relazioni Il giallo della cintura: quella indicata da Misseri non è quella
dell´assassinio
TARANTO - Sarah intorno alle 14 aveva mangiato un sofficino. Trenta, quaranta
minuti dopo al massimo è stata assassinata. Ma nel suo stomaco non è stata
trovata traccia di cibo. Parte da questa constatazione tecnica, al momento
all´esame dei medici legali e carabinieri del Ris, un nuovo elemento che
potrebbe spingere la procura a cambiare la dinamica e gli orari dell´omicidio
di Sarah Scazzi. Se il particolare fosse confermato, infatti, si dovrebbe
spostare l´orario del delitto: non sarebbe più collocabile, come dice oggi il
tribunale del Riesame, tra le 14,28 e le 14,35. Ma bisognerebbe spostarlo
qualche ora dopo.
Fatto questo che cambierebbe tutte le carte in tavola. Prima di fare un passo,
però, la Procura vuole cristallizzare l´elemento: aspetta, quindi, la relazione
finale del Ris e cerca anche le risposte dei medici legali. Il professor
Giancarlo Umani Ronchi, il consulente di parte di Michele Misseri, sostiene per
esempio possibile che il cibo sia stato espulso quando il cadavere era nel
pozzo. Mentre l´ex generale dei Ris, Luciano Garofano, che lavora per la
famiglia Scazzi, ritiene molto difficile questa possibilità: se così fosse,
Sarah è stata ammazzata dopo le 15,30. Significherebbe per le indagini
ripartire quasi da zero.
Non è l´unico dubbio scientifico sulla dinamica dell´omicidio. Esiste un
problema sull´arma del delitto. La cintura indicata da Misseri non è certamente
quella dell´assassinio. Ma non lo sarebbero neanche le altre 49 cinture
sequestrate in via Deledda: ce n´è soltanto una, che seppur differente rispetto
al racconto di Michele, coinciderebbe invece con l´indicazione data dal
professor Strada nella perizia della Procura e sulla quale ci sono tracce
biologiche che in queste ore stanno analizzando. Il secondo punto interrogativo
attiene invece il luogo del delitto. Misseri continua a parlare del garage. Gli
investigatori, almeno ufficialmente, gli credono. Il problema è che le analisi
scientifiche non hanno trovato tracce biologiche di Sarah nel garage. Non ci
sono, in realtà, nemmeno in casa, altro luogo del delitto possibile.
«Ma chissà quante volte è stato lavato quel pavimento» fa notare un
investigatore. Insomma, un altro punto interrogativo. Che si affianca, però, a
una serie di prove ritenute certe dalla Procura, dal giudice per le indagini
preliminari e dal collegio del tribunale del Riesame. Elementi che inchiodano
Sabrina: dalle menzogne nelle ore immediatamente successive al delitto al
movente, ci sono una serie di gravi indizi per sostenere che la ragazza sia
l´assassina di sua cugina. «Non sono stata io: mio padre ha raccontato tutto
questo perché voleva uscire dal carcere e io non avevo un´ossessione per Ivano.
Mi piaceva un altro ragazzo, si chiama Leonardo» ha ripetuto però ancora ieri
Sabrina dal carcere, incontrando la psicologa Cinzia Gimelli.
Intanto le indagini proseguono. E vanno anche in altre direzioni. Per esempio
la Procura vuole capire il ruolo di Cosima Misseri. Il marito Michele sostiene
che la signora era all´oscuro di tutto. La Procura non è convintissima: a
insospettire c´è la bugia sulla mattina del 26 agosto, quando Cosima ha
raccontato di essere andata al lavoro ma alcuni testimoni raccontano il
contrario.
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