martedì 14 dicembre 2010

Roma, esplode la rivolta dei black bloc Scontri e feriti nel giorno della fiducia

Quasi cento feriti tra manifestanti e forze dell'ordine. Decine di fermi. Una
camionetta della Guardia di Finanza incendiata, altri blindati danneggiati,
auto private date alle fiamme. È il bilancio della giornata di protesta che
oggi ha incendiato Roma. Una manifestazione che era iniziata pacificamente, con
due cortei di studenti partiti dalla Sapienza e da piazzale della Rebubblica,
ma che nel pomeriggio - dopo il sì alla Camera alla fiducia al governo - si è
trasformata in una vera guerriglia urbana.

Le violenze erano state annunciate: ieri il sindaco Alemanno aveva detto di
avere «la certezza» che degli infiltrati potessero far degenerare la situazione
e aveva e evocato il «livello di antagonismo» degli anni di piombo. A
scatenarle sono state alcune centinaia di manifestanti, che già nella tarda
mattinata al loro passaggio avevano devastato vetrine di banche, distrutto
cassonetti, panchine e auto in sosta. Il grosso degli scontri si è avuto però
nel pomeriggio, quando tra via del Corso e piazza del Popolo, tra alberi di
Natale e addobbi festivi, manifestanti e forze dell'ordine hanno ingaggiato
duri incidenti a poche centinaia di metri dai palazzi della politica.

In migliaia erano arrivati a Roma, anche da altre città, per protestare contro
il governo e la riforma Gelmini. Alla vigilia gli organizzatori avevano
annunciato oltre 50 mila presenze. In piazza si erano radunati universitari,
studenti più giovani delle superiori, ricercatori, ma c'erano anche
simpatizzanti dei gruppi antagonisti, militanti di centri sociali, attivisti di
Action, metalmeccanici Fiom, sfollati aquilani, gente dei comitati contro le
discariche di Terzigno. Come lo scorso 30 novembre, il centro storico della
capitale si era svegliato militarizzato, con blindati delle forze dell'ordine
pronti a chiudere ogni accesso alle sedi istituzionali.

La prima linea del corteo parte dall'università La Sapienza e si unisce al
Colosseo con una altro ramo di manifestati. Ma già in Corso Vittorio Emanuele,
a poche centinaia di metri da un Senato presidiato da un massiccio cordone di
sicurezza, scoppiano le prime tensioni: dalle prime file del corteo con decine
di manifestanti con caschi e volto coperto parte un lancio di grossi petardi e
bombe carte, le forze dell'ordine rispondono sparando lacrimogeni.

La testa del corteo si allunga e avanza su Corso Vittorio Emanuele, dove si
hanno altre avvisaglie delle future violenze: gruppetti di persone col volto
coperto, mischiati nel lungo serpentone umano, si staccano dalla massa pacifica
e cominciano a distruggere vetrine di banche (cinque solo su Corso Vittorio
Emanuele), bancomat e telecamere, lanciando sampietrini, bastoni e pali per la
segnalazioni stradali srdadicati e usati come arieti. Nessuno li ferma. Le
forze dell'ordine sono attestate a difesa della zona rossa, l'area
inaccessibile che comprende i Palazzi delle istituzioni.

Quindi il corteo prosegue verso il Lungotevere, cercando di aggirare i
blocchi, e all'altezza dell'Ara Pacis imbocca le strade che portano al
Parlamento. È qui, in via del Corso, che si verificano gli scontri più gravi. I
più violenti tra i manifestanti lanciano di tutto verso le forze dell'ordine:
ancora sampietrini, fumogeni, bottiglie, sassi, assi di legno, rovesciano
cassonetti e motorini, divelgono fioriere, spaccano vetrine di negozi. Gli
agenti caricano: si verifica una vera battaglia corpo a corpo, con manifestanti
che riescono a aggredire qualche agente e a rubare loro dei manganelli. Un
militare della Guardia di Finanza è immortalato dai fotografi mentre, quasi
sommerso da dimostranti, impugna la pistola d'ordinanza. Poi viene soccorso.

Intervengono a sirene spiegate le camionette blindate, che riescono a
respingere il corteo verso piazza del Popolo. In via del Corso rimangono i
resti della battaglia, alcuni cittadini denunciano violenze spropositate da
parte delle forze dell'ordine. A piazza del Popolo, però, nuovi violenti
scontri: un gruppo dà fuoco a un piccolo mezzo della nettezza urbana, poi vanno
in fiamme tre auto e un blindato delle Fiamme gialle in via del Babbuino. Sono
delle immagini choc, con due alte colonne di fumo nero che si spandono nel
cielo del centro di Roma. In terra si notano crateri con decine di sampietrini
divelti. Altri cassonetti vengono bruciati vicino il Lungotevere, arrivano i
vigili del fuoco.

Gli agenti sgomberano la piazza, ma gli incidenti continuano nell'attiguo
piazzale Flaminio. Altri lanci di oggetti: tubi innocenti e vernici trovate in
un vicino cantiere, semafori, pietre, cassonetti della spazzatura. Ancora
cariche. Molti cittadini rimasti bloccati in auto sul Muro torto assistono
impauriti alla scena. A quel punto i manifestanti violenti si disperdono,
alcuni in viale Flaminio e verso il Lungotevere, altri verso villa Borghese.

La situazione torna calma, in via del Corso i negozianti provvedono a pulire
come possibile la strada dai detriti, mentre cittadini e turisti riprendono il
classico struscio per le strade dello shopping osservando sbigottiti le
carcasse dei mezzi bruciati e gli effetti della guerriglia urbana.

con lastampa.it

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