lunedì 30 agosto 2010

Campionato: Bianconeri deludenti a Bari: Krasic e Quagliarella in ombra Del Neri realista: «Sappiamo che sarà un anno complicato»

Volendola guardare dal lato positivo per la Juve, e già si fa una discreta fatica, a Bari s'è almeno vissuto un pomeriggio didascalico: su come si applica il 4-4-2, quello che da quest'anno dovrà tornare a essere legge pure in casa Juve. In particolare, attacchi insistenti sulle corsie, innescati da triangolazioni profonde, spesso di prima, e sforamento dell'altrui trincea del fuorigioco: tutto ciò che ha fatto benissimo la squadra di Ventura, che aveva l'indiscutibile vantaggio di addestrarsi da un anno sullo stesso copione, con apprezzabili risultati. Gigi Del Neri non può avere ovviamente quella scioltezza che deriva dall'abitudine, ma pure disponeva di più qualità e tecnica: non s'è avvistata, macinata dagli sprint di Alvarez e Ghezzal, dalla regia di Almiron, ieri in versione Xabi Alonso ma con più corsa, e dalle giocate di Donati, sgusciato dalla panchina in versione fenomeno, con gol incluso.

Guai a battezzare un campionato dal primo passo, pregasi rivedere l'avvio funambolico di quello passato, ma le spie si sono accese lo stesso: «Quando si perde - confessa alla fine il tecnico - i campanelli d'allarme si sentono sempre molto. Non abbiamo fatto una buona partita, e lo sappiamo, e dovremo migliorare gli errori». Per dare l'idea: se la batosta per 3-1 nel dicembre della scorsa stagione fu esagerata nel punteggio, l'1-0 di ieri è decisamente troppo ridotto. A parte l'avvio, il Bari ha dominato, sprecando almeno quattro grosse occasioni per sigillare la partita, e non tenerla in vita fino all'ultimo secondo, quando Giorgione Chiellini, comunque il migliore, ha spedito oltre la traversa il colpo di testa del pareggio, soletto ai bordi dell'area piccola. Il non arrendersi allevia l'animo di Del Neri, ma nessuno può essere soddisfatto. «Sappiamo che sarà un'annata complicata - continua l'allenatore - e dobbiamo pensare solo a lavorare». Ai suoi concede qualche alibi, «perché ci mancavano cambi di ruolo e gente come Amauri e Iaquinta che dà forza all'attacco», ma pure prende nota dei peccati: «Sul loro gol dovevamo fare più attenzione, perché tutto è nato da una punizione battuta velocemente da loro, e una squadra esperta come la nostra non dovrebbe concederlo».

Invece ha concesso di tutto, sui versanti laterali, dove Alvarez e Ghezzal hanno affettato tutti, e pure in mezzo, perché Donati e Almiron, quello che a Torino pareva uno da Gialappa's, hanno comandato ritmi e spazi. La Juve ha messo il naso davanti solo con un colpo di testa alto di Bonucci (7') e con un'incursione centrale di Felipe Melo, chiusa con un rasoterra deviato poco lontano dal palo (34'), ma per il resto sono stati guai. Cominciati dopo neppure tre minuti, quando Almiron ha forato il fuorigioco per Barreto, che ha sparato altissimo davanti a Storari. Occasionissima venti minuti più tardi, quando un triangolo tra Ghezzal e Barreto ha messo l'algerino davanti a Storari: gol impedito solo per uscita fenomenale del portiere, che s'è beccato pure una gomitata in testa, giocando il primo tempo con una vistosa benda. Con una così evidente occupazione territoriale, il gol era davvero questione temporale: ci ha pensato Donati, entrato per l'ammaccato Gazzi, che ha infilato l'angolo lontano dal limite dell'area. Sull'episodio, non proprio ermetica la guardia di Marchisio e, poco più avanti, di Bonucci e Chiellini. Nella ripresa, Del Neri ha mischiato uomini, ma il dominio del Bari è rimasto: una deviazione di De Ceglie e una di Chiellini hanno evitato due gol fatti. «Alla fine ho avuto la consapevolezza che dall'anno scorso non è cambiato nulla», ha detto dei suoi Ventura. Toccherà alla Juve dimostrare che non è così anche per lei.

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