissione meschina.  Manca un solo passo all'istituzione dei ghetti. Il termine, il concetto e la prassi della ghettizzazione ebraica non venne «inventato» dai nazisti ma ha origini nella liberalissima e cosmopolita Venezia del XVI secolo, quando venne stabilito che i giudei dovevano risiedere in una parte della città - el gheto novo - con accessi che venivano chiusi al tramonto e riaperti all'alba.

(10) Restano sempre inutilizzati i fondi europei per l'integrazione di cui altri paesi hanno ampiamente usufruito

(11) e si ha la faccia tosta di trasformare le vittime di questa politica in pericolosi fuorilegge. Non sono solo gli effetti della berlusconizzazione, nemmeno i governi precedenti avevano voluto mettere mano al problema integrazione, preferendo la scorciatoia di immigrato=clandestino=criminale. "Cortigiani vil razza dannata" canta il Rigoletto… Il posto che questi signori si sono meritati e quello sul banco degli imputati di un tribunale internazionale per i crimini contro l'Umanitá dei quali sono responsabili.

FONTE: Radio Utopie



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Francis*PAC

'SienaJazzEye', grande mostra dedicata alle copertine del jazz Da Warhol a Crepax, le firme di tanti artisti, fotografi, illustratori per la storia di mezzo secolo

'SienaJazzEye', grande mostra dedicata alle copertine del jazz
Da Warhol a Crepax, le firme di tanti artisti, fotografi, illustratori per la storia di mezzo secolo

sienajazzeye locandina (m) - sienajazzeye locandina (m)

ROMA (Rcif) - Dal 21 giugno al 15 settembre presso il Complesso museale Santa Maria della Scala, a Siena si tiene la prima grande mostra italiana dedicata alle copertine del jazz. Oltre 500 pezzi provenienti dall'Archivio "Arrigo Polillo" della Fondazione Siena Jazz. Da Warhol a Crepax, in tanti artisti, fotografi, illustratori hanno firmato le copertine che hanno fatto la storia di mezzo secolo di jazz Andy Warhol, Guido Crepax, Romare Bearden, Abdul Mati Klarwein, Charles Alston, John Altoon, Ben Shahn, Michelangelo Pistoletto, Ugo Nespolo, Francesco Tullio Altan. Artisti e fumettisti famosi, ma anche illustratori e grafici di grande interesse artistico come Jim Flora, David Stone Martin, Burt Goldblatt, Pierre Merlin e ancora celebri fotografi americani come Lee Friedlander, Bert Stern e italiani del calibro di Giuseppe Pino, Roberto Masotti.

Questi gli artisti che firmano alcune delle copertine dei dischi di musica jazz a cui è dedicata la grande mostra "SienaJazzEye" che verrà allestita a Siena, presso il Complesso Museale di Santa Maria della Scala dal prossimo 21 giugno fino al 15 settembre e che riscopre decenni di storia del jazz attraverso la storia del disco in vinile a 33 e 45 giri.

La mostra a cura di Enzo Gentile e Francesco Martinelli - promossa dalla Fondazione Monte dei Paschi di Siena attraverso Vernice Progetti Culturali in occasione del trentennale della Fondazione Siena Jazz – più che raccontare l'evoluzione del jazz, è incentrata sulla trasformazione dell'immagine che influenza le arti visive in genere, con il passaggio in pochi anni dalla semplice copertina in carta neutra ad una ricchezza ed una varietà di forme e contenuti che accompagna la ricerca musicale segnando una vera e propria rivoluzione in campo iconografico.

I fatti, i fatti sempre

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C'è il reato di clandestinità. Appello intellettuali: “il sonno della ragione genera mostri”

C'è il reato di clandestinità.

Appello intellettuali: "il sonno della ragione genera mostri"


(Roma) E' stato trasmesso ieri in tarda serata in Senato il disegno di legge sulla sicurezza  licenziato dal Consiglio dei ministri a Napoli e comprende anche il reato di immigrazione clandestina. Nel dl la condizione di clandestinità è considerata un'aggravente delle pene commesse dagli stranieri. In attesa di essere assegnato alle commissioni competenti per l'avvio dell'esame il ddl prevede il carcere da sei mesi a quattro anni per lo straniero/la straniera che fa ingresso nel territorio dello Stato in violazione delle disposizioni. Oltre  all'arresto dell'autore e condanna prevista con rito direttissimo, il giudice "nel pronunciare la sentenza di condanna - si legge nel testo – ne potrà ordinare l'espulsione. Intanto, secondo un calendario dei lavori ancora provvisorio, il termine per presentare gli emendamenti dovrebbe essere fissato per oggi alle 18.00

Il giudizio dell'opposizione, nel corso della riunione congiunta di ieri delle commissioni Affari costituzionali e Giustizia del Senato, è quasi unanime (considerato che "al 70% riprende norme che erano contenute anche nel pacchetto Amato): sul decreto si può trovare una soluzione, ma quello che proprio non va è ipotizzare il reato di immigrazione clandestina o considerare la clandestinità un'aggravante per i reati commessi dagli stranieri.

Per questo i Giuristi Democratici invieranno nei prossimi giorni un "dettagliato appello" ai parlamentari perché le norme del cosiddetto 'pacchetto sicurezza' "non siano in contrasto con quanto previsto dalla nostra Costituzione, e dai trattati internazionali.

Per l'Associazione nazionale giuristi democratici il reato contestato è un vero e proprio ''tragico paradosso", perché crea nuovi reati e nuove aggravanti per gli stranieri, e introduce ostacoli al ricongiungimento familiare e alla permanenza di chi ha richiesto l'asilo politico" e "contraddice persino la politica non certo progressista dell'Unione Europea, che, pur mettendo in primo piano la repressione all'immigrazione illegale, chiede agli Stati membri di agevolare l'inserimento degli immigrati regolari, il loro diritto all'unione familiare, il loro pieno diritto d'asilo".

Il rischio, per l'Associazione GD, è quello di spingere di fatto, i/le migranti, ancora più facilmente nelle mani dei trafficanti di uomini, e chiude un occhio nei confronti di chi utilizza il lavoro nero degli stranieri/straniere (anche le badanti dunque?) senza permesso", e dall'altro lato, "costringe gli /le irregolari a partecipare all'ipocrita lotteria dei "decreti flussi" per sanare la propria posizione e, da domani, li costringe a cercare di diventare ancora più clandestini per evitare il carcere". Per l'Associazione, inoltre, "il reato di 'immigrazione clandestina' è solo propaganda: perché chi è costretto a migrare, non è spaventato dal carcere visto che già oggi rischia la vita attraversando deserti e mari o facendosi trasportare dentro a intercapedini in un camion". E' propaganda poi "perché non è con gli arresti che si allontana lo straniero senza permesso di soggiorno e lo sappiamo bene noi che da anni vediamo ogni mattina le inutili e costose udienze direttissime celebrate contro chi non ha ottemperato all'ordine del Questore di allontanarsi dall'Italia".

E' propaganda, ancora perché "sottrae tempo mezzi e denaro alle forze dell'ordine e alla magistratura, costretti a occuparsi di marginalità e non di delitti. E perché renderà ingovernabili le carceri, si abbatterà sulla pelle di quegli uomini e di quelle donne cui la stessa Italia ha reso impossibile l'ingresso legale".

I direttori degli istituti penitenziari, degli Uffici di esecuzione penale esterna, degli Ospedali Psichiatrici Giudiziari, che ieri si sono riuniti a Roma in un'assemblea nazionale organizzata dalla Fp Cgil, esprimendo forte preoccupazione per le scelte che il governo sta assumendo sul tema della sicurezza e dell'immigrazione clandestina, denunciando i devastanti effetti che il ddl sull'immigrazione clandestina avrà sul sistema penitenziario, che mette a rischio la tenuta dell'intero sistema carcerario e per il Paese stesso".

"Fra qualche mese- si legge in una nota stampa - le carceri scoppieranno letteralmente e sarà impossibile governarle nel rispetto delle finalità che la Costituzione affida alla pena". A nulla serviranno allora le ripetute dichiarazioni di esponenti del Governo che offrono come soluzione a questo scenario ormai scontato la costruzione di nuove carceri (tutte ancora da finanziarie, da progettare)

"Il governo, quindi, rifletta attentamente sugli effetti che avranno le scelte che si stanno assumendo e provi a orientare diversamente la propria azione- conclude la nota- a cominciare dalla riforma del codice penale ormai non più rinviabile.

Filippo Miraglia, responsabile Arci per l'immigrazione, è molto critico sull'introduzione dell'aggravante Cosa che è ancor  meno coerente e più illogico, incomprensibile, perché introduce una disparità che nega l'articolo 3 della Costituzione per il quale tutte le persone sono uguali di fronte alla legge". Logico che questa norma, dunque desti preoccupazione e registri reazioni negative di fronte a una campagna di criminalizzazione degli/delle immigrate  che, spiega Miraglia, "non nascono in questo modo né lo scelgono, ma è la legge in vigore che li obbliga e, poiché non si può entrare in Italia che in maniera clandestina, visto che la chiamata nominativa non è praticabile, non fanno altro che penalizzare chi è costretto ad essere clandestino da una scelta dello stesso governo".

