lunedì 4 aprile 2011

Berlusconi e Maroni a Tunisi Premier preoccupato per la linea leghista

Con un cospicuo carico di speranze e di soldi (sino a 300 milioni di euro di aiuti, alcuni praticamente in dono) Silvio Berlusconi, assieme al ministro Maroni, sarà oggi a Tunisi. Cercherà di mettere un punto fermo a una trattativa in corso ormai da alcuni mesi con le precarie autorità tunisine che gestiscono il potere in attesa della stabilizzazione del Paese.

A differenza del collega dell'Interno, il Cavaliere ci andrà con qualche preoccupazione in più. Il governo continua ad essere spaccato sulla linea da seguire nella gestione dell'emergenza. La Lega, dunque anche Maroni, non vuole l'attivazione di un meccanismo di distribuzione dei clandestini nei Paesi europei, al premier continua a dire che sarebbe «una sanatoria». E nelle ultime ore al Viminale si aggiungono riflessioni, provenienti dal ministro, che non sono affatto rassicuranti, del tipo che il problema complessivo «non è più materia di competenza nostra».

Ieri Berlusconi ha ricevuto una telefonata gradita dal presidente francese. Con Sarkozy è stato concordato di realizzare quanto prima un vertice interministeriale fra i due Stati, sul tema dell'immigrazione. Dopo il grande freddo con Parigi, causa guerra in Libia e protagonismo dell'Eliseo nella gestione delle prime operazioni militari, sembra un primo e deciso passo di riavvicinamento diplomatico fra i due Paesi. Ma è anche una presa d'atto che l'emergenza immigrazione non può essere gestita, com'è stato finora, con posizioni diverse. Cosa che aveva già annunciato il primo ministro francese Fillon, tre giorni fa, in un'intervista al Corriere.

Lampedusa, trasferimenti e nuovi sbarchi

«Ciò che sta avvenendo in questi giorni ripropone la validità dei nostri valori, a cui si ispira il nostro impegno politico, coloro che arrivano sono tutti spinti da un'ansia di libertà e giustizia», ha detto ieri Berlusconi, nel corso di un intervento telefonico ad un convegno. Il premier ha aggiunto che dopo le operazioni navali di queste ore e i primi trasferimenti di clandestini nelle altre regioni italiane a Lampedusa per il momento «resteranno in 2.500». Critiche invece per la sinistra e l'opposizione: «Usano i profughi per attaccare il governo. In questo momento - ha detto - di fronte a problemi gravi servono nervi saldi».

Le misure che oggi Maroni e Berlusconi porteranno all'attenzione del governo provvisorio tunisino saranno aiuti economici per le piccole e medie imprese locali (sino a 75 milioni di euro), aiuti per la costruzione di un sistema radar di monitoraggio delle coste (35 milioni), azioni di sostegno alla bilancia dei pagamenti (100 milioni), finanziamenti per corsi di formazione, facilitazioni nell'ottenimento di visti multipli per i giovani tunisini che vogliono entrare nel nostro Paese, la disponibilità ad allargare la quota che spetta a Tunisi nei flussi autorizzati dal governo italiano. In circa 70 milioni di euro è stimato l'aiuto nel contrasto dei flussi migratori illegali. Sarà dunque anche una partita economica, ovviamente al rialzo, quella che si svolgerà oggi. Le autorità tunisine non hanno mai accettato nemmeno di prendere in considerazione che possano essere rimpatriati dall'Italia, qualora un'intesa venisse trovata, gruppi superiori alle 50 unità. A Roma serve di più. Mentre Maroni ricorda ancora le trattative di qualche mese fa, quando ancora era in carica Ben Alì e quando l'Italia offriva 4.000 euro per ogni clandestino che Tunisi avrebbe accettato di riprendere. Sembrava, prima di finire il pranzo, che la cifra potesse andare bene. Arrivati al dolce il governo tunisino chiese dieci volte tanto: 40 mila euro.

con corriere.it

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