VENEZIA - Solare e grintosa dal vivo, dottor Jekyll e Mr Hyde (seppure in tutù) sullo schermo: è Natalie Portman la prima diva di questa Mostra numero 67, che apre i battenti oggi con "Black Swan" di Darren Aronofsky. Film - in concorso - in cui lei è una ballerina dilaniata tra il suo lato buono ma frigido e il suo lato oscuro. E in cui si esibisce in scene di sesso lesbo dal sapore onanistico. "E' vero - conferma l'attrice - le definirei delle sequenze sexy all'interno del mio ego: il mio personaggio ha un'attrazione narcisistica verso se stesso, che è nello stesso tempo repulsione".
Il film. Non fa però del tutto centro, la pellicola del già Leone d'oro Aronofsky (lo vinse due anni fa, per "The Wrestler"). Almeno se guardiamo alla proiezione stampa di questa mattina in Sala Perla, che termina tra gelo, fischi e pochi applausi. Eppure la vicenda della ballerina classica divisa in due (Natalie Portman) - ossessionata dalla collega-rivale Mila Kunis e dal balletto "Il lago dei cigni", forse innamorata del coreografo (Vincent Cassel) - vuole coinvolgere il pubblico: basta pensare all'esplicito voyeurismo che contiene. Nelle scene erotiche, ma soprattutto nelle tante sequenze di ferite autoinflitte dalla protagonista, mostrate con un gusto quasi fetish. "Come in 'The Wrestler' - spiega Aronofsky - anche qui il personaggio principale si esprime attraverso il corpo. In questo caso, però, non c'è solo documentarismo, ma anche stilizzazione". E sulla presenza alla Mostra: "Per riuscire a portare 'Black Swan' a Venezia, ho dormito per mesi tre ore a notte!".
Natalie, la stella. Etoile sullo schermo, star indiscussa nella vita: la Portman, nel suo abitino top viola e l'acconciatura finto-semplice, è radiosa come sempre. E infatti in conferenza stampa le viene tributata l'ovazione che merita. "Questa storia - spiega - è stata in gestazione per sette anni, il che mi ha permesso di farla entrare in me, di digerirla. Poi ha lavorato duramente, facendo danza e nuoto, e in seguito siamo passati alla coreografia - che è estrema, come la vicenda che raccontiamo". Quanto alla sua credibilità nelle scene di danza, dipende forse - rivela lei - "dal fatto che mia nonna veniva dalla Russia". Vale a dire dalla patria indiscussa del balletto. Interpellata infine su se in lei prevalga il Cigno bianco o il Cigno nero (la celebre metafora del Lago dei cigni) risponde: "Nessuno dei due. Bianco è fare quello che gli altri si aspettano da noi, nero è piacere a bse stesso. Io preferisco assecondare me stessa, seguire i miei istinti e i miei bisosgni".
Cassel controcorrente. Fedele al suo cliché di simpatico e un po' guastafeste, l'attore - che nella vita, come tutti sanno, è il marito di Monica Bellucci, il padre delle sue due figlie - è l'unico a sdrammatizzare il drammone al cenro del film: parlando di danza liquida la faccenda con un "fare il ballerino è come fare il prete, ci vuole vocazione: tanta fatica e pochi soldi. Proprio una cosa da non fare, insomma...".
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