martedì 30 novembre 2010

Mario Monicelli: domani a Roma la camera ardente alla Casa del cinema

Si è suicidato a 95 anni, era ricoverato al San Giovanni.
Arrivato a 95, ha deciso di suicidarsi. Mario Monicelli, regista di decine di
film amati dal pubblico, è morto ieri lasciandosi cadere dal quinto piano
dell'ospedale San Giovanni di Roma, dove era ricoverato da qualche giorno. La
camera ardente è stata allestita alla Casa del cinema a Roma.
Nessun funerale, invece, per il maestro. Sarà portato a Monti, il rione in cui
viveva, per un ultimo saluto ai monticiani. "La famiglia non ritiene necessario
fare un funerale" ha spiegato il nipote Niccolò, sottolineando che tutto verrà
fatto «nel rispetto della volontà di Mario Monicelli e di tutta la famiglia".
Il corpo verrà poi cremato "in forma privata alla presenza della sola
famiglia".

Il padre della commedia italiana
Mario Monicelli, assieme a Dino Risi, è considerato uno dei padri della
commedia all'italiana.
Una delle ultime apparizioni televisive di Mario Monicelli è stata
l'intervista rilasciata a Raiperunanotte, la trasmissione evento di Michele
Santoro, nell'aprile scorso.
Unanime il cordoglio per un'intelligenza critica che è rimasta vivissima fino
alla tarda età.
Il regista soffriva da tempo per un tumore alla prostata, che ora era arrivato
allo stadio terminale.
"Bisogna smetterla - aveva detto - quando la vita non merita più di essere
vissuta".


Rispettate la sua scelta
Il maestro del cinema italiano è nato nel 1915 a Viareggio. Ha finito la sua
vita ieri decidendo liberamente come concluderla. Anche il padre Tommaso,
scrittore e giornalista, è morto suicida nel 194.
Carlo Verdone: "Sono attonito". Veronesi: "Era speciale, nessuno si suicida a
95 anni. Michele Placido: "Rispettare la sua decisione.

Da I soliti ignoti all'Armata Brancaleone

Nella sua lunga carriera, Monicelli ha collaborato con tutti i più importanti
attori italiani: Alberto Sordi, Totò, Aldo Fabrizi, Vittorio De Sica, Sophia
Loren, Amedeo Nazzari, Marcello Mastroianni, Vittorio Gassman, Ugo Tognazzi,
Adolfo Celi, Walter Chiari, Elsa Martinelli, Anna Magnani, Nino Manfredi, Paolo
Villaggio, Monica Vitti, Enrico Montesano, Gigi Proietti, Gastone Moschin,
Giancarlo Giannini, Philippe Noiret, Giuliano Gemma, Stefania Sandrelli,
Ornella Muti, Ivo Garrani e Gian Maria Volonté.


I soliti ignoti nel 1958 con un grande cast
I soliti ignoti del 1958 vanta un cast eccezionale, composto da Vittorio
Gassman, Marcello Mastroianni, Totò e Claudia Cardinale, ed è considerato quasi
unanimemente il primo vero film del florido filone della commedia all'italiana.
L'anno successivo, Monicelli gira quello che molti considerano il suo
capolavoro, il film che lo rende famoso oltre i confini italiani, La grande
guerra, Leone d'Oro alla Mostra del cinema di Venezia del 1959 e sua prima
nomination all'Oscar.
Il film, lontano dagli stereotipi classici della commedia, ha un tono
tragicomico che tocca in maniera delicata un argomento molto difficile come la
tragedia della Prima guerra mondiale è molto arricchito dalle interpretazioni
di Alberto Sordi e Vittorio Gassman.


La seconda nomination all'Oscar con I compagni

La seconda nomination all'Oscar arriva nel 1963 con I compagni.
Nel dittico burlesco L'armata Brancaleone (1966) e Brancaleone alle crociate
(1970), Monicelli inventa un "nuovo" Medioevo, comico e condito da una
assolutamente inverosimile lingua maccheronica che ha fatto epoca.

Con Sordi Il Marchese del Grillo
Primo ciak in Campidoglio per Il Marchese del Grillo, con Alberto Sordi, Paolo
Stoppa e Mario Monicelli Tra gli altri film di rilievo vanno menzionati La
ragazza con la pistola, terza nomination all'Oscar (1968), Romanzo popolare
(1974) e i primi due capitoli della trilogia di Amici miei (1975, 1982) -
quello conclusivo (1985) verrà infatti diretto da Nanni Loy - ma anche Un
borghese piccolo piccolo (1977) e Il marchese del Grillo (1981) entrambi con
grandi interpretazioni di Alberto Sordi, mentre tra gli ultimi spiccano
Speriamo che sia femmina (1986) e Parenti serpenti (1992).

Carlo Verdone attonito
''Sono attonito, una notizia che mi intristisce molto''. Così Carlo Verdone
accoglie con grande sgomento la notizia della morte tragica di Mario Monicelli.
''Era probabilmente una persona stanca di vivere, che non sosteneva più la
vecchiaia. L'ho apprezzato molto come grande osservatore e narratore - continua
l'attore-regista romano all'Ansa - anche se a volte con condividevo il suo
cinismo. Era gentile, cordiale, ma di poche parole. Un anno fa - conclude
Verdone - mi capitò di fargli gli auguri a Natale. Rimase sorpreso: 'Gli auguri
- mi disse - non li fa piu' nessuno'''.

Veronesi: "Una persona speciale"
''Non so che cosa si dirà domani di quello che è successo, ma una cosa va
detta: non ho mai sentito nessuno che si suicida a novantacinque anni. Era
davvero speciale''. Così Giovanni Veronesi, regista, sceneggiatore e attore
commenta la morte del maestro della commedia all'italiana. ''Sono davvero
scombussolato, l'avevo sentito poco tempo fa e pur sapendo che era
all'ospedale, non lo sono mai andato a trovare. Peccato''.

Michele Placido
''Il suicidio non me l'aspettavo, ma bisogna rispettare questa sua decisione,
Mario era uno che aveva insegnato a tutti il rispetto delle regole e della
tolleranza e così se qualcuno gli avesse chiesto perché il suicidio avrebbe
risposto: saranno pure i fatti miei'', cosi' l'attore e regista Michele Placido
ricorda Monicelli con il quale ha interpretato il suo ultimo film 'Le rose del
deserto' del 2006. ''Me la ricordo bene quell'esperienza con Monicelli. Era una
persona di grande energia sul set e nessuno riusciva a stargli dietro''.
Comunque Placido aveva sentito il regista de 'La Grande Guerra' solo qualche
giorno fa: ''Cinque giorni fa lo avevo chiamato e mi aveva invitato a fare uno
spettacolo per i terremotati de L'Aquila, perché lui era così, anche molto
generoso''.

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