alternative fatte in casa, milioni di calvi, quasi-calvi o futuri calvi
riusciranno finalmente a vincere la loro battaglia quotidiana contro lo
specchio di casa, dovranno ringraziare due ricercatori con il loro stesso
problema. Il professor Roland Lauster e il suo collega Uwe Marx, entrambi del
Politecnico di Berlino ed entrambi stempiati, stanno sperimentando un
procedimento che potrebbe mandare in soffitta i rimedi contro la calvizie usati
finora.
Niente più viaggi nell'Europa dell'Est per risparmiare su interventi che non
fanno altro che trapiantare i capelli della nuca in altre zone desolatamente
deserte della testa. Niente più sedute in bagno nella speranza di nascondere
con un colpo di spazzola l'implacabile stempiatura. La soluzione a cui stanno
lavorando a Berlino è altrove: nelle cellule staminali. Il team di Lauster,
formato da una ventina tra biotecnologi e medici, è riuscito per la prima volta
al mondo, partendo dalle staminali, a coltivare in laboratorio un follicolo
pilifero completo di capello.
Il procedimento è semplice: si sottopone il paziente a una biopsia (indolore)
e si isolano le cellule staminali, che vengono riprodotte in laboratorio per
ottenere i follicoli. Il vantaggio, rispetto al trapianto tradizionale
applicato oggi, sta nel fatto che con una sola biopsia si possono ottenere vari
follicoli. La moltiplicazione dei capelli persi: per molti un sogno che
potrebbe diventare presto realtà.
Certo, per ora il il follicolo coltivato è più sottile di un capello normale.
Eppure a Berlino guardano già avanti. Al più presto tra cinque anni il metodo
potrebbe essere rifinito in modo tale da venir applicato anche ai trapianti,
chiarisce Uwe Marx. Nell'attesa, il follicolo nato dalle staminali potrà
servire a vari scopi. I ricercatori non puntano infatti solo ad aiutare le
persone per le quali i 100 mila capelli posseduti in media da un uomo sono un
lontano ricordo. Altrettanto importante è un secondo obiettivo: ridurre gli
esperimenti sugli animali. I follicoli potranno infatti essere usati anche per
sperimentare l'efficacia delle sostanze usate nell'industria cosmetica e
farmaceutica. Invece di provare l'eventuale tossicità di una crema su un
animale, basta applicarla al follicolo da laboratorio e analizzarne la
reazione. Del resto già oggi i test sugli animali per studiare la stempiatura
non hanno senso, chiarisce Uwe Marx: «Nessun animale ha il problema della
caduta dei capelli: la calvizie non ce l'hanno gli scimpanzé né gli elefanti né
le giraffe». In fondo, aggiunge, i rimedi venduti oggi nelle farmacie si basano
spesso su sostanze sviluppate per affrontare problemi completamente diversi,
dalla pressione alta al cancro alla prostata. «Se avessimo a disposizione un
modello alternativo, potremmo risparmiarci i test sugli animali». E questi
ultimi non sarebbero i soli ad approfittarne: dal 2013 l'industria della
cosmetica non potrà più testare sugli animali le sostanze usate per i propri
prodotti e dovrà trovarsi delle alternative.
Non a caso a Berlino non lavorano solo al follicolo in vitro. Un team ha
creato dei mini-organi (tra cui un mini-fegato), li ha impiantati su un biochip
grande 2,4 centimetri per 6 e li ha messi in collegamento attraverso un sistema
che simula la circolazione umana. Sul chip potranno essere testati gli effetti
di nuovi prodotti cosmetici o nuovi medicinali.
con lastampa.it
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