lunedì 10 gennaio 2011

Musica: Mezzogiorno, aria di Oscar Per i critici Usa è "the best"

ROMA - "Volcanically beautiful", "Bellezza esplosiva". Mica male come apprezzamento, soprattutto se scritto sul "New York Times" e riferito ad un'attrice italiana. Giovanna Mezzogiorno è stata inserita tra le migliori interpreti nelle previsioni per gli Oscar per il ruolo di Ida Dalser in "Vincere" che a sua volta figura tra i migliori film da candidare, insieme a Filippo Timi come attore non protagonista. Non solo: è di ieri il premio dell'associazione dei critici americani che l'ha nominata  "best actress". "È un gran bella soddisfazione, anche perché è passato tanto tempo, è come la scia lunga dopo le critiche stupende al film in America. Certo, ci aspettavamo che poi l'Italia lo nominasse per gli Oscar, ma fu scelto "Baària". Nessuna recriminazioni, le logiche di certe decisioni sfuggono ai più", dice l'attrice, per la quale il film di Bellocchio è stato importante anche per la vita privata: sul set ha conosciuto Alessio Fugolo, l'uomo che poi ha sposato.

Perché "Vincere" piace tanto agli americani?
"Credo che li abbia sorpresi, non si aspettano dall'Italia un film così duro, brutale, che non fa sconti ed è provocatorio perfino dal punto di vista delle immagini e del linguaggio. Lo considerano una specie di capolavoro, che non ha furbizie o ammiccamenti né le immagini da cartolina alle quali il cinema italiano li ha abituati".


Che rapporto c'è stato con Marco Bellocchio?
"Posso dire con sicurezza che è nata una profonda fiducia reciproca, senza la quale un film così non sarebbe stato possibile. Io so che lui sa di avere in me una grandissima alleata. Con lui avevo fatto un provino per "La balia", non era andato bene. Una cosa che mi rende felice è che il primo film di Marco su una donna è proprio "Vincere". Con il personaggio di Ida Dalser fa un viaggio nella maternità, nella sessualità e in tutta la complessità dell'universo femminile".

Suo padre, Vittorio Mezzogiorno aveva lavorato con Bellocchio in "La condanna" e alla fine era esploso contro la presenza sul set dello psicanalista Massimo Fagioli. Ricorda qualcosa di quel periodo?
"Sono solo ricordi di figlia, avevo 13, 14 anni e in quel periodo ero a Roma con mio padre e andavo spesso sul set, facevo i compiti nella sua roulotte. Ricordo la fatica che faceva a lavorare, ma non avevo la maturità per confrontarmi con lui su questioni professionali. Nell'esperienza personale non ho avuto strascichi di quell'avventura. Del resto io ho incontrato un "altro" Bellocchio rispetto a quegli anni e il successo in America mi fa piacere soprattutto per lui, è una grande soddisfazione e anche una rivincita per Cannes, dove fu un grande dispiacere per tutti noi non aver avuto premi. Ma l'anno scorso sono stata in giuria a Cannes e ho capito che le logiche dei premi sono difficilmente spiegabili, le scelte sono il frutto di equilibri e compromessi".

Lei potrebbe recitare in inglese e francese, ma lavora soprattutto nel cinema italiano. È una scelta?
"Negli ultimi anni ho preferito stare qui soprattutto per motivi famigliari. Lavoro da 15 anni, credo di aver dato il mio contributo al cinema italiano, ma senza sacrificare la mia vita. Sono stata molto con mia madre. L'anno scorso si è aggravata ed è mancata alla fine di  ottobre. Sono felice di esserle stata vicino"

Con sua madre, l'attrice Cecilia Sacchi,  lei ha ideato il premio Vittorio Mezzogiorno.
"Ci tengo tantissimo, e non solo per il ricordo di mio padre. Penso che in questo momento così difficile per l'Italia e con una politica così indifferente alla cultura, sia importante, nel nostro piccolo, continuare a lottare per la qualità. E sono tante in giro per il nostro paese le compagnie di valore, come il Teatro di Legno che abbiamo premiato quest'anno con la giovane attrice Lucia Mascino. Il premio è ospitato dal Festival di Giffoni e insieme vogliamo fare tante altre cose. Non bisogna arrendersi".

Il suo ultimo film è "Basilicata coast to coast", un piccolo cult.
"Mi sono divertita moltissimo, dopo "Vincere", dopo "La Prima linea" avevo bisogno di una boccata d'ossigeno. Per me ormai alternare film intensi e duri con la leggerezza delle commedie è diventata una vera necessità".

E adesso?
"Sto lavorando ad un progetto per la televisione. Mi piacerebbe anche tornare a lavorare in teatro, il primo amore. Però non ho nessun affanno".

È vero che è tifosa del Napoli?
"Le mie città preferite sono Napoli e Milano. Napoli la sento mia per via di mio padre, c'è il suo imprinting nei primi dieci anni della mia vita. Poi mi sono spostata verso il nord, Milano è la città di mia madre. Tifosa scatenata forse no, ma se il Napoli vince sono contenta".

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