IN DUE per un secolo di calcio. Due 10, Pelè e Diego. Troppo grandi per non stare in cima alle classifiche. Troppo diversi per condividere: fama, trono, compleanno. E per lasciare un po' di dolce anche all'altro. Domani Pelè ne fa 70, tra una settimana Maradona ne fa 50. Due miti opposti, ma nati nello stesso continente, Sudamerica. Diversa lingua: portoghese e spagnolo. Stessa povertà, da favela e da barrio. Ma due re. Uno anche di soprannome: O'Rei. Battezzato Edison (in onore all'inventore della lampadina) Arantes do Nascimento. Diego invece più portato al soprannaturale: La mano di Dio. Anche se Cesar Luis Menotti, ex ct argentino, ha detto: "Meglio di Pelè forse Gesù, e qualche volta Dio".
Due uomini che hanno ispirato letterature e letterati. Uno nero di pelle, l'altro quasi indio. Affabulatori di piedi e di testa. Uno ha fermato una guerra, l'altro l'ha vendicata. Quando il Santos andò a giocare in Africa, Zaire e Congo fecero pace per il tempo della partita, ma Pelè dovette giocare un incontro a Kinshasa e uno a Brazaville. E Maradona nell'86 beffò l'Inghilterra per saldare i conti con i giovani argentini morti per le Malvinas. Due padri alla prese con il vizio:
Diego con la sua droga, Pelè con quella del figlio. Per questo una volta, l'unica, si sono abbracciati in tv e si sono rispecchiati nel dolore dell'altro. È stato un attimo. Poi ognuno è rientrato nella sua cornice. Uno ha trovato la gloria anche in America, a 34 anni con il Cosmos, all'altro invece l'America la gloria gliela ha strappata con l'esame di una pipì, Usa '94. Pelè a New York entra nei ristoranti, acclamato da tutte le cucine, Diego verrebbe fermato alla frontiera come tossico. Maradona, amico di Castro e delle rivoluzioni, si è fatto fotografare con la maschera di Bin Laden e pure nudo, con le bolle di sapone, in una vasca. Pelè non flirta con i sovversivi, e ha attirato per una sua partita (Cosmos-Dallas) 152 fotografi in più del presidente Carter.
Diego ci tiene a ribadire che lui è macho, non gay, Pelè ha fatto senza problemi pubblicità al Viagra. Tutti e due derubati dai loro agenti. Maradona ha allenato, Pelè no, ha preferito fare il ministro dello sport. A Diego i finanzieri italiani hanno sequestrato l'orecchino in cambio di tasse inevase, a Pelè i ladri hanno restituito la macchina, appena l'hanno riconosciuto. Diego ha rubato un gol, a Pelè invece un ladro ha portato via una rete. La più straordinaria. Segnata nel marzo '61, torneo Rio-San Paolo, il Santos vince 1-0 col Fluminese quando al 41' Pelè si fa tutto il campo, scarta sette avversari, zigzaga tra Valdo e Edmilson, lascia indietro Clovis, Altair e Pinheiro, si libera di Jair Marinho, si beve Castilho, e segna. Quella rete filmata non esiste più. È stata sostituita con un'altra. Un furto da collezionista, senza riscatto.
Gli arbitri hanno fatto piangere Maradona a Italia '90, Pelè nel '69 in Colombia ha fatto piangere di dolore e di botte l'arbitro che lo aveva espulso. Non lo picchiò lui, ma i giocatori che ottennero il brasiliano di nuovo in campo. Tutti e due hanno ispirato film e documentari. Tutti e due sanno di essere un monumento. Tutti e due non vedono l'ora che l'altro precipiti dal piedistallo per avere finalmente la piazza libera. Pelè si è illuso più volte, Diego lo ha sempre fregato, rimettendosi in posizione. Invecchiano, ma di passarsi la palla non se ne parla. In questo restano giovani, preferiscono rubarsela. (22 ottobre 2010)
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