L'adesione da parte di moltissimi scrittori, artisti, accademici. Ma le istituzioni di Ariel, colonia ebraica in territorio palestinese, condannano il gesto
Il nuovo centro culturale di Ariel, insediamento israeliano nel cuore dellaCisgiordania, sta subendo il boicottaggio di 150 accademici, scrittori e artisti israeliani.
In un messaggio diffuso ieri sera gli intellettuali hanno comunicato: "Non prenderemo parte ad alcun tipo di attività culturale al di là della Green Line, non parteciperemo a dibattiti, seminari o letture in qualsiasi tipo di istituto culturale negli insediamenti. Vogliamo ricordare al popolo israeliano che, come tutti gli insediamenti, Ariel è all'interno di un territorio occupato. Se un futuro accordo con i palestinesi lo collocherà all'interno dei confini israeliani, sarà trattato come tutte le altre città del paese".
Dovrebbero aderire all'iniziativa registi e scrittori noti a livello internazionale, come David Grossman, Amos Oz, Ilana Hammerman.
Lo scrittore A.B. Yehoshua, ha spiegato al quotidiano israeliano Haaretz che il boicotaggio non è rivolto ai cittadini di Ariel, ma alla città, situata in territorio palestinese: "Se mi invitassero lì, non ci andrei - ha aggiunto - È da tanto che non ci vado se non per dibattiti politici, non ci andrei mai per intrattenere il pubblico".
Dure le repliche delle autorità politiche di Ariel. Il sindaco ha definito l'iniziativa un 'incitamento alla ribellione', mentre un dirigente dell'università ha parlato di 'comportamenti stupidi'.
Ma la mobilitazione ha lanciato un segnale forte: ieri sera 300 persone hanno protestato di fronte al teatro di Tel Aviv per la decisione della sua compagnia di esibirsi ad Ariel. A fronteggiarli erano solo in 15, con i cartelli che esibivano la scritta "Siete traditori".
Con Peace Report
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