Per il segretario della Cgil Guglielmo Epifani "non può essere considerato reato una condizione delle persone pensa neanche liberamente scelta". Dunque, aggiunge il segretario della Cgil, penso che nel corso dell'iter parlamentare bisognerà cambiare questa scelta.

Intanto la Cgil comunica che un appello firmato da oltre 500 personalita' appartenenti al mondo della cultura, del sindacato, delle associazioni, del parlamento italiano ed europeo, del giornalismo e del mondo giuridico, e' stato inviato ai presidenti della Repubblica, del Consiglio dei ministri, di Camera e Senato, a quattro ministri (Interno, Welfare, Esteri e Pari Opportunita'), ai sindaci di Roma, Milano e Napoli, nonche' ai leader di tutti i partiti rappresentati in parlamento e non.

L'appello, "il sonno della ragione genera mostri", promosso da Daniela Carla', Giuseppe Casucci, Luca Cefisie e Piero Soldini, nel ricordare che "la responsabilità penale e', per legge, individuale",  fa riferimento agli ultimi dati Istat, secondo i quali il tasso di devianza tra gli immigrati e' al 2%, di poco superiore a quello degli italiani. Tra questi, però, chi delinque si trova quasi sempre in condizione di irregolarità.

Ciononostante, continua l'appello, "casi singoli vengono ingigantiti quando si tratta di stranieri, con il risultato di produrre l'abnorme percezione da parte della gente comune che tutti gli zingari e quasi tutti gli immigrati siano dei delinquenti", alimentando così "episodi di aperta violenza e razzismo nei confronti di chi è percepito come diverso, e magari nemico".

Contro "il clima di caccia alle streghe nei confronti di zingari e immigrati", gli/le appellanti chiedono al Governo "un confronto di merito sui problemi, unica via per arrivare a soluzioni concrete e rispettose dei diritti fondamentali della persona" e, soprattutto, "cosa si intenda proporre e fare per rimuovere le condizioni di estrema emarginazione e miseria in cui versa gran parte del popolo zingaro, e quale soluzione umana e civile si voglia proporre per le persone oggi in condizione di irregolarità che lavorano e vivono onestamente nel nostro Paese".

Ce il reato

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Caro naziskin ; Hey, amico! tu leggere qui

so che apprezzerai...

Caro naziskin
Hey, amico! tu leggere qui

Caro naziskin, io scrivere te con parole facili facili, così forse tu capire. Io leggo su giornali che tu essere 'bestia' e 'belva', ma io non credere. Io credere tu essere ignorante: e ignoranza è grande problema per tutti, anche per me. Perché persona ignorante è persona debole, e persona debole è persona che ha paura, e persona che ha paura è persona che diventa cattiva e aggressiva, e fa "bonk" con bastone su testa di poveraccio. Vere 'bestie' e 'belve' sono certi giornalisti (molti) e certa televisione (quasi tutta), che dicono stronzate così noi restare tutti ignoranti e potere resta in mano di potenti. Io vuole dire questo: se tu picchia un poveraccio, tu non dimostra tua forza. Tu dimostra tua debolezza e tua stupidità. Perché sua testa rotta non risolve tuo problema. Tuo problema è che tu vivere in periferia di merda, senza lavoro o con lavoro di merda. Tuo problema è che tu essere ultima ruota del carro. Allora tu volere diventare forte, e tu avere ragione. Ma nessuno diventa forte picchiando (quaranta contro due) due persone deboli. Se tu volere diventare forte, tu dovere ribellarti a tua debolezza. Tu dovere pensare. In tua crapa rapata esserci cervello. Tu allora usare cervello, non bastone. Tuo cervello avere bisogno di cibo, come tua pancia. Tu allora provare a parlare, a leggere, a chiederti perché tu vivere vita di merda. Questo essere: cultura. E cultura essere sola grande forza per migliorare uomo.

Io sapere: leggere essere molto faticoso. Pensare essere ancora più faticoso.

Molto più faticoso che gridare "negro di merda", o "sporco ebreo": gridare stronzate essere molto facile, basta vedere presidente skinhead Cossiga. Tutti essere capaci di insultare e odiare.

Me non importare niente se tu avere crapa rasata e scarponi: per me, tu potere anche metterti carciofo su testa e tatuare tue chiappe. Me importare che tu rispetta te stesso, tuo cervello e tua dignità, così forse tu impara anche a rispettare altri uomini. Se tu grida "sporco ebreo", tu dovere almeno sapere cosa essere ebreo. E se tu sapere cosa essere ebreo, tu provare a chiederti come sarebbe bello se bruciassero in forno tua madre, tuo padre, tuoi fratelli, tuoi amici e te. Se tu comincia a fare domande, tu comincia a vincere. Domande essere come chiavi di macchina: basta una domanda per accendere motore e andare lontano.

Io molto preoccupato per te (e anche per testa di quelli che vuoi picchiare). Io preoccupato perché il potere, quando vede persone ignoranti e cattive, può fare due cose: metterti in prigione, e prigione è come immenso "bonk" su tua testa. Oppure servirsi di te come uno schiavo, mandarti a picchiare e torturare e bruciare mentre lui, intanto, vive in bella casa con bella macchina e bella figa. Vuoi essere libero? Tieni tua testa rapata, ma impara ad amare tuo cervello. Forza e potere abitano lì: dentro zucca, non sopra zucca. Ciao.

Michele Serra
http://isole.ecn.org/antifa/article/2056/Caronaziskin


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Razzismo, denunciate tre persone Hanno aggredito un senegalese ieri sera a viale Garibaldi.

Razzismo, denunciate tre persone

Hanno aggredito un senegalese ieri sera a viale Garibaldi.

Hanno aggredito un senegalese ieri sera a viale Garibaldi. Protagonisti due donne, di cui una ultrasessantenne, ed un uomo


CIVITAVECCHIA - Grave episodio di intolleranza razziale, ieri sera attorno alle 20.30, a viale Garibaldi. Vittima, suo malgrado, un 42enne senegalese, da anni a Civitavecchia, con regolare permesso di soggiorno e regolare licenza di vendita. L'uomo è stato aggredito senza motivo da tre persone, due donne, di cui una ultrasessantenne e una 35enne, come l'altro ragazzo che era con loro. Il senegalese aveva allestito la sua merce in mostra sul marciapiede di fronte al Gran Caffé, quando si è trovato improvvisamente di fronte i tre. Questi lo hanno prima apostrofato con frasi razziste, offese ed ingiurie.

Poi hanno camminato volutamente sulla merce esposta. Infine l'uomo lo ha aggredito con pugni e calci, prima di dileguarsi insieme alle due donne. Subito è intervenuta sul posto una volante del vicino commissariato di Polizia. Gli uomini del dott. Sergio Quarantelli hanno portato il senegalese in ospedale: per lui un trauma cranico e dieci giorni di prognosi. L'uomo, comunque, ha riconosciuto i suoi aggressori, descrivendoli agli agenti di Polizia ed indicando anche l'abitazione di uno di loro. Lì gli agenti li hanno trovati e denunciati tutti per atti di discriminazione, lesioni, minacce e ingiurie, in concorso. "Un episodio violento, improvviso ed immotivato – ha spiegato amareggiato il primo dirigente Sergio Quarantelli – anche in questo caso è necessario l'aiuto dei testimoni, ma il fatto deve far riflettere. tanto che abbiamo informato anche il Primo Cittadino".

Civi

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Padova - Non tolleriamo gli intolleranti; Una iniziativa anti-razzista in occasione del Moschea-Day organizzato dalla Lega Nord

Padova - Non tolleriamo gli intolleranti

Una iniziativa anti-razzista in occasione del Moschea-Day organizzato dalla Lega Nord

Non ci interessa la religione, qualsiasi essa sia rimane un fatto privato, intimo, che poco ha a che vedere con la vita pubblica di una città. Ma il vergognoso spettacolo a cui abbiamo dovuto assistere intorno al tema della Moschea non può lasciare indifferenti. Mentre si parla della pericolosità di questa o quella religione, di questo o quel luogo di culto, si dimenticano volutamente i diritti ed i costanti attacchi a cui sono sottoposti.

Dietro a questa retorica, un po' bieca ed un po' ipocrita, si nasconde la volontà di legittimare l'aggressione e la prepotenza contro tutto ciò che è considerato diverso.

Questo è razzismo. Un nuovo razzismo che parla il linguaggio delle fobie securitarie e dei pregiudizi, insieme a quello dello sfruttamento e delle leggi discriminatorie.
La Lega Nord ne è il principale attore: impegnata nei quartieri ad alimentare l'odio ed il ripiegamento identitario localista, ricopre poi le cariche più alte del governo centrale da dove sta approvando leggi e provvedimenti che hanno sollevato un coro internazionale di indignazione.
Il reato di immigrazione clandestina, le persecuzioni contro le popolazioni Rom e Sinte, la proliferazione dei centri di detenzione (CPT): il prezzo di un modello di sviluppo senza speranze vogliono farlo pagare ai migranti.

