martedì 14 settembre 2010

Rovistate rovistate qualche cosa si mangerà

"Solo negli Usa si buttano 40 milioni di tonnellate l'anno. E in Italia non va
meglio"
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Parla l'inglese Tristram Stuart, l'opinion leader ecologista che porta in
tavola il cibo gettato da supermercati e ristoranti
ANDREA MALAGUTI

CORRISPONDENTE DA LONDRA
Per diventare un dio verde Tristram Stuart, una faccia da Keanu Reeves di
Matrix, però col pizzetto biondo, e la pelle pallida di chi ha passato la
propria esistenza nelle campagne del Sussex, ci ha messo 33 anni e due libri.
Il primo, The Bloodless revolution, fu accolto dall'Observer in questo modo: «È
impossibile a parole rendere giustizia a un racconto così bello e profondo». Il
secondo, Waste, uncovering the global food scandal, tradotto in Italia per
Bruno Mondadori con il titolo Sprechi. Il cibo che buttiamo, che distruggiamo,
che potremmo utilizzare («Certamente uno dei libri più importanti degli ultimi
anni», secondo il Financial Times), è diventato di colpo la nuova bibbia degli
ecologisti del pianeta. L'oggetto è sempre lo stesso: il cibo. Quello che noi
scartiamo e che Tristram, laureato a Cambridge, militante «Freegan» - una
moglie, Alice, scrittrice anche lei - va a raccogliere nei bidoni della
spazzatura in ogni angolo della terra. E poi se lo mette in tavola.

Mr Stuart, perché lo fa?
«Perché la metà del cibo che arriva nei supermercati e nei ristoranti viene
buttato via. E la stessa fine fa un terzo della produzione mondiale».

Che cosa significa essere «Freegan»?
«Aprire i bidoni e cercare frutta, verdura, carne, formaggio, pizze,
confezioni di panna o tacchino bio, cibo insomma, che gli altri hanno gettato
come se non servisse più».

Serve ancora?
«Nel mondo circa un miliardo di persone non ha da mangiare.
Contemporaneamente, solo negli Stati Uniti, i privati cittadini buttano nei
bidoni 40 milioni di tonnellate di cibo l'anno. Gli inglesi non sono migliori,
mediamente sprecano il 25% di quello che comprano. Cibo buonissimo. Una volta
da Spitafield, a Londra, sono tornato a casa con 25 cesti di mango di prima
qualità».

Gli italiani?
«Come gli inglesi. Da ragazzo ho studiato a Firenze e il cibo me lo procuravo
nei supermercati. Non sugli scaffali, nei bidoni. "Rummaging the bins" è sempre
stato normale per me».

«Rovistando nell'immondizia» è diventato un opinion leader.
«È la prima volta che la vedo in questo modo».

Come la vedeva prima?
«Non la vedevo. Vivo così perché ho una passione ecologista vera, non perché
voglio trascinare le folle. Non sono un guru, il fenomeno era sotto gli occhi
di tutti».

Perché succede?
«Nessuno vuole avere gli scaffali semivuoti e per i manager l'abbondanza della
merce è fondamentale. Più cibo c'è, più i prezzi sono alti. Successivamente è
più semplice eliminare che pianificare il riciclaggio».

Lei quando se n'è accorto?
«Una vocazione. Sono cresciuto in campagna e già da bambino davo ai maiali il
cibo che a tavola non finivamo».

Adesso l'Unione Europea glielo vieterebbe.
«È vero, una legge assurda varata per fare fronte all'afta ma che invece
peggiora tutto».

Quando ha capito che rovistare era giusto?
«Un giorno mi sono trovato davanti a un bidone di un supermercato e un barbone
con la faccia tatuata da Uomo Ragno mi ha detto: perché non cerchi cibo anche
tu?».

Risposta?
«Ero imbarazzato. Ho detto solo: scusami Spider, ma forse è meglio lasciarlo a
chi non è in grado di procurarselo. Mi ha detto: hey mate, tu non capisci, se
anche chiamassi qui tutti i barboni d'Inghilterra resterebbe un sacco di roba
per te».

Non la disgusta mangiare cose recuperate nei bidoni?
«No. Nel 90% dei casi sono ancora impacchettate. E sono ottime. Recentemente
ho trovato dell'eccellente salame italiano. Per far crescere la soia che ha
sfamato i maiali macellati, insaccati e venduti, è stato distrutto un pezzo di
foresta amazzonica».

Consigli a chi fa la spesa?
«Una lista delle cose necessarie prima di andare in un supermercato e poi
evitare le offerte "compri tre paghi due". In genere quel tre viene buttato
via. In Inghilterra ogni anno finiscono nei bidoni 480 milioni di confezioni di
yogurt ancora intatte».

Se nel bidone non trova le cose di cui ha voglia, che cosa fa, rinuncia?
«No, compro. Non sono un fanatico».

Che cosa le ha dato più soddisfazione fino a oggi?
«La manifestazione a Trafalgar Square, lo scorso dicembre. Abbiamo dato da
mangiare a cinquemila persone con il cibo recuperato nei bidoni. Bello».

Vota Verde?
«Voto Verde».

Però anche il governo Cameron le ha chiesto una mano.
«È vero. In Inghilterra ci sono quattro milioni di persone con problemi di
povertà. Ragionarci sopra è inevitabile».

Tristram Stuart come Bono Vox e Bob Geldof?
«Forse. Quello che fanno Bono e Bob Geldof è possibile perché intercettano una
sensibilità diffusa e hanno la forza personale di rappresentarla. Così, se
dietro di me non ci fosse un bisogno reale, il mio sforzo sarebbe inutile,
peggio, sarebbe stupido».

Pronto per la politica?
«Non vado a caccia di voti. Di un mondo migliore, piuttosto».

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