con i camperos, il parka
con la spilla di strass
antonella amapane
Ieri è meglio di domani. Indietro tutta come i gamberi. L'autunno nella moda è scandito da un'affettuoso «do you remember». Dopo aver scippato a lui camicie Oxford e giacconi Barbour - e dopo aver saccheggiato l'armadio delle figlie adolescenti - le donne fanno man bassa nei cassetti della nonna. E il revival di oggetti-abiti-accessori, da recuperare e rilanciare è vastissimo.
Si torna alle origini, allo chic vero che parte alla fine degli Anni Quaranta e si ferma ai Settanta. Complice, il fenomeno del vintage da cui attingono pure gli stilisti. Gli '80 e i '90? Robaccia. Li abbiamo già ampiamente resuscitati nelle stagioni scorse. Troppo visti. Meglio accarezzare con sguardi nostalgici i periodi dell'eleganza che non ammetteva cadute di stile, quella rigorosa e blasè, guidata dalle capostipiti delle grandi famiglie internazionali.
Donne d'acciaio, un po' eccentriche, circonfuse da un alone di vaniglia, tabacco e «Shalimar». Adorate dai nipoti e temutissime dalle nuore. Lady iconiche come Rose Kennedy, charmosa nei fascianti abiti a fiori impreziositi da tre giri di perle king size. O Nadine de Rothschild, che aveva il vezzo di sottolineare i suoi strepitosi occhi verdi con un tandem di spille in smeraldi appuntate sulla spalla destra. E ancora, Liliane Bettencourt (la magnate di Oréal) ancora oggi sottile e super-chic nei tailleur a matita che sfoggia sempre con una sciarpa serrata a cravatta. Per non parlare della Regina Elisabetta: dimenticare gli abiti sorbetto, copiare le tenute a Balmoral, fatte di kilt, tween set e giacche in tweed che mai come adesso sono capi cult.
Il mix fra il «nuovo» riveduto e corretto dalle griffe e il «vecchio» che molte hanno conservato risulta curioso e nuovo. Anche perché le giovani esibiscono gli evergreen con il twist di oggi. Quindi, i kilt con gli stivali caperos, le broche sull'eskimo, la borsetta da «sciura» con i jeans... Tutte cose che spesso hanno trovato in casa, reperti «di nonna» conservati dalle figlie nello scrigno dei souvenir perché hanno il profumo del «come eravamo... ricche, belle, giovani, ben educate, chic o semplicemente piene di sogni».
Vince il ricordo delle famiglie ristrette e bacchettone (altro che allargate) con matriarche granitiche, eminenze grigie che il pomeriggio - vestite di tutto punto - si sedevano in veranda a giocare a bridge, facendo tintinnare i braccialetti charms, e la sera uscivano in stola di visone e abito a ruota con i mariti, fondamentali supporter delle loro carriere. Capaci di orchestrare la vita di tutti, perché nella coppia i pantaloni li portavano loro: decidevano con un'occhiata chi si sposava con chi, quelli che facevano parte del clan o dovevano starne fuori... Un bell'incubo per gli esclusi, ma tant'è. Ancora una volta la moda, rifacendosi allo stile delle fascinose «granny» - così l'hanno soprannominato le riviste anglosassoni - traduce nell'estetica, con tutti i limiti del caso, un diffuso bisogno di certezze e punti fermi che in questo momento latitano.
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