I giovani provano a fare impresa. Per aspirazione o, soprattutto, per necessità. La strada del lavoro dipendente è oggi più che mai accidentata, come dimostrano i dati sulla disoccupazione giovanile che veleggia verso quota 30%. E così aumenta il numero di chi scommette sul lavoro autonomo. Nella sua forma più semplice, la ditta individuale, anche se il rischio di fallimento è dietro l'angolo.
Delle oltre 230mila nuove iscrizioni al registro imprese nel 2010 - secondo l'elaborazione della Camera di commercio di Monza e Brianza per Il Sole 24 Ore - una su quattro è guidata da un under 30, trend in crescita rispetto al 2009 quando i titolari dai 29 anni in giù erano uno su cinque. Se poi si allarga la classe fino ai 39 anni, la fotografia dei novelli imprenditori tratteggia il dominio assoluto delle nuove leve: il 59% di chi ha deciso di mettersi in proprio ha meno di 40 anni, il 3% in più rispetto all'anno precedente.
«La categoria dimostra grande dinamicità - commenta Renato Mattioni, segretario generale della Camera di commercio di Monza - grazie anche alla crescita massiccia dei giovani imprenditori extracomunitari, che sono spesso obbligati ad aprire la partita Iva per poter lavorare».
Sul totale delle nuove aperture quelle con passaporto "internazionale" sono il 20%, con punte di oltre il 30% in Toscana e livelli superiori alla media in molte regioni del nord. Restringendo l'obiettivo sul territorio, si scopre che la voglia d'impresa tra i giovani italiani è invece a livelli record nel Mezzogiorno: il primato spetta alla Calabria, dove su 8mila nuove aziende una su tre è capeggiata da un under 30, ma anche Campania (31,8%), Puglia (30,8%, con una crescita di oltre sette punti rispetto al 2009) e Sicilia (29,7%) si mantengono sopra la media. In linea con la performance nazionale Piemonte e Valle d'Aosta, mentre si collocano al di sotto quasi tutte le regioni del centro Italia e buona parte di quelle del nord, anche se tutte hanno comunque registrato incrementi sull'anno precedente.
Segnali di intraprendenza che a volte nascondono scelte obbligate. «Ai giovani che riescono a cogliere nuove opportunità di business - osserva Paolo Gubitta, direttore scientifico Mba imprenditori della Fondazione Cuoa -, mettendo in pratica un'idea ragionata, si contrappone chi approda alla decisione di aprire la partita Iva come ultima spiaggia per restare ancorato al mercato del lavoro».
sabato 26 febbraio 2011
Arriva dai giovani la spinta a far nascere nuove imprese
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