domenica 13 novembre 2011

L’addio di Silvio Berlusconi: Ecco le pagelle dei suoi ministri

Una immagine di alcuni dei ministri del governo Berlusconi sui banchi del governo a Montecitorio Milano - Il governo Berlusconi se ne va senza gloria, almeno a leggere le pagelle davvero impietose che la Stampa dedica oggi a ogni singolo ministro. Eccole, in sintesi.

Giulio Tremonti (Economia): ha distrutto la sua credibilità.

Franco Frattini (Esteri): la sua Italia non è più nemmeno una potenza intermedia.

Roberto Maroni (Interni): pessimi rapporti con i sindacati, l'opposizione l'ha spesso appoggiato perché era una spina nel fianco del Pdl.

Nitto Palma (Giustizia): non ha lasciato grandi tracce di sé. Angelino Alfano: le sue riforme sono rimaste tutte sulla carta o bocciate.

Ignazio La Russa (Difesa): il suo principale vanto i pannelli solari sui tetti delle caserme.

Umebrto Bossi (Riforme): ha perso consensi riuscendo a stento a tenere a freno la rabbia delle camicie verdi.

Paolo Romani (Sviluppo): sarà ricordato per aver continuato l'opera di difesa delle aziende di famiglia.

Maurizio Sacconi (Welfare): annunci, proclami ideologici, la criticatissima uscita sul rischio terrorismo.

Mariastella Gelmini (Istruzione): ha trasformato il ministero in un campo di battaglia.

Altero Matteoli (Infrastrutture): ha dovuto guidare un dicastero che senza soldi non può fare quasi nulla.

Raffaele Fitto (Regioni): l'unico che è riuscito a strappare una delega a Tremonti

Roberto Calderoli (Semplificazione): ha subito le ire dei comuni per i primi effetti del federalismo.

Renato Brunetta (Funzione pubblica): eccesso di zelo verbale e normativo.

Ferruccio Fazio (Sanità): nessuna riforma.

Giancarlo Galan (Beni culturali): è riuscito a litigare perv il festival di Roma e Pompei continua a crollare. Sandro Bondi: piazza al ministero figlio ed ex marito della compagna.

Saverio Romano (Agricoltura): più noto agli uffici giudiziari che al pubblico. Luca Zaia: le quote latte pesano ancora sulle casse pubbliche.

Annamaria Bernini (Ue): non tocca palla. Andrea Ronchi: liberalizza i servizi pubblici locali ma l'acqua è cassata dal referendum.

Stefania Prestigiacomo (Ambiente): budget ridotto dei due terzi, buona parte destinata al dissesto idrogeologico.

Michela Brambilla (Turismo): da ricordare il suo spot sull'Italia con Berlusconi testimonial.

Giorgia Meloni (Gioventù): vaso di coccio tra due vasi di ferro, Tremonti e Sacconi.

Mara Carfagna (Pari opportunità): ricorderemo una legge (stalking), una marcia indietro sui gay e un tentativo di dimissioni rientrate.

Elio Vito (Rapporti col Parlamento): un calvario.

Gianfranco Rotondi (Attuazione del programma): del programma pochissimo è stato fatto.

E24 | Agenzie

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