domenica 12 settembre 2010

Il personaggio: Wanna Marchi ricomincia da un menù

L'ex televenditrice in carcere per truffa chiede di lavorare in un ristorante. E si dà alla pittura

Menù di venerdì a pranzo: penne al pomodoro, bistecca di manzo, insalata e frutta di stagione. «La Wanna è in forma, combatte, resiste, sta tenendo un comportamento ineccepibile.

Fisicamente è identica a quando è entrata in carcere. Stesso peso, stessa faccia. Per il resto, è cambiata moltissimo». L'avvocato Liborio Cataliotti ha visto Wanna Marchi dieci giorni fa. E anche questa breve lettera che abbiamo ricevuto in redazione, sostiene, è un segno tangibile del cambiamento interiore «della Wanna». «Gentilissimo signor Niccolò Zancan, la ringrazio molto per l'interessamento che ha dimostrato nei miei riguardi. Volevo dirle che non intendo rilasciare nessuna intervista, né a lei e nemmeno alle decine di giornalisti che mi scrivono. Non ritengo sia né il luogo né il momento per farlo. Quando uscirò, perché comunque un giorno uscirò, valuterò io se e con chi parlare. Con stima. Wanna Marchi».

Le notizie sono due. La prima è che la signora Marchi ci concede la sua stima sulla fiducia (non essendoci mai conosciuti), e ce la concede dopo aver passato gli ultimi anni a detestare la categoria: «Signor giudice, sono perseguitata giorno e notte da questi...». La seconda è che la regina delle televendite urlate, «La strega della tv», come nel libro di Stefano Zurlo, sceglie il silenzio. Non strilla. Non piange più. Non parla nemmeno. Non cerca microfoni, lei che avevo ammesso - pentendosene amaramente - telecamere e taccuini al suo processo.

La signora Wanna Marchi è in fase riflessiva. Da 543 giorni è rinchiusa nel carcere bolognese della Dozza, dopo la condanna definitiva a 9 anni e 6 mesi per associazione a delinquere finalizzata alla truffa e all'estorsione. Riflette e legge. Gli ultimi tre titoli scelti nella biblioteca della sezione femminile sembrano evocativi. «Ritratto di signora», «Il barone rampante», «Uno, nessuno e centomila», Henry Jeams, Calvino e Pirandello. Quando non legge, dipinge paesaggi bucolici, frequenta i laboratori di cucina e ceramica, ma - soprattutto - aspetta. Con la figlia Stefania Nobile, travolta dagli stessi guai e rinchiusa nella stessa cella. Con l'amicizia ricambiata di un'altra detenuta altrettanto famosa, Annamaria Franzoni. «Si sono conosciute perché Annamaria spesso è incaricata di distribuire il cibo», dice una voce dal carcere.

Trentadue detenute. Wanna Marchi, nata a Castel Guelfo di Bologna il 2 settembre del 1942, è un po' la madre di tutte. E mentre legge, riflette, dipinge e consola, aspetta buone notizie. A giorni la figlia dovrebbe essere ammessa agli arresti domiciliari per motivi di salute. Soffre di anemia, la domanda è al vaglio del giudice di sorveglianza. Ottenuto questo primo risultato («Per la Wanna è la cosa più importante»), l'ex regina delle televendite potrà pensare a se stessa. Non che non ci avesse già fatto un pensierino, per la verità.

A Natale aveva chiesto un permesso premio, ma le era stato negato perché ritenuto prematuro. Ora invece non dovrebbe mancare molto al giorno in cui rivedrà la luce. Spiega l'avvocato Cataliotti: «Wanna Marchi è in carcere dal 5 marzo 2009. Prima aveva fatto 11 mesi e 22 giorni ai domiciliari. Poi c'è l'indulto di tre anni. Inoltre ha diritto alla liberazione anticipata, che nel suo caso comporta altri sette mesi di sconto di pena. In sostanza: ha già fatto sei anni e due mesi.

Dunque è nelle condizioni di chiedere l'ammissione al lavoro esterno». Pare che ci sia già un dossier allo studio degli educatori del carcere, con un'ipotesi concreta: cameriera in un ristorante della zona. L'ultimo lavoro di Wanna Marchi prima dell'arresto.

A tempi d'oro vendeva creme sbraitando in televisione, prometteva guarigioni e miracoli, prendeva in giro il suo pubblico, guadagnandoci tantissimo. Nel 2002 il gip aveva disposto il sequestro preventivo di dodici proprietà, fra terreni e appartamenti in mezza Italia: valore 40 milioni di euro. «Ma alla fine la condanna ha stabilito un risarcimento di 2 milioni e 200 mila euro comprese le spese legali - spiega l'avvocato Cataliotti - e anche la truffa è stata ridimensionata. Inizialmente era ipotizzata ai danni di 305 mila persone, ma alla fine sono state 60 quelle risarcite.

La verità è che troppa pressione mediatica le si è ritorta contro». Wanna Marchi vittima della sua stessa arma: la televisione. Ecco perché adesso è molto più prudente.
In rete restano centinaia di video. Quello del pianto con le scuse - ritenuto poco convincente nei commenti - è stato visto 44.840 volte. Mentre si registrano 119.677 contatti per «Wanna Marchi e le donne pelose», definito «strepitoso». E' un crescendo impressionante di urla: «Allucinante! Non vi dico gli odori! Avete presente gli yeti? Quando la donna non è una donna, quando la donna è una bestia!».

Il circo di Wanna è finito da un pezzo. Il figlio fa l'antiquario. Il nipote lavora in un ristorante di Cesena. Il fratello a giugno è stato condannato per riciclaggio - 4 anni e 6 mesi - dal Tribunale Commissariale di San Marino.

Wanna Marchi intanto ha vinto il concorso di pittura del carcere. «Ha talento», spiega il pittore Lino Marra, che da 5 anni come volontario lavora con le detenute della Dozza. Dice che i quadri servono per arrivare alla consapevolezza di sé: «Io cerco di liberare il loro paesaggio interiore. La Wanna ha un buon gusto pittorico, un segno fresco e immediato». Dipinge campagne e orizzonti: sembrerebbe una specie di nostalgia. Ma forse, invece, è il futuro che l'aspetta.

Il suo compagno Francesco Campana è stato condannato a tre anni per la stessa associazione a delinquere. Salvato dall'indulto, non ha fatto un giorno di carcere. Abita sempre nella villa di Castel del Rio, a 25 chilometri da Imola, l'ultima residenza di Wanna Marchi. Al telefono Campana è gentile: «Wanna sta portando avanti la sua battaglia con molta dignità, non pensavo riuscisse a farcela. La vedo sei volte al mese. Non mi fa pesare la mia libertà, e io non l'abbandonerò mai».

Di persona Campana è meno loquace. Calzoncini grigi, capelli bianchi, urla: «Vattene o sguinzaglio il cane!». In paese dicono che sia lui il custode del tesoro della signora Marchi. Forse, maldicenze. Ma di sicuro sul crinale di questa collina placida, con il prato all'inglese, gli ulivi e le palme, una Marcedes e una Smart parcheggiate sulla ghiaia, c'è un piccolo paradiso che attende il ritorno a casa della strega della tv.

Nessun commento:

Related Posts with Thumbnails