E' l'autore del film francese che ha avuto i maggiori incassi all'estero, 30 milioni di biglietti staccati, e probabilmente anche lui l'ha un po' persa la testa per la sua cameriera di un caffè di Montmartre, così serenamente distaccata dall'universo maschile e da quello dei coetanei. E dopo quattro anni di stretto «pedinamento» per averlo come ospite, il «Sottodiciotto Film Festival» inaugura alle 20,15 al Cinema Massimo l'undicesima edizione con la prima retrospettiva italiana dedicata a Jean Pierre Jeunet. Con il regista in sala, affiancato dai curatori della sezione Stefano Boni e Massimo Quaglia, disposto a raccontare il suo modo di stare dietro la macchina da presa. A ripercorrere il percorso di cineasta dagli esordi all'ultimo lavoro, «Micmacs à tire-larigot/ L'esplosivo piano di Bazil» proiettato in anteprima nazionale questa sera e nelle sale dal 17 dicembre.
Certo per il pubblico allargato Jeunet è soprattutto Amèlie. Lui stesso ha dichiarato che dentro il personaggio interpretato dalla splendida Audrey Tautou, c'è il suo modo di scandagliare l'esistenza, il piacere di giocare, di ritrovare l'infanzia come se ci fosse sempre un tempo giusto per le favole. Ai curatori, in un dialogo raccolto nel catalogo a lui dedicato, ha raccontato che la storia ha la sua genesi in 25 anni di annotazioni di aneddoti, emozioni, desideri e dettagli. E che è profonda l'influenza dei maestri del cinema italiano: «Ogni volta che scelgo un'inquadratura è come se copiassi un piano di Sergio Leone».
La retrospettiva di Sottodiciotto parte, certo, dal «favoloso mondo» ma torna anche agli inizi del cineasta francese quando realizzava spot pubblicitari e videoclip. Si sofferma sull'incontro fondamentale con il disegnatore Max Caro, una collaborazione da cui nascono i corti d'animazione e i lavori sperimentali che spesso ebbero difficoltà a trovare finanziamenti e produttori, come «La giostra» del 1980 e «La città perduta» del '95, una metropoli «nera» e avveniristica, che verranno proiettati il 13 al Massimo dalle 20,20. A quattro mani con Caro, Jeunet ha scritto anche «L'evasione» del '78,i fantasiosi tentativi di fuga di un detenuto dal carcere parigino che fanno leva sull'uso dei pupazzi animati, e «Il bunker dell'ultima raffica» dell'81, un luogo-metafora che ha dentro la pancia l'orrore delle guerre e non propone dialoghi: in programma il 14 dalle 16,15 sempre al Massimo.
A sei anni da «Una lunga domenica di passioni», l'ultima fatica ««Micmacs», è un cambio di rotta, affronta un argomento drammatico, il traffico delle armi. Il personaggio che entra nelle maglie di una situazione anomala, rappresentata ai margini della società, è Bazil, con l'attore di «Giù al Nord» Dany Boon. E' un appassionato di cinema, e non può che lavorare in un videonoleggio; ha perso il padre a nove anni per lo scoppio di una mina e lui stesso una notte è stato colpito alla testa da una pallottola vagante. Un proiettile che è rimasto vicino cervello, toglierlo potrebbe rendere Bazil un vegetale, ma così, ogni giorno può essere l'ultimo.
Il protagonista cerca vendetta, si unisce a un gruppo di emarginati per mettere a punto un piano contro i trafficanti d'armi, anche se certo Jeunet non gli dà il potere dell'eroe pronto a tutto, dell'uomo-macchina senza scrupoli. Resta sul terreno del surreale, di un uomo che si interroga su quesiti minimi, assurdi: la zebra è a strisce bianche e nere, o nere e bianche? Una donna può stare dentro un frigorifero? Sonda i limiti della ragione. Dopo l'apertura ufficiale anticiperà l'anteprima il corto «Foutaises», con l' attore feticcio di Jeunet, Dominique Pinon, che in pochi minuti si butta in un elenco delle cose che gli piacciono e quelle che detesta, mentre in coda a «Micmacs», alle 22,45, sfilerà il primo lungometraggio, «Delicatessen»: in uno scenario apocalittico una sette segreta di vegetariani si nasconde sottoterra.
con lastampa.it
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