Ci sono storie che non si dimenticano, nomi che restano impressi a fuoco nella memoria. È il caso di Ardi Rizal bambino indonesiano di due anni alle prese con uno dei vizi più pericolosi per la salute umana: le sigarette.
Il piccolo era capace di fumare all'incirca 40 sigarette al giorno con il beneplacito dei genitori, incapaci di opporsi alla dipendenza del loro bambino che "avrebbe dato in escandescenze" in caso di diniego.
Diana, la mamma, aveva dichiarato sulla vicenda: "E' completamente dipendente dal fumo. Se non ha le sue sigarette, si arrabbia, urla, sbatte la testa al muro. Mi dice di sentirsi stordito e stanco", mentre il padre aveva confessato a cuor leggero "A me sembra stia benone, non vedo problemi".
I servizi sociali erano, per fortuna, di un'altra opinione e si sono interessati al piccolo, portandolo in una clinica di riabilitazione per aiutarlo ad allontanarsi dalle sigarette. Il soggiorno forzato è durato un mese con la speranza di permette al baby fumatore di respirare a pieni polmoni.
Ci sono state crisi d'astinenza e non sono mancati i momenti difficili ma Ardi, stando alle ultime indiscrezioni, pare abbia lasciato ieri la clinica di Jakarta per riunirsi finalmente a suo padre. Non è la prima storia di minori costretti a vivere i disagi degli adulti.
Anche Tressa Middleton mamma a 12 anni suscitò l'interesse di pubblico e mass media. Si nutre sempre l'ingenua speranza di poter vedere i propri figli vivere con serenità la loro infanzia ma, molte volte, storie simili ci lasciano sgomenti e con la bocca spalancata.
Ogni cucciolo di uomo ha diritto al suo angolo di paradiso e se gli adulti non lo capiscono, allora, la giustizia deve fare il suo corso, come nel caso di Ardi Rizal.
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