Sabato 7 giugno il partito della Lega Nord ha annunciato il Moschea day. Contro questo odio e questa ipocrisia è necessario reagire, dire basta. E' un appello a mobilitarsi che rivolgiamo a tutti, perché i territori che abitiamo non possono più essere il palcoscenico di queste aberranti iniziative.
Perché i razzisti non possano continuare a seminare odio ed intolleranza.

Sabato 7 giugno ore 11.00
Piazzale Pontecorvo
Critical Mass

Promuovono: Cso Pedro, Collettivo per l'autoformazione Padova, GlobalStudents - coordinamento studenti medi Pd e provincia.

Aderiscono: Associazione Razzismo Stop, Officina Sociale San Precario, Ass. YaBasta, DonneInMovimento, ADL-Cobas, Opera Nomadi Padova.

Per adesioni: contact@globalproject.info



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All'ombra del governo, bisogno di tornare alle piazze reali, alle lotte reali, e riprendere a ragionare non solo sul dissenso, ma sulla necessità di r

All'ombra del governo
bisogno di tornare alle piazze reali, alle lotte reali, e riprendere a ragionare non solo sul dissenso, ma sulla necessità di reali azioni di lotta.

Io non solo ho deciso di mantenere la mia linea ideologica, ma semmai, ho deciso, di renderla più dura, convertendomi al peggio dello stalinismo.

Su Internet aumentano di giorno in giorno le piazze virtuali del dissenso, persino Il Manifesto, unico giornale ancora comunista, cambia rotta e si candida ad essere uno spazio di lotta. Questo è un bene, certo, ma temo che ci sia bisogno di tornare alle piazze reali, alle lotte reali, e riprendere a ragionare non solo sul dissenso, ma sulla necessità di reali azioni di lotta.

L’erosione è carsica, sta sotto le pagine di giornali fatti di nulla, nascosta dalla florida vegetazione di notizie dal mondo del nulla, dalla prostata di Mughini, alla prima esposizione di tette al mare, mentre invece fuori continua a piovere.

Non riesco a comprendere quale sarà la molla che ci dirà che è giunto il momento di occupare le piazze, di occupare i palazzi, di esigere il rispetto della nostra dignità. Ci abbiamo provato a Verona, dopo che è morto un ragazzo, ma è rimasto tutto là, racchiuso in un paio di righe che raccontavano la storia di una vetrina spaccata. Non siamo tornati a Verona, dopo che le indagini hanno ribadito che a favorire la fuga dei due aggressori fascisti, è stata favorita dai neonazisti di forza nuova, anzi, sono pronta a scommettere, che molti di voi, nemmeno lo sapevano.

La nostra attenzione è incentrata sull’opportunità o meno, che la clandestinità sia un reato, ma nel frattempo, in Italia procede l’opera di rastrellamento degli extracomunitari. Noi ne discutiamo nelle piazze virtuali, comodamente seduti sulle nostre poltroncine imbottite, e siamo belli e impegnati.

La volontà popolare, in materia di nucleare, è stata gettata al cesso, come carta igienica usata, e noi ancora virtualmente impegnati a dibattere, a dire, a fare finta persino di opporci, votando sì o no, nei sondaggi dei giornali on line, che comunque non è rappresentativo, non ha valore statistico, come scritto in piccolo in calce ad ognuno di essi.

Io non sopporto più, di vedere una fantomatica sinistra, esistere solo in maniera virtuale, e soprattutto non sopporto che la nostra stessa esistenza/ r-esistenza, sia tollerata dal regime, perché appunto destinata a vivere soltanto di parole, capaci forse solo di pacificare le nostre coscienze, ma assolutamente inutili contro il reale smantellamento della nostra società.
Non posso non fermarmi a riflettere su posizioni come questa che copio: Ermete Realacci, ministro dell'Ambiente all’ombra del governo, all’opposizione col Partito democratico, non è contrario in assoluto alle tecniche genetiche («producono anche l'insulina») e dice che «vanno evitate posizioni ideologiche, bisogna valutare caso per caso e Paese per Paese »: «Certo gli Ogm non servono all'Italia, che esporta meglio puntando sulla qualità della sua agricoltura. Per la quale, nel mondo, non avere Ogm è una griffe».

Se davvero per opporci anche a questa ultima e deleteria follia, basterà votare al prossimo sondaggio, io allora dichiarerò fallimento.

Rita Pani (APOLIDE)
R-Esistenza

Oxford orfana dei frati: "Cappuccini, restate" Nel 1210 Francesco d’Assisi andò a piedi a Roma per chiedere a papa Innocenzo III di riconoscere l’ordine che aveva fondato nella chiesetta della Porziuncola.

Oxford orfana dei frati: "Cappuccini, restate"


Immagine d'archivio
VITTORIO SABADIN - LONDRA

Nel 1210 Francesco d'Assisi andò a piedi a Roma per chiedere a papa Innocenzo III di riconoscere l'ordine che aveva fondato nella chiesetta della Porziuncola. Nel 2008 un gruppo di professori e studenti dell'università di Oxford ha chiesto udienza a papa Benedetto XVI per protestare contro il comportamento dei frati francescani che vogliono chiudere il collegio di Greyfriars, non ascoltano ragioni e «si comportano come gli esponenti della giunta birmana».

È senza precedenti lo scontro in atto tra il personale accademico di una delle più prestigiose università del mondo e i cappuccini francescani che hanno finora gestito l'istituto dove si studia storia, legge e teologia. Nessun tentativo di trovare una soluzione è andato a buon fine: dopo quasi mille anni di attività nelle università di mezza Europa i frati minori (in Gran Bretagna chiamati «frati grigi») hanno finito i soldi, sono rimasti in pochissimi - quarantadue in tutto nella «provincia» inglese - e non ce la fanno più a gestire gli istituti che i loro predecessori avevano fondato.

Greyfriars è una delle più vecchie istituzioni di Oxford e Francesco era ancora in vita quando i suoi seguaci arrivarono da quelle parti per erigere l'unico edificio di pietra normanno della zona, che ancora svetta con la sua riconoscibilissima torre tra i tetti della città. Qui studiarono e si formarono personaggi forse poco noti a chi non si diletti di teologia, ma di grande importanza storica. Tra questi, Roberto Grossatesta, che fu vescovo di Lincoln e ispirò il pensiero scientifico medioevale, l'antipapa Alessandro V e Giovanni Duns Scoto, soprannominato «Doctor Subtilis» molti secoli prima di Giuliano Amato.

L'annuncio dei frati che Greyfriars avrebbe chiuso i battenti ha colto tutti di sorpresa, anche se gli argomenti addotti erano più che giustificati: senza soldi e senza personale era davvero difficile continuare la gestione dell'istituto.

Ma ad avere innescato il vero scontro è stato l'incomprensibile rifiuto di cedere il comando a un gruppo di insegnanti e studenti, com'è avvenuto in molte scuole un tempo guidate da ordini religiosi. Era stato trovato persino un vecchio guardiano della comunità, padre Tom Weinandy, che si era trasferito nella «provincia» americana ma si era dichiarato disponibile a tornare a Oxford per diventare guardiano del nuovo trust di gestione laico.

Accusati dal consiglio accademico dell'istituto di avere tramato alle loro spalle senza avvisarli, i frati non vogliono parlare della vicenda. «Sono vincolato all'obbedienza monastica - ha detto all'«Independent» l'attuale guardiano, padre Mark Elvins - e non posso dire nulla». Il portavoce della «provincia» inglese, Barry Hudd, si limita a precisare che i cappuccini hanno semplicemente riconsegnato la loro licenza all'università di Oxford e che questo vieta che sia trasferita a chiunque altro. Ma Greyfriars non si arrende, è una delle sette «halls» private dell'Università e tale vuole restare, mantenendo quello spirito laico che ha permesso a chiunque - anche ai non credenti - di iscriversi ai corsi. Gli studenti hanno rifiutato la soluzione proposta dai frati, che vorrebbero trasferire tutti al Regent's Park College e chiudere per sempre la porta dell'istituto.

Richard Lawes, Senior Tutor di Greyfriars, si augura che venga trovata una soluzione: «Il punto di forza della nostra piccola comunità è l'atmosfera amichevole e incoraggiante che si respira: cerchiamo di tirare fuori il meglio da ogni ragazzo per farlo crescere non solo nella conoscenza, ma anche nella maturità interiore. Come diceva Oscar Wilde, l'educazione è una pratica ammirevole, ma niente di quello che vale la pena di imparare può essere insegnato».

Questa settimana la pratica è stata portata a Roma, in Vaticano, da padre Gareth Jones, uno dei leader della protesta. È esperto di diritto canonico e sa tutto dei complessi meccanismi che regolano le terrene leggi dei rappresentanti di Dio. La tesi che sosterrà è molto semplice: i francescani non possono pretendere di avere il diritto di decidere che cosa fare di una loro proprietà, perché San Francesco ha insegnato loro che non bisogna possedere nulla. Sarà forse di nuovo un papa a decidere se questo è davvero possibile, come avvenne 800 anni fa.

