MILANO - «Vorrei che l'affido condiviso, uno strumento prezioso, fosse applicato. È inaccettabile che nessuno abbia la responsabilità di controllarne l'attuazione». Andrea Bocelli. Il tenore più amato del mondo, l'artista che, con i suoi oltre 50 milioni di copie, ha battuto tutti i record di vendite, lancia un appello a favore dell'affido condiviso attraverso le pagine del settimanale OGGI. «Do voce al grido dei figli di separati», dice l'artista, 52 anni. Separato dalla prima moglie nel 2002, Bocelli è padre di due ragazzi, Amos e Matteo, che oggi hanno 15 e 13 anni. «Sogno che tutti i bambini possano continuare ad avere entrambi i genitori. La legge è ottima, ma la cronaca ci mostra che in troppi casi resta utopia».
Che cosa non funziona, della legge? «La mancanza di controlli. Le norme sono chiare, semplici, tendono a far abbassare la tensione tra i genitori. Ma i magistrati non hanno gli strumenti per vigilare su ciò che accade. E i figli continuano ancora a essere merce di scambio, strumenti di ricatto».
L'affido condiviso, in teoria, dovrebbe tutelare anche gli adulti. «Certo: stabilisce anche il diritto, oltre che il dovere, per entrambi i genitori di continuare a vedere i figli e occuparsene. L'ho vissuto personalmente, so quanto è duro sentirsi un padre, o una madre dimezzati». Bocelli racconta a OGGI la sua situazione: vive con la compagna Veronica Berti ma a 30 metri, dietro una siepe, c'è la villetta dove l'ex moglie abita con i loro due figli. Lei vive una situazione speciale.
Come ci è riuscito? «Al momento della separazione, Enrica chiese che i nostri figli fossero affidati a lei. Fu un colpo al cuore: non volevo perdere l'intimità che mi legava ai bambini, le confidenze serali prima di dormire, le cuscinate nel letto. Avevo milioni di cose da condividere con loro. Ma sapevo che dovevo sforzarmi di mantenere uguale dignità per me e per la loro madre. I figli hanno bisogno di entrambi i genitori».
Per cinque mesi lei vide Amos e Matteo poche ore la settimana. «Avevano 7 e 5 anni. Fu uno dei periodi più difficili della mia vita. Mi sentivo dimezzato. Il giudice mi salvò: accettò la mia richiesta di affido congiunto, la formula che precedeva l'affido condiviso, sancito in seguito dalla legge. Mi diede la possibilità di andarli a prendere a scuola, portarli in vacanza, vivere con loro la quotidianità. Con Enrica abbiamo smesso di litigare grazie agli sforzi per rispettare le regole e agli orari imposti dal giudice. La tensione andò scemando».
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