domenica 12 settembre 2010

P3, parla uno degli indagati Nuovo scontro Pdl-giudici Arcangelo Martino, dagli arresti, sta collaborando con i magistrati

Marino ammette pressioni per agevolare Mondadori, Lodo Alfano e Formigoni

Sta collaborando con la gustizia, Arcangelo Martino, uno dei tre arrestati nell'ambito della inchiesta P3. Il 19 agosto ha reso un lungo interrogatorio che il suo legale, Giuseppe De Angelis, definisce «esaustivo». E che qualcosa d'importante sia accaduto lo si deduce da un piccolo dettaglio tecnico: all'ultima richiesta dei difensori per avere gli arresti domiciliari, la procura di Roma ha dato parere favorevole. Tanto non è bastato però a far aprire le porte della cella, perché il gip romano Giovanni De Donato ha negato a Martino i domiciliari ritenendo che sia iniziata sì una collaborazione, ma non sufficiente. Molti dei fatti raccontati da Martino, infatti, a giudizio del gip sarebbero mere conferme di quanto già acclarato dalle indagini. Che Flavio Carboni, Martino e lo pseudogiudice Pasquale Lombardi ad esempio siano stati ospiti di casa Verdini in tre occasioni, dove incontrarono alti magistrati, videro il senatore Marcello Dell'Utri e parlarono di come «seguire» i lavori della Corte costituzionale che stava per esaminare il Lodo Alfano, infatti, i magistrati già lo sanno bene.

Anche la più importante delle ammissioni dell'anziano imprenditore al pm Giancarlo Capaldo e cioé che essi, quando parlavano tra loro, con il termine «Cesare» intendevano Berlusconi e con il termine «vicecesare» ammiccavano a Dell'Utri, ebbene, anche questa ammissione non è sufficiente per il gip. Il quale scrive: «Sono dicharazioni solo parzialmente veritiere e in parte palesemente elusive. Non dimostrano una chiara volontà di rompere i rapporti con l'ambiente in cui appaiono maturate le condotte delittuose». Ed è polemica. Secondo il vicecapogruppo Pdl al Senato Gaetano Quagliariello, la vicenda a questo punto è «inquietante».

Anche la seconda importante ammissione di Martino, e cioé che la P3, attraverso Pasquale Lombardi, si attivò sui vertici della Cassazione per ottenere un rinvio di una certa causa che stava per far abbattere sulla Mondadori una maxi-multa da 450 milioni di euro (e in effetti la causa fu rinviata alle Sezioni Unite, rinvio che ha permesso alla Mondadori di beneficiare del concordato fiscale presentata tra le pieghe della Finanziaria) non è sembrata sufficiente al gip. Anche il solo accenno di Martino a un supposto intervento dei vertici della Cassazione su questa materia, intervento che sarebbe stato sollecitato da Pasquale Lombardi detto «l'intrallazzatore», ha però suscitato l'irritazione del procuratore generale presso la Suprema Corte, Vitaliano Esposito, il quale smentisce ogni suo intervento.

Quanto all'intervento della «P3» a favore di Roberto Formigoni, Martino dice di essersi effettivamente «adoperato» perché riteneva ingiusta l'esclusone della Lista. «A tal fine ritenevo importante una ispezione ministeriale, così come prospettatomi da Lombardi... Mi disse che aveva parlato con Marra e Santamaria a Milano, e con Caliendo a Roma. Io parlai con Miller (Arcibaldo Miller, capo degli ispettori ministeriali, ndr) chiedendogli la procedura per ottenere una ispezione e Miller mi disse che era necessaria la denuncia del partito per consentire al ministero di valutare se sussistessro o meno i presupposti per una ispezione».

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