Fnt

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"Fascista, non puoi fare l’esame" Uova e insulti degli autonomi: una studentessa di destra cacciata dall'università

Il ritorno degli estremi opposti (SE NON CAMBIA LA POLITICA IL PAESE RISCHIA LA DERIVA TOTALE)
"Fascista, non puoi fare l'esame"

Uova e insulti degli autonomi: una studentessa di destra cacciata dall'università
MASSIMO NUMA - TORINO

Alla fine ha rinunciato. Niente esame di procedura penale, il terz'ultimo prima della laurea. Augusta Montaruli, 24 anni, studentessa di legge a Torino e dirigente di An-Azione Giovani, ieri mattina è stata affrontata da un gruppetto di autonomi, decisi a impedire le prove d'appello per ricordare gli incidenti alla Sapienza. Lei gira da quattro anni sotto scorta. Tre amici che la proteggono da insulti e anche aggressioni fisiche. «Sono abituata a questo clima, ma oggi era proprio impossibile. Ho ceduto per difendere gli studenti nella mia situazione. Assurdo».

«Fascistella, te ne devi andare. Qui non puoi entrare», le urlano. C'è anche uno slogan dedicato e lei: «Le donne di destra non sono liberate, sono solo serve e non emancipate». Le più accanite sono le ragazze. Neanche fosse una questione personale. Augusta è anche protagonista di un fumetto, pubblicato su un sito anarchico. Con una conclusione agghiacciante: «Premi con forza la faccia dell'Augusta per capire che pensa». L'Augusta ha 24 anni, di cognome fa Montaruli. Autonomi e sinistra radicale avevano organizzato il presidio. Immediata la contro-manifestazione dei ragazzi di destra. Lei è un tipo gracile, indossa un trench bianco e resta immobile per ore davanti all'ingresso, circondata dai militanti di An. Di fronte, una ventina di autonomi del collettivo universitario. Nasce così un'interminabile, bizzarra mattinata. Da una parte, verso l'uscita, il gruppetto di antagonisti. In mezzo un robusto cordone di poliziotti, diretti dal capo della Digos di Torino in persona, il vice-questore Giuseppe Petronzi. Ricapitolando: quelli del presidio di An, secondo gli antagonisti (striscione: «Via i nazi-fascisti dall'Università») non dovevano assolutamente uscire dall'ingresso principale, semmai da quello posteriore, tanto da rimarcare una fuga ingloriosa. Gli avversari non hanno ceduto di un millimetro, sino a quando gli appelli non sono finiti. La pazienza dei poliziotti è stata messa a dura a prova. Quando il leader, il dottorando Davide Grasso, ha tentato di aggirare gli agenti del reparto mobile, ed è stato allontanato senza se e senza ma, e quando, al 90', la polizia è avanzata con decisione, sino a sospingere fuori dai cancelli gli autonomi, fradici di pioggia.

Cortine di fumogeni, lanci di uova e slogan funerei: «Camerata basco nero il tuo posto è al cimitero». Poi richiami nostalgici alle fucilazioni di massa delle «camicie nere». Scene di una guerra virtuale, come non accadeva da tempo, e seguite con estrema nonchalance dalla grandissima maggioranza dagli altri studenti. Acqua a dirotto; sotto le tende del chiosco-bar «Il rettore», gelati e coca-cola per ingannare il tempo, in attesa che lo spettacolo finisse. Chissà, magari con uno scontro vero, e non solo a parole. Risate e battute.

Ezio Pelizzetti, il rettore, non ride affatto. «Non credo assolutamente che sia giustificato questo clima di intolleranza. Tutti hanno il diritto a manifestare le proprie idee. L'università è un luogo di confronto, di scambi di idee e di pensiero. Devo dire che gli studenti torinesi sono 75 mila e solo una piccolissima percentuale ha scelto la strada della violenza. Spiace che le forze dell'ordine siano costrette a intervenire per garantire un clima libero. Noi, d'altra parte, che possiamo fare? Spiace per la studentessa, che ha rinunciato a sostenere l'esame».

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L’Italia è fallita per salvare una sola persona. La Costituzione è un peso insopportabile per i partiti.

Le elezioni hanno lasciato un senso di vuoto.

La Costituzione è un peso insopportabile per i partiti.
I partiti stanno spogliando la democrazia una foglia alla volta, come un carciofo.
L'Italia è fallita per salvare una sola persona.


supergrillo.jpg


Le elezioni hanno lasciato un senso di vuoto. Vuoto di rappresentanza. Vuoto di partecipazione. Il voto è stato soltanto una croce. Un gesto rituale. I partiti erano uno e bino, psiconano e Topo Gigio. PDL e PD-meno-elle. Stesse logiche di potere. Stessa paura di perdere il potere. Stesso programma. Stessi candidati, intercambiabili, Ichino, Calearo, Carra, Ciarrapico.

In passato gli italiani hanno scelto. Per la Repubblica o per la Monarchia. Per il fronte socialcomunista o per la Democrazia Cristiana. Hanno deciso del loro futuro. Gli italiani hanno votato per il divorzio, per l'aborto, per il no al nucleare. Per l'abolizione del finanziamento pubblico ai partiti. Per una nuova legge elettorale. In passato sono stati elettori, opinione pubblica, movimenti. Oggi non sono più niente. Hanno la consapevolezza di non avere riferimenti. Nessuna istituzione si fa voce per i cittadini. La paura del cambiamento rende tutti parenti, complici, da Morfeo in giù. I partiti stanno spogliando la democrazia una foglia alla volta, come un carciofo. Una piuma alla volta, come una gallina. Il cittadino sente solo un leggero dolore. La democrazia diventa dittatura, ma non lo sa nessuno.

La
Costituzione è un peso insopportabile per i partiti. Organizzano larghe intese per cambiarla. Un inciucio benedetto dal Capo dello Stato. La magistratura è quasi impotente. La legge sulle intercettazioni le darà il colpo finale. La Polizia, per ammissione del suo capo, vive in un perpetuo indulto. I delinquenti arrestati, un minuto dopo sono fuori, grazie alle leggi ad personam dallo psiconano. L'Italia è fallita per salvare una sola persona. Era meglio dargli l'impunità a vita, un assegno in bianco e un biglietto aereo di sola andata per Hammamet.

La politica è morta. I cittadini lo hanno capito, stanno interiorizzando il lutto. Il vuoto. Alla parola futuro si risponde con il
vuoto delle parole. Inceneritori, centrali nucleari, militarizzazione del Paese. Il sistema scolastico produce i migliori somari di Europa. Il sistema politico ha sdoganato i pregiudicati in Parlamento. Stanchezza. L'Italia è stanca. Non ha vie di uscita. Il sistema è bloccato.

Bokassa Bassolino e Testa d'Asfalto sono la stessa cosa. Si amano senza più nascondersi. I testimoni di Spartacus, il processo a Monnezzopoli, vengono uccisi come le ciliegie. Uno tira l'altro. La scorta per loro non c'è. E, se non c'è, una ragione c'è sempre. I cittadini onesti sono clandestini. Sono maggioranza, ma sfiduciata, perplessa, incredula. In attesa di un segnale. Piccole crepe nei muri. Questa politica finirà, o finirà il Paese. Gli italiani lo sanno, i partiti, forse, non ancora.

http://www.beppegrillo.it/

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Opinione di studenti dell'ITC "R. Serra" di Cesena sul razzismo IN QUANTI MODI SI PUO' ESSERE RAZZISTI?

Opinione di studenti dell'ITC "R. Serra" di Cesena sul razzismo

IN QUANTI MODI SI PUO' ESSERE RAZZISTI?


Parlando di questo argomento si rischia di cadere nel banale, di ripetere frasi già sentite ed applaudite e per questo ritenute giuste.

Il razzismo che più attira l'opinione pubblica è quello riguardante la questione degli immigrati africani. Se queste persone non fossero venute in Italia, nessuno si sarebbe interessato della loro situazione, cioè come vivono, quali sono le loro tradizioni culturali e i loro costumi, come sono trattati dai colonialisti bianchi. Ma siccome negli ultimi tempi si vedono spesso nel nostro Paese, la gente ha cominciato a chiedersi. dentro di sé: "I miei interessi ne risentiranno? Ci guadagnerò in tutto questo?". Ufficialmente infatti difendiamo i neri con belle parole, perché abbiamo paura di quello che gli altri potrebbero pensare. Invece è proprio di questo atteggiamento che bisogna aver paura: le persone bianche che cercano di agevolare i neri lo fanno per aiutarli veramente o sotto sotto hanno trovato una fonte di guadagno anche in questo modo?

Oltre a questa forma di razzismo esiste quella dei settentrionali nei confronti dei meridionali, o quella di credere inferiori i popoli che hanno religioni e usi diversi dai nostri.

Altre forme si notano solo lievemente o non si vogliono ammettere, come ad es. la discriminazione verso gli handicappati. che spesso finiscono rinchiusi in istituti, senza sapere se poi vengono veramente assistiti, o che addirittura sono usati come fonte di guadagno, e i cui problemi comunque non vengono mai affrontati.

