il gruppo di «vendicatori» del fondatore di Wikileaks
MILANO - Nuovo capitolo di quella che è stata definita la «cyberguerra
mondiale», che vede schierati da una parte i giornali e i siti impegnati a
rilanciare in tutto il mondo i file resi pubblici da Wikileaks e gli hacker
schierati a favore di Julian Assange e dall'altra i governi (soprattutto quello
americano) e i siti web che non possono o non vogliono resistere alle pressioni
e alle sollecitazioni di chi è deciso a bloccare la diffusione dei dati
riservati. Facebook, il re dei social network, ha rimosso la pagina di
Anonymous, il gruppo di hacker responsabili della campagna di rappresaglia
«payback» e che hanno colpito, in rapida successione, le organizzazioni
«colpevoli» di aver ritirato il loro appoggio ad Assange. Finora gli attacchi
di rappresaglia hanno già bersagliato Mastercard, Paypal, Visa e le Poste
Svizzere, tutte organizzazioni che hanno bloccato i bonifici dei sostenitori al
sito di Wikileaks. Ma non solo: nel mirino degli hacker sono finiti anche il
sito web della paladina conservatrice del Tea Party, Sarah Palin, che si è
vista disabilitare le sue carte di credito e quelle del marito Todd, il sito
del senatore Lieberman, infine la Borgstrom and Bostrom, lo studio legale
svedese che rappresenta le due donne che accusano Assange di stupro.
LE MOTIVAZIONI DI FB - Ora la discesa in campo di Facebook: un portavoce del
social network ha spiegato che la pagina Anonymous è stata rimossa per aver
«violato i termini» di Facebook. «Noi - recitava un messaggio all'indirizzo
dove si trovava la pagina di Anonymous - rimuoviamo pagine che attaccano
individui o gruppi». La pagina di WikiLeaks, che ormai conta oltre 1 milione di
sostenitori, non è stata invece rimossa perchè l'azienda non interviene su
«argomenti» controversi. «Non abbiamo ricevuto nessuna richiesta di rimozione
della pagina WikiLeaks - ha proseguito il portavoce - o notifiche che gli
articoli postati nella pagina contengano materiale illegale. In quel caso
avremmo ovviamente analizzato il materiale in base alle nostre procedure e i
nostri standard e l'avremmo rimossa se giudicato necessario. Ma la semplice
esistenza di una pagina WikiLeaks non viola nessuna legge».
con corriere.it
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