sabato 26 febbraio 2011

Videogiochi: Giovani talenti per i videogiochi

L'industria italiana del videogioco ha bisogno di talenti: per produrre, innovare, fare ricerca. E continuare a crescere. Con un giro d'affari che supera il miliardo di euro all'anno (si veda pezzo a fianco), un migliaio di addetti ad alta specializzazione e prodotti all'avanguardia, il mercato videoludico ha resistito bene all'impatto della crisi economica e ha posto le basi per un proprio rilancio a livello internazionale. Negli ultimi anni i corsi di laurea, i master e le scuole dedicate al digital entertainment sono moltiplicati, e dal Veneto alla Puglia, dal Lazio alla Lombardia è stata formata una nuova generazione di programmatori, grafici, informatici, esperti di marketing e processi produttivi per far fronte alle richieste delle imprese presenti sul territorio. Alcuni grandi nomi, come quelli delle multinazionali Electronic Arts, Sony o Microsoft, ma anche realtà più piccole, nate e cresciute in Italia: Milestone, Cidiverte, Digital Bros, Leader e tante altre. «Queste aziende - spiega Fabrizio Vagliasindi, coordinatore didattico dell'Executive master in Digital Entertainment Media & Design dello Iulm di Milano - hanno bisogno di diverse figure professionali. Ai nostri studenti offriamo quindi una formazione globale sul mondo dei videogiochi: partendo dall'analisi dei diversi prodotti presenti sul mercato, e affiancando a questo lavoro l'insegnamento di materie specifiche come lo Sviluppo di applicazioni o la Gestione delle licenze multimediali, prepariamo dei professionisti che siano in grado di aiutare le imprese a individuare le aree di business potenziale, a leggere il mercato, capirne le tendenze ma anche a seguire i processi produttivi e di vendita dei giochi». Competenze che gli studenti imparano attraverso lezioni teoriche, project works e stage in azienda: «Dal corso dello Iulm escono Game Designer, Brand Manager, Product Manager che trovano un'occupazione già all'indomani del diploma di master - conclude Vagliasindi -. Le statistiche ci dicono infatti che ben l'80 per cento dei nostri studenti viene assunto nelle stesse imprese in cui ha svolto il proprio periodo di tirocinio: numeri che ci fanno ben sperare per i prossimi anni».

 

E se a Milano il focus è sulle professioni correlate al digital entertainment una scelta diversa è quella fatta sia a Roma, dove l'Accademia Italiana dei Videogiochi organizza corsi biennali per la preparazione di sviluppatori e grafici, sia soprattutto a Verona, dove il Master di primo livello in Computer Game Development, aperto ai laureati in informatica o ingegneria informatica, mira alla formazione di progettisti e programmatori. Meno di venti posti ogni anno, uno per ciascuno delle imprese disposte a offrire periodi di stage agli iscritti, «il nostro percorso didattico è unico nel panorama accademico italiano - spiega Andrea Fusiello, direttore del master scaligero -: pensato per giovani che hanno fatto della programmazione di software videoludico la propria prospettiva lavorativa, offre la possibilità agli studenti di perfezionare i propri skills in materia di sviluppo, dal game play programming alla costruzione del motore di gioco, fino alle interfacce grafiche più avanzate». Elementi costitutivi sia dei videogames tradizionali per Pc e console sia di quelli destinati ai dispositivi elettronici di ultima generazione, iPhone e iPad in testa: «Le nuove piattaforme digitali spostano le frontiere della programmazione dei giochi e cambiano la natura stessa del lavoro - riflette ancora Fusiello -. Siamo in momento di transizione in cui stiamo passando da un modello di azienda tipo "software house" a uno in cui dei piccoli team di professionisti lavorano su progetti specifici e di immediata commercializzazione nei canali del digital delivery». Scenari lavorativi inediti anche per gli sviluppatori, dunque, che possono produrre direttamente e con costi contenuti i propri software, per poi metterli in vendita. «Il mercato del videoludico nel nostro Paese è molto dinamico - sostiene Margherita Pillan, docente di Design dell'Interazione al Politecnico di Milano - e i prodotti che sviluppa sono di grande valore. Per questo negli ultimi anni abbiamo investito parecchio nella collaborazione con le imprese del settore, anche se la strada da fare è ancora tanta, e gli atenei hanno accresciuto gli sforzi verso la formazione».
Una formazione che prepara i giovani non solo per il lavoro in azienda ma anche per la ricerca accademica, serbatoio di soluzioni e nuove idee per l'industria dei videogiochi: «Uno dei principali problemi per le imprese - spiega Fabio Zambetta, 35enne barese che dopo una laurea in Informatica è volato a Melburne, in Australia, dove oggi coordina il corso di laurea in Game & Graphics Programming - è quello legato ai costi di produzione dei giochi: l'alta qualità dei contenuti richiesti e proposti fa schizzare le spese dei progetti a svariati milioni di dollari. Per questo tra i più nuovi filoni di ricerca c'è quello della generazione automatica di questi contenuti: un tema che coinvolge sia skills legati alla grafica, principalmente in 3D, sia all'intelligenza artificiale». Materie su cui si sta lavorando anche in Italia: «Nel panorama nazionale - conclude Zambetta - ci sono delle realtà che sono esempi di dedizione e qualità e altre, come Indievault.it, che sono degli ottimi aggregatori di talenti. Buone notizie, insomma, per tutto il mondo dei videogames».


con ilsole24ore

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