Altra forma di razzismo è quella che riguarda gli anziani: anch'essi ritenuti inutili e quindi gettati come vecchie macchine nei "bidoni", tutti insieme, così almeno si fanno "compagnia"... Ma quale compagnia si possono fare dei vecchi che come pensiero fisso hanno la morte?

Non lo ammetteremmo mai, ma siamo tutti degli Hitler, perché non sopportiamo ciò che è diverso da noi: fascismo e nazismo non ci sono più, ma le loro dure regole esistono ancora...

Elena Baracchini II Q


C'è chi li considera "brutti e cattivi", quindi da tenere il più possibile lontani, trasmettendo così anche ai bambini l'immagine negativa dell'"uomo nero".

...nascosti sotto un atteggiamento d'indifferenza ci sono tutti quei pregiudizi razziali che impediscono all'uomo di vivere in pace.

Non ha senso dire che loro sono inferiori a noi, che non riuscirebbero mai a fare quello che facciamo noi, perché non è certo colpa loro se quando tentano di inserirsi nella nostra società vengono emarginati e maltrattati...

Queste persone vengono sfruttate, in quanto costituiscono un sicuro acquirente per un qualsiasi "buco" ove poter dormire, e praticano quei lavori che i bianchi non farebbero mai, sopportando condizioni di lavoro durissime e salari molto bassi.

Grazia Grossi I Ace


In tutto il mondo il razzismo non esiste solo fra razze diverse, ma anche all'interno di una medesima razza, perché la "diversità" viene spesso paragonata all'"inferiorità".

Federico Lucchi V Q


[...] "Andate a lavorare, è troppo facile prendere i soldi senza fare niente". Se devo dire il vero, anch'io qualche tempo fa la pensavo così, ma il lavoro non è tanto facile trovarlo in una società razzista.

Alessandra Casadei I Q


L'uomo è considerato l'essere mentalmente più sviluppato rispetto agli altri animali, ma gli animali uccidono solo per fame. Con l'evolversi della sua intelligenza l'uomo ha cominciato a uccidere anche per altri motivi.

Dovremmo imparare dai bambini, che non si curano affatto del colore della pelle: loro amano col "cuore" non col "cervello".

Paola Casadei I Q


Forse si troverà qualche altra persona su cui scaricare le proprie tensioni, da accusare di ostacolare la riuscita di qualche programma. Un tempo questo "compito" era toccato agli ebrei, adesso tocca ai neri, e fra qualche secolo a chi toccherà?

Roberta Biscioni I Q


In molti libri di storia è scritto che non esiste una "razza pura", poiché col passare dei secoli nessun popolo ha potuto mantenere le sue caratteristiche originali, a causa di infiltrazioni e conquiste di popoli nemici.

Milena Alpini I Q


I veri "terroni" siamo noi dell'Emilia Romagna, che siamo una delle regioni che coltiva maggiormente la terra.

[...] Anche tra noi ragazzi è presente a volte il razzismo: quando consideriamo inferiore a noi un ragazzo solo per alcuni difetti.

Mario Pazzaglia I Q


Tanta gente dice di non essere razzista, ma appena vede un nero aggirarsi per strada lo chiama "vu cumprà", come se fosse il suo nome di battesimo.

Elisa Simoncini I Q


L'estate scorsa è capitato un ragazzo nero nel nostro ombrellone per venderci qualcosa. Mia madre ha comprato un bracciale perché, dopo averci raccontato la sua storia, ci è dispiaciuto vederlo così. Ha detto che di quello che guadagnava in una giornata, solo 10.000 lire erano per sé, il resto doveva darlo al suo capo.

Francesca Venturi I Q


Molte volte, quando vado al mare, vedo sempre i cosiddetti "vu cumprà" (chiamati così da noi): mi fanno molta pena, camminano per centinaia di km sotto il sole rovente, e sempre carichi di roba. Io penso che se uno di noi dovesse mettersi a girare in quelle condizioni, non ce la farebbe: noi siamo abituati a stare sempre seduti, a fare poco movimento. Una persona di colore ha più resistenza di noi.

Lisa Casalboni I Q


Noi tutti diciamo che non è giusto, che siamo contro il razzismo: ma cosa facciamo per evitarlo?

Francesca Arfelli I Q


Da noi c'è l'abitudine di parlare di questo fenomeno come di una cosa che riguarda gli altri e che non ci tocca, dimenticando il modo ingiusto in cui in Italia sovente i meridionali sono trattati.

[...] Gli ex-carcerati, che, dopo aver scontato la pena, escono di prigione con l'intenzione di redimersi, molto spesso trovano le porte chiuse e, anche volendo, può succedere che non riescano più ad essere onesti, perché la società stessa li costringe a cadere ancora e poi li condanna una seconda volta e li biasima.

Massimo Magnani I Q


L'avvertiamo nell'emarginazione degli handicappati, già vittime di un destino crudele, se non di errori della stessa società (si pensi, ad es, ai cosiddetti figli del famigerato Talidomide): essi sono stati, e purtroppo lo sono in gran misura tuttora, oggetto del più vergognoso menefreghismo, quando non di criminali persecuzioni.

Di miglior sorte non godono nel nostro paese gli anziani: dopo una vita di lavoro, ormai "inutili", vengono messi da parte, abbandonati durante le vacanze e magari rinchiusi in squallidi ricoveri, chiamati "case di riposo". Quando va loro bene, sono indegnamente sfruttati da gente senza scrupoli o addirittura dagli stessi parenti, essendo essi, pur di sentirsi utili, disposti a tutto. I più fortunati sono spesso chiamati ad accudire i nipoti, supplendo così alle carenze del servizio pubblico.

Altrettanto drammatica è la situazione dei malati cronici, come per es. gli epilettici, che non solo non possono contare su un'assistenza efficiente, ma sono anche vittime, soprattutto se affetti da disturbi mentali, del sospetto e del ribrezzo dei "sani" - ciò che aggrava le loro sofferenze e la loro solitudine.

Un caso particolare, tra i malati, è rappresentato dai tossicomani: anch'essi non sono certo aiutati a guarire dall'atteggiamento ostile della gente. [...] Se non sei "normale" nessuno è disposto ad aiutarti, salvo rare eccezioni: così vengono abbandonati proprio coloro che avrebbero più bisogno d'aiuto.

Lo sanno bene anche gli ex-carcerati, che pur avendo saldato il proprio debito con la giustizia, ben difficilmente trovano una società disposta a riaccoglierli, quasi a suggerir loro di riprendere la strada del crimine.

Ma che dire allora degli immigrati che, pur non avendo commesso alcun delitto, sono spesso malvisti, sfruttati e maltrattati...? E degli omosessuali, che anche nel caso in cui non facciamo del male a nessuno, non commettano reati sessuali e vivano con riservatezza la propria diversità, sono ancora derisi e si vedono spesso preclusa l'opportunità di una dignitosa occupazione?

L'emarginazione la avvertiamo anche nei campi sportivi, quando la giusta partecipazione emotiva alla gara si trasforma in odio contro gli avversari: giocatori e tifosi.

Ma la vediamo anche nel disprezzo ostentato da un adulto nei confronti di un giovane per il suo taglio di capelli, per il suo abbigliamento o per il tipo di musica che preferisce.

L'intolleranza è un segno di presunzione e di infantilismo. Di presunzione, perché chi è intollerante si ritiene l'unico depositario della verità e della ragione, mentre nega lo stesso diritto agli altri. Di infantilismo, perché significa incapacità di uscire dal proprio chiuso egoismo, di accettare gli altri per quello che sono.

Raffaella Sacchetti V P


Lo Stato per i nomadi non sta facendo nulla e sta invece spendendo dei gran miliardi per i mondiali di calcio...

La scuola dovrebbe per lo meno farci capire che oltre al lusso e allo star bene c'è anche chi fa la fame e che per questo è costretto a rubare.

L'Italia è progredita dal punto di vista scientifico e continuerà ad esserlo, ma non lo è affatto sul piano civile.

Minotti Francesca II Q


Forse noi, vedendo tutte queste brutalità commesse contro di loro, impareremo a stimarli e a trattarli come qualsiasi altra persona.

Sono convinta che se un ragazzo di colore andasse a scuola come un normalissimo ragazzo bianco, sarebbe intelligente come noi, forse anche di più, perché oggi che noi abbiamo tutto -compreso il diritto di studiare- ce ne freghiamo anche di non studiare, mentre un ragazzo di colore, che sa che non può studiare perché non è un suo "diritto", potrebbe avere il desiderio di farlo. Perciò, in un certo senso, sarebbe meglio che scomparissimo noi e non loro.

Se la razza bianca continuerà come sta facendo adesso non avrà un futuro, anzi se lo sta accorciando con le proprie mani.

Busni Cristina II Q


L'ONU dovrebbe avere più poteri, perché delle nazioni staccate tra loro non credo che possano avere molta influenza sul problema razziale: avrebbero programmi di sensibilizzazione troppo diversi e anche per quanto riguarda la politica estera ci sarebbero parecchie polemiche. Secondo me, anche il fatto che ci sia un programma unico, potrebbe in un certo senso unire i popoli moralmente.

E' vero che ci sono dei problemi nelle nazioni sottosviluppate, ma è anche vero che la tecnologia e la scienza creano dei problemi più grossi, che sul momento non si vedono e che quando si vedono è già troppo tardi.

Lorenzo Guardigni II Q


Il fatto di avere due mogli non riesco ad accettarlo: non si possono amare due persone con la stessa intensità.

Francesca Manuzzi II Q


I mass-media danno un'informazione insufficiente perché offrono solo le immagini e i commenti in relazione alle correnti politiche e agli indici di ascolto. La verità è rara da vedere.

Mattia Abbondanza II Q


Penso che il nostro governo, insieme agli immigrati, dovrebbe fare delle leggi che aiutino sia gli immigrati che la nazione da dove emigrano.

Susy Benedettini II Q


Queste forme di informazione non ci spingono direttamente ad essere razzisti, ma nemmeno ci dicono di non esserlo.

Elena Baracchini II Q


Ogni popolo ha una caratteristica: la semplicità, la praticità, l'adattamento ad ogni situazione, ed è questo che lo rende uguale agli altri.

Matteo Bocchini II Q


I paesi più ricchi, anziché sfruttare quelli più poveri o limitandosi a mandar loro dei viveri, potrebbe aiutarli a diventare indipendenti.

Andrea Alessandri III Q


I neri rimarranno sempre sottosviluppati se i bianchi continueranno a sfruttarli e ad essere razzisti.

Mirko Baldazzi III Q


Penso che quei "poveretti" che credono di essere superiori, che sono razzisti, lo siano solo perché sono stati condizionati dalla storia della nostra società, che non ha mai insegnato il concetto di uguaglianza, ma ha sempre insegnato la storia di noi contro di loro, che sono stati solo sottomessi. Non ci hanno mai insegnato le loro culture, le loro tradizioni, ma solo la loro schiavitù.

Olivia Zavatta III Q


Non è mai esistita la razza superiore, è solo una concezione in cui qualsiasi uomo cerca di credere per sentirsi migliore di altri. Anche tra di noi c'è sempre qualcuno che cerca di farsi vedere superiore a tutti, magari perché ha più soldi o è più bella. E' una cosa che viene per istinto o meglio per vanità.

Perché dobbiamo rispondere a questi test così inutili che mettono in evidenza la diversità, invece di far notare che sono uomini come noi e basta?

Olivia Zavatta III Q


Questi nomadi finiscono per girovagare per il Pese senza fissa dimora, senza un lavoro e di conseguenza con poco denaro e finiscono per la maggior parte col rubare. Ecco perché lo Stato dovrebbe fare qualcosa per migliorare la loro situazione.

Se a una persona di colore impediamo di frequentare l'Università o qualsiasi altro tipo di scuola, non potrà mai progredire e rimarrà sempre ignorante ed emarginata dalla società.

Marcello Montalti III Q


Molti hanno risposto che il razzismo andrebbe discusso a scuola, ma per non fare le altre materie o per essere veramente informati? Se una cosa la si vuole veramente si lotta per averla, ma così non risulta, almeno all'apparenza.

Christian Neri III Q


Non bisogna scordarsi che ci si trova davanti a un foglio di carta. Quasi sicuramente in una situazione reale si cambierebbe atteggiamento. Ad es. siamo davvero sicuri che accetteremmo un rapporto sentimentale con un extracomunitario? Molta gente snobba persino gruppi di persone residenti fuori dalla zona centrale della città. Non è forse razzismo anche questo?

Lamberto Di Giacinto III Q


A volte penso che le persone di colore siano molto più sensibili di noi...

Barbara Rocchi III Q


I bianchi non possono certo considerarsi "migliori" delle popolazioni nere che vivono in tribù: esse sono semplici, non hanno il nostro grado di evoluzione semplicemente perché non hanno distrutto foreste, parchi, né inquinato i mari o fatto buchi nell'ozono.

A scuola non ti parlano se non casualmente di ciò che accade nel mondo... La storia la iniziano sempre da troppo indietro e non riescono mai ad arrivare a quella attuale. Dei problemi del sottosviluppo non si preoccupa nessuno, perché si dice che è al di fuori della nostra portata, sono cose che non ci toccano...

Antonella Milzoni III Q


Si forse economicamente, tecnologicamente noi siamo più avanzati, ma moralmente, come uomini, loro sono di molto superiori a noi. Un giorno comunque ci sarà la resa dei conti, perché chi sfrutta il proprio simile sta al di sotto dell'animale...

Elisa Augusto III Q


Noi ragazzi siamo meno razzisti dei nostri genitori: questo è preoccupante perché potrebbe significare che più un essere umano "matura" nella società moderna e più si sente superiore, il migliore, secondo le modalità e le idee dominanti.

Riccardo Collini II Bce


I mass-media informano di più della scuola sui problemi del Terzo mondo, ma allora sarebbe forse meglio stare a casa di fronte al televisore per qualche ora, piuttosto che venire a scuola per tanti anni e saperne così poco?

Silvia Battaglia II Bce


La metà dei ragazzi pensa che anche con l'applicazione della legge sull'immigrazione, gli immigrati clandestini non diminuiranno. In effetti, questa gente, che non ha nulla nel proprio paese, è sicura che in Italia troverà un lavoro o magari più fortuna. Per loro la cosa migliore è emigrare.

Georgia Andrini IIBce


Io credo che ci scocci stare con i neri perché siamo coscienti della loro intelligenza, della loro uguaglianza e sappiamo che possono, meglio di noi, comandare e questo ci dà molto fastidio. Di qui i tanti pretesti per giustificare il razzismo.

Francesca Serra II Bce


Nessuno può partire col pregiudizio di non sposare una persona di colore, può sempre capitare nella vita un'eventualità del genere, e se si è veramente innamorati è impossibile che ci si lasci solo perché persone pensano male.

Katia Ricci I Ace


Abbiamo paura di essere superati da quelli che sono sempre stati gli "inferiori": per questo non li vorremmo avere nei concorsi per impiegato.

Grazia Grossi I Ace


L'ONU è stato istituito per mantenere la pace ma dovrebbe occuparsi anche di razzismo. Il razzismo infatti è una sorta di guerra meno "rumorosa" ma non meno sanguinosa dell'altra.

Michela Vesi I Ace


Se la religione islamica permette di avere più di una moglie, perché un immigrato deve scegliere chi portare con sè e chi lasciare in patria?

Barbara Boccali I Ace


Ogni razza dovrebbe essere libera di andare dove vuole perché il mondo è di tutti, come si dovrebbe essere liberi di poter accedere a qualunque posto di lavoro, basta averne le capacità di svolgerlo.

Giampaolo Evangelisti I Ace


Una legge deve essere approvata dai diretti interessati e non da persone che in fondo sono estranee. Purtroppo questo in Italia non accade né per gli immigrati né per gli italiani.

Stefania Casadei I Ace


Il razzismo in Italia è un problema abbastanza grave, non solo in riferimento agli immigrati, ma anche fra gli stessi italiani, tra nord e sud, tra città e città e addirittura fra tifosi di calcio o di pallacanestro.

Ezio Brunetto I Ace


Non ci sarebbe nessun fastidio nel sapere che un nostro vicino avesse due o più mogli; alcuni potrebbero anche pensare: "Povero lui con più di una moglie"! Ci sono uomini che tradiscono le mogli o amano due donne: non sarebbe meglio essere sposati con due donne piuttosto che tradirne una?

Alessia Confalone I Ace


Vorrei vedere non solo le frontiere europee aperte, ma anche quelle di tutto il mondo, in modo da veder mescolate tante popolazioni, culture e religioni, così si potrebbero apprendere tantissime cose...

Silvia Fontana I Ace


In alcuni casi la razza nera è superiore alle altre: riescono a correre con una resistenza o una velocità incredibile. Conoscono il senso della famiglia e sono amici tra di loro.

Ylenia Olivieri I Ace

Cfr

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Breve storia del razzismo I pregiudizi razziali in senso stretto, come coscienza della superiorità "biologica" della propria "razza"

Breve storia del razzismo
I pregiudizi razziali in senso stretto, come coscienza della superiorità "biologica" della propria "razza"


I pregiudizi razziali in senso stretto, come coscienza della superiorità "biologica" della propria "razza", si sono sviluppati nell'epoca moderna, alla fine del XVIII sec., per giustificare una politica nazionalistica e colonialistica.

Nei confronti degli schiavi negri, nei primi tempi del colonialismo, gli europei avevano un disprezzo legato alla condizione sociale e non al sangue. Il nero non veniva considerato di per sé inferiore al bianco, anche se l'arretratezza scientifica e tecnologica veniva usata per sottomettere le popolazioni non-europee.

