Roma, 24 feb. (TMNews) - Se la Libia dispone delle maggiori
riserve stimate di oro nero in Africa, circa 42 miliardi di
barili, in realtà la sua produzione giornaliera non appare tale
da avere potenziali effetti catastrofici in caso di blocco. Si
parla di 1,6-1,7 milioni di barili al giorno quando secondo
l'Aie, l'Agenzia internazionale per l'energia, l'Opec dovrebbe
disporre di un margine di incremento delle forniture di circa 6
milioni di barili al giorno. E diversi paesi del cartello, tra
cui l'influente Arabia Saudita, ma anche gli Emirati Arabi e oggi
l'Algeria hanno detto che se servisse l'organizzazione sarebbe
pronta a intervenire contro eventuali penurie.
Di fatto quindi le sferzate ai prezzi riflettono un allarmismo
che va ben al di là della situazione in Libia: "Riguarda i
maggiori produttori, che potrebbero essere investiti dai rischi
di contagio delle tensioni sociali", spiega Victor Shum, della
Purvin & Gertz a Singapore; ad esempio la stessa Arabia Saudita.
Non solo il Regno produce circa un decimo di tutto il petrolio
globale, ma in più dispone di buona parte dei margini di
incremento dell'offerta di tutta l'Opec. Secondo Ken Hasegawa,
trader di titoli derivati alla Newedge di Tokyo citato da Cnbc
"in questa fase la situazione in Medio Oriente sta provocando
molta incertezza sui mercati, tutti guardano con apprensione ai
rischi di altri problemi di approvvigionamento da grandi
produttori".
Preoccupanti le valutazioni di Goldman Sachs: i problemi in
Libia hanno creato "significativi rischi" sui prezzi e qualunque
ulteriore danno alla produzione in altri paesi finirebbe per
creare penurie sui mercati. Harry Tchilinguirian di Bnp Paribas,
riporta Bloomberg, avverte che quando ci sono di mezzo problemi
geopolitici in Medio Oriente tutte le tradizionali previsioni sul
petrolio basate sui fondamentali domanda-offerta risultano
compromesse. Ma almeno fino a ieri altri tecnici fornivano
letture più calmieranti del quadro, posto che la situazione è
soggetta a repentine evoluzioni. Il Financial Times riporta che
gli analisti di Credit Suisse stimano che servirebbero aumenti
per un altro 50 per cento o oltre sui prezzi del greggio prima di
danneggiare gravemente i redditi disponibili dei consumatori
statunitensi, e così intaccare la ripresa della prima economia
globale.
Oppure Julian Jessop di Capital Economics che esclude gravi
impatti dei rincari sulla crescita economica, perché i prezzi
dovrebbero rintracciare; almeno se il caso della Libia dovesse
risultare isolato (ma è una ipotesi su cui nessuno metterebbe la
mano sul fuoco). La Francia punta il dito contro una bolla
speculativa dei prezzi: "Le previsioni rialziste dei mercati non
sono ragionevoli", ha affermato il ministro dell'industria Eric
Besson. "Gli eccessi di capacità produttive sono elevati e i
paesi industrializzati dispongono di riserve rilevanti".
giovedì 24 febbraio 2011
Libia/ Allarmi sul petrolio,e il Brent sfiora 120 dollari ... -2 Ipotesi più preoccupante è se tensioni coinvolgono Arabia Saudita
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