Donatella rende omaggio alla passione da collezionista di Gianni cospargendo di dettagli dorati i suoi abiti. Vestiti che tra poche settimane vedremo addosso alle dive di Hollywood, ricchi di piccole piume, intarsi e fiori astratti in un caleidoscopio di tessuti o pelli di rettile a colori sgargianti. Ad applaudire in prima fila i Duran Duran
C'è un Gianni Versace privato, lontano dalle cronache di moda e completamente sconosciuto. All'apice del successo, aveva dato finalmente sfogo a una grande passione: il collezionismo. Accumulava molte cose, soprattutto per le sue case. Manufatti dallo stile impero al Barocco, spesso affidandosi a consulenti e antiquari per imparare meglio e più in fretta. A questo fratello curioso ha guardato Donatella per la nuova sfilata di Versace. Per l'esattezza, ha cercato tra i cassetti dei suoi tesori alcune monete che sono diventate bottoni e fibbie della nuova collezione. Così, mentre tanti pescano qua e là nell'estetica sexy e glamour della Medusa che fu (l'ultimo a farlo in modo eclatante è stato il poco conosciuto Fausto Puglisi, scelto da Belen sul palco di Sanremo), in passerella arrivano abiti neri, tagliati al coltello, pieni di dettagli dorati presi in prestito dal bottino di Gianni.
Tutto è asciutto, squadrato, rifinito al millimetro. Persino un decoro floreale, preso in prestito da una collezione couture del 1990, viene stilizzato e ridotto a pura forma. Questo fiore astratto si tatua poi sui vestiti in un caleidoscopio di tessuti o pelli di rettile a colori sgargianti che disturbano gli abiti come un lampo farebbe con un cielo sereno. Grande proposta di cappotti che annoverano i tagli militari nella parte superiore e quelli di un kilt in quella inferiore. Abito dopo abito, come in un crescendo Rossiniano (nell'attesa, prima della sfilata, Maria Callas canta un'aria di Rosina dal Barbiere di Siviglia) il lusso prende piede sul tessuto portando in scena soprabiti di pitone e pelliccia o intarsi di pellicce diverse intrecciati come nelle cattedrali rinascimentali.
Il finale vede questo compito, aguzzo come un arco acuto, sciogliersi in una cascata di sex appeal: gli abiti che, tra poche settimane, vedremo già indossati dalle star di Hollywood (il resto del mondo deve aspettare almeno luglio) saranno divisi in tre parti: il busto che si sviluppa in vortice di nastri (quasi fossero il mostro marino che ha rapito Laocoonte e i suoi figli); la vita segnata da una teoria di impunture e giochi di bustier; e la gonna, che si fa leggera e si impreziosisce di piccole piume come fanno le ruote di un pavone che, invece di guardare al cielo, strisciano sul tappeto rosso.
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