Una prima giustificazione delle differenze "razziali" venne avanzata quando cominciarono a farsi strada delle posizioni favorevoli all'emancipazione degli schiavi negri (vedi ad es. la Rivoluzione francese e il cosiddetto mito del "buon selvaggio", contrapposto all'uomo civilizzato ma disumano, perché avido e prepotente).

Nei tempi antichi gli uomini potevano essere perseguitati per motivi religiosi, politici, sociali, culturali... ma non lo sono mai stati per motivi biologici.

E' vero che in Grecia Aristotele giustificava la schiavitù dicendo che "per natura" alcuni comandavano e altri obbedivano (schiavi cioè si nasce non si diventa), ma questa differenza era -secondo lui- determinata dal "caso" e comunque non comportava l'eliminazione fisica dello schiavo, né si riteneva che, in via del tutto eccezionale, uno schiavo non potesse, una volta affrancato dal padrone, arrivare ai livelli di una persona libera. Aristotele credeva che l'attitudine fisica a comandare o a servire dipendesse dall'inclinazione del carattere: in tal modo non si rendeva conto di quali differenze sociali potevano impedire a uno schiavo di comandare o comunque di far valere le sue reali potenzialità (da notare che molti schiavi, almeno all'inizio, furono popolazioni libere vinte in guerra).

I "barbari" (altro concetto razzista, che tarda a morire) erano considerati tali, dai greci e dai romani, per motivi culturali non biologici (anzi, sul piano biologico, molti li consideravano superiori, perché più robusti fisicamente dei latini). Il disprezzo che si aveva per la loro arretratezza culturale, tecnica, scientifica, militare ci ha sempre impedito di cogliere gli aspetti positivi del loro stile di vita, dei loro valori tribali.

I greci e i romani, più che legare il sangue alla razza, legavano il concetto di cittadinanza (che rendeva giuridicamente liberi) a quello di civiltà (che rendeva superiori nello "spirito"). La cittadinanza (cioè il privilegio di appartenere a un popolo evoluto) veniva concessa soltanto a chi accettava i valori della civiltà greco-romana e da questa civiltà veniva riconosciuto idoneo. Era un privilegio sociale, politico e giuridico, non certo biologico. In virtù di questo privilegio il cittadino poteva guardare con disprezzo le altre culture e civiltà.

Nel Medioevo i cattolici europei si consideravano superiori a tutte le altre popolazioni del mondo non solo per motivi culturali ma anche e soprattutto per motivi religiosi: di qui il disprezzo e le persecuzioni di ebrei, musulmani, eretici, pagani (incluse le guerre all'interno dello stesso cristianesimo, fra cattolici e ortodossi, fra cattolici e protestanti). Naturalmente vi furono anche dei cattolici - come ad es. Bartolomeo de Las Casas- che sostennero l'uguaglianza degli uomini, a prescindere dalle loro differenze etniche o religiose. D'altra parte gli stessi vangeli erano chiaramente orientati verso l'uguaglianza universale degli uomini.

Il disprezzo biologico non è che una sofisticazione usata per giustificare meglio quello culturale. Nel XVIII sec. si formò una vera e propria ideologia razzista. Essa partiva dalla differenza dei tratti somatici e del colore della pelle per affermare una differenza di carattere biologico ereditario e quindi una inferiorità intellettuale e morale, oltre che genetica.

Nel XIX sec. si passa a interpretare la storia come una competizione tra razze forti e razze deboli. La decadenza delle grandi civiltà viene spiegata con l'incrocio delle razze che impoverirebbe la purezza del sangue.

Queste tesi furono adottate dal nazismo, che mirò all'eliminazione fisica delle cd. "razze inferiori", ivi incluse alcune categorie sociali (ebrei, slavi, zingari, zigani, pazzi, handicappati, omosessuali...). Ciò però non vuol dire che il nazismo credesse (nei suoi ranghi intellettuali) nel valore scientifico di queste tesi, che è peraltro indimostrabile, in quanto non siamo in grado di risalire alla formazione originaria delle presunte "razze". Il nazismo si era appropriato di queste tesi perché gli tornavano utili per sconvolgere l'assetto del mondo, determinato a ovest dal potere di G.B. e Francia; a est dal potere dell'URSS; oltre oceano dal potere degli USA. La Germania, convinta di avere grandi potenzialità inespresse, si sentiva tagliata fuori dalla possibilità di dominare una parte del mondo (essa ad es. non aveva potuto partecipare alla spartizione delle colonie).

Per quanto riguarda il fascismo italiano, Mussolini non solo non ha mai creduto al concetto biologico di "razza" (né lo riteneva utile per affermare il proprio nazionalismo), ma era anche convinto che proprio dalla fusione delle razze potevano nascere individui migliori. Questo tuttavia non gli impedì di considerare gli slavi e i neri come dei popoli sottosviluppati da sottomettere, né di perseguitare gli ebrei, dopo l'alleanza con la Germania.

Dobbiamo ancora usare il concetto di "razza"? Sì, se lo usiamo in maniera puramente convenzionale, per indicare il colore della pelle. Per il resto tutti gli uomini appartengono alla stessa specie, tutti sono derivati da uno stesso ceppo ancestrale, tutti hanno in comune lo stesso patrimonio genetico.

Se vogliamo distinguere le popolazioni sul piano culturale, dobbiamo parlare di gruppi etnici (eventualmente "misti"), nel senso che l'uomo è un "prodotto culturale".

Oggi tuttavia appare chiaro che il pregiudizio razziale è determinato da fattori di carattere socioeconomico (come i conflitti fra le classi sociali). Prendiamo ad es. i matrimoni misti. Là dove i matrimoni misti sono molto osteggiati e dove gli individui vengono giudicati in base alla loro appartenenza al gruppo, lì esiste una differenza di classe o di casta. Le classi più elevate danno più importanza all'estrazione sociale, alla nascita, alla buona famiglia, al parentado... e non vogliono, di solito, matrimoni con individui di classi inferiori. L'uomo di classe elevata innalza alla propria classe la donna che sposa; l'uomo di classe inferiore la abbassa. Nel mondo occidentale la stratificazione delle classi sono determinate, tendenzialmente, per linea paterna. Se però l'uomo bianco sposa una donna nera, facilmente i figli vengono relegati alla casta della madre.

Le prime teorie razziste, basate sulla superiorità biologica e culturale di una razza sull'altra, comparsero e si svilupparono nel '500, col sorgere dei grandi imperi coloniali; cioè quando spagnoli e portoghesi iniziarono il traffico degli schiavi africani da utilizzare nelle miniere e nelle piantagioni americane di cotone.

La teoria dell'inferiorità razziale era stata creata per giustificare lo sfruttamento dei neri da parte dei bianchi. Fu solo nell'Ottocento che gli schiavisti cominciarono a perdere le loro battaglie: in Inghilterra la schiavitù venne abolita nel 1808, in Francia nel 1848, in Olanda nel 1863. Lo schiavismo aveva trovato i suoi più accaniti sostenitori tra gli aristocratici possidenti del sud degli Stati Uniti. Qui la schiavitù venne abolita da Abramo Lincoln nel 1861.

Il razzismo contemporaneo nacque in Europa nella seconda metà del sec. XIX. Il suo fondatore fu il conte de Gobineau, che scrisse un libro sull'ineguaglianza delle razze umane. Alla fine del secolo scorso l'inglese Chamberlain, forte ammiratore dei tedeschi, riprese le teorie di de Gobineau, sostenendo che ogni uomo, solo per il fatto di appartenere a una certa razza, possiede delle qualità destinate a realizzare determinati fini. Per quanto riguarda i tedeschi il loro fine particolare è il dominio del mondo. Con Chamberlain nasce anche la giustificazione teorica dell'antisemitismo e la valorizzazione del concetto di "razza ariana".

Tutte le sue idee vennero accettate dal nazismo. Hitler, nel libro Mein Kampf, affermò che l'incrocio delle razze determina il decadimento fisico e spirituale della razza superiore. E' inutile ricercare -diceva Hitler- quale sia la razza originaria portatrice della cultura umana: ciò che conta sono i risultati attuali, nel senso che la razza superiore è quella che riesce a dimostrare d'essere la più forte e la migliore in ogni campo. E quella tedesca coincide con la razza ariana.

Le accuse di Hitler agli ebrei furono molto pesanti. Egli sosteneva che l'ebreo, una volta arricchitosi, è in grado di influenzare il potere politico contro gli interessi della stessa nazione; se invece l'ebreo non si arricchiva diventava un comunista, per cui in entrambi i casi egli aspirava al dominio del mondo.

Hitler chiedeva allo Stato tedesco di porre al centro della politica demografica il concetto di razza, per spopolare l'Europa e creare lo "spazio vitale" indispensabile all'espansione del popolo tedesco. Inoltre per impedire che nascano bambini malati o difettosi, ovvero che nascono, grazie alla scienza, individui "puri". A tale scopo occorreva realizzare dei lager di sterminio, di lavoro delle razze inferiori e di sperimentazione scientifica (trapianti, operazioni senza anestesia, inoculazione di malattie, ecc.). Le razze da sterminare erano principalmente quella slava, ebraica, zingari, e tutti gli uomini deboli o malati.

Da tempo l'antropologia ha abbandonato il concetto di razza come legato ad esigenze pratiche di classificazione scientifica. Lo si usava per distinguere i vari gruppi umani sulla base di caratteristiche fisiche che si trasmettono ereditariamente. Ora invece si ammette che non esistono particolari attitudini esclusive di una determinata razza, che la rendono superiore a un'altra. Le maggiori capacità di un gruppo sono da attribuire a circostanze storiche, geografiche, sociologiche, non certamente a congenite differenze intellettuali e morali. Il concetto di razza andrebbe quindi sostituito con quello di gruppo culturale.

Da questo punto di vista sarebbe opportuno valutare anzi rivalutare tutte le civiltà, in rapporto alla storia di ciascuna di esse, e non sul modello arbitrario di una sola civiltà (ad es. quella occidentale). Una civiltà è il frutto di quelle condizioni di vita (materiali, sociali e culturali) che si sono presentate durante il corso degli eventi. Cinquemila anni fa, p.es., gli egiziani avrebbero potuto considerare gli europei degli esseri inferiori o incivili. Il tempo non può essere il metro per misurare lo sviluppo di una civiltà. Mutamenti culturali che per alcuni popoli hanno richiesto dei secoli, per altri possono realizzarsi nel giro di pochi anni.

Semmai è un altro l'aspetto da considerare, se si vuole parlare di sviluppo di una civiltà: la capacità di adattamento al mutare delle condizioni di vita e dei fattori ambientali. E' questa capacità, innata in ogni essere umano, che permette a una civiltà di svilupparsi più o meno in fretta, di modificarsi. Si potrebbe qui aggiungere che i popoli le cui civiltà hanno camminato più lentamente sono quelli vissuti nell'isolamento, cioè con pochi contatti con i popoli vicini. Lo scambio delle esperienze, delle conoscenze, delle abilità tecniche ed operative è sempre stata la molla che ha fatto scattare l'esigenza di un mutamento.

Cfr.



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Horror e razzismo nei film di Burton ed Eastwood Dark Shadows & Human Factor

Horror e razzismo nei film di Burton ed Eastwood
Dark Shadows & Human Factor

Clint Eastwood e Tim Burton (foto Ap)

Sarà un 2009 all'insegna di Tim Burton e Clint Eastwood. Due dei registi più interessanti del panorama hollywoodiano sono già al lavoro per portare in sala i loro nuovi prodotti. Burton ha già messo in cantiere il suo Dark Shadows reclutando per l'ennesima volta il suo pupillo Johnny Depp. Clint Eastwood invece si affiderà all'inedita coppia formata da Matt Damon e Morgan Freeman per il suo Human Factor.

Depp vampiro nel remake di Dark Shadows - Dopo Sweeney Todd, Tim Burton e Johnny Depp torneranno a lavorare insieme. Secondo quanto rivelato dal regista Peter Segal sul sito IESB, lo sceneggiatore John August, Burton e Depp si riuniranno per Dark Shadows dopo aver collaborato in La fabbrica di cioccolato. La pellicola è ispirata alla famosa serie televisiva americana degli anni Sessanta, che racconta di vampiri, mostri e creature soprannaturali. Nel film Johnny Depp potrebbe vestire i panni di Barnabas Collins, il patriarca vampiro.

Clint Eastwood e lo sport contro il razzismo - Completamente diverso e ovviamente più impegnato il tema scelto da Clint Eastwood per Human Factor. Il regista si è ispirato al libro di John Carlin "The Human Factor: Nelson Mandela and the Game that Changed the World". Matt Damon vestirà i panni della star del rugby Francois Pienaar che, insieme a Nelson Mandela, fu protagonista di un evento destinato ad unire neri e bianchi, dopo la tragedia dell'Apartheid. Appena eletto presidente, Mandela, che sarà interpretato da Morgan Freeman, decide di sostenere la squadra guidata da Pienaar, gli Springboks, la nazionale sudafricana bandita per anni a causa dell'Apartheid in occasione dei mondiali del 1995. Le riprese inizieranno all'inizio del prossimo anno in Sud Africa.

Cfr

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Biografia di Walter Veltroni Politico e giornalista nato a Roma il 3 luglio del 1955.

Biografia di Walter Veltroni

Politico e giornalista nato a Roma il 3 luglio del 1955.


Walter Veltroni dalla A alla Z

Figlio del giornalista e dirigente Rai Vittorio,Walter Veltroni comincia la sua carriera politica nella Federazione Giovanile Comunista Italiana (FGCI). Nel 1976 è eletto consigliere comunale di Roma nelle liste del PCI, incarico che mantiene per cinque anni. Nel 1987 viene eletto deputato nazionale ed entra in Parlamento. Dal 1988 fa parte del comitato centrale del PCI. Dal 1992 al 1996 è direttore de "L'unità", giornale che dirige seguendo la linea di modernizzazione iniziata a partire dal 1982. Dopo esser stato candidato come segretario nazionale del PDS (viene sconfitto da Massimo D'Alema) nel 1996 fa parte del governo Prodi nel ruolo di vicepresidente del Consiglio e di Ministro dei Beni Culturali e ambientali con l'incarico per lo sport e lo spettacolo. Finita l'esperienza  di governo con Prodi, nel 1988 diviene segretario dei DS. Nel 2001 diventa  sindaco di Roma sconfiggendo Antonio Tajani di Forza Italia con il 53 % dei voti. Viene confermato sindaco della capitale nel 2006, quando supera il candidato del centrodestra Gianni Alemanno ottenendo il  61,7 % dei voti. Il 14 ottobre 2007 viene eletto segretario del neonato Partito Democratico ottenendo il 75,7 % dei voti alle primarie. Alle elezioni politiche del 2008, indette dal presidente Giorgio Napolitano dopo la crisi di governo di gennaio, il Pd è sconfitto dal Pdl, con il 37.7% alla Camera e il 38.0% al Senato.

Il cinema ha sempre avuto un ruolo importante per Walter Veltroni che, infatti, ha voluto fortemente la Festa Internazionale del Cinema di Roma, di cui si è svolta nell'ottobre del 2006 la prima edizione.
Nel 1994 scrive "Certi piccoli amori. Dizionario sentimentale di film" (Sperling & Kupfer Editori, Milano) libro in cui raccoglie le recensioni scritte per il Venerdi' di Repubblica a cui segue, nel 1997, "Certi Piccoli amori 2". Tiene una rubrica ("I luoghi dell'anima") sulla rivista di cinema "Ciak".
Ma non è solo il cinema al centro degli interessi del Veltroni scrittore; ricordiamo ad esempio "Il disco del mondo" (2003), libro in cui ricostruisce, attraverso testimonianze, lettere e ricordi la vita del musicista jazz Luca Flores. Pianista di ottimo livello, Luca Flores ha una vita tormentatissima (la madre muore in un incidente d'auto in Mozambico quando lui è ancora piccolo) che si conclude tragicamente nel 1995 con il suicidio del musicista.
La sua produzione letteraria comprende anche il saggio "Il sogno spezzato. Le idee di Robert Kennedy" (1992), "Senza Patricio" (2004), suo esordio nella narrativa,"Forse Dio è malato" (2005), diario di viaggio attraverso l'Africa disperata, distrutta dalla malnutrizione e dall'Aids, piena di malattie e bidonville e "La scoperta dell'alba" (2006).

Hanno detto di lui:

"…Uno strano miscuglio di discorsi rivoluzionari e pratiche perbeniste, slanci e sciatterie, avventure ideali e telefonate alla mamma, in cui si identifica quella middle class centromeridionale di insegnanti e impiegati pubblici a reddito fisso e umore variabile che costituisce il nerbo dell'elettorato ulivista…" (Massimo Gramellini su Walter Veltroni)

"…Walter Veltroni che – romano anche lui, e di sette anni più giovane di D'Alema – aveva fatto il suo diligente tirocinio e conquistato i suoi galloni nel PCI. Ma senza mai acquisire il tratto e patire le chiusure ottuse d'un funzionario di tipo tradizionale, ancor meno d'un agit-prop. Tutt'altra, intanto era la radice familiare. Il padre Vittorio, giornalista era stato radiocronista e direttore del primo telegiornale della Rai. Aveva anche collaborato a sceneggiature di film, e scritto i testi delle riviste di Renato Rascel. "Doveva essere in gamba" dice Walter Veltroni che tuttavia non lo conobbe. Morì quando lui aveva appena un anno. Eppure qualcosa gli restò degli interessi paterni. Walter s'era specializzato nello studio delle comunicazioni di massa: avrebbe voluto essere regista cinematografico, anche negli anni bui del conformismo comunista preferiva occuparsi di Hitchcock piuttosto che di Breznev. Come tutti gli autentici intellettuali di sinistra, Walter Veltroni adorava l'America e i suoi miti - si chiamassero Roosvelt, o Kennedy, o il western, o Hollywood -  anche quando diceva di amare l'Urss e le pellicole cubane e bulgare…" (Indro Montanelli e Mario Cervi su "L'Italia del Novecento")

Fondazione Italiani

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