di intercettazioni
ROMA - Il ministero della Giustizia ha avviato «l'istruttoria necessaria» per
fare chiarezza sulla fuga di notizie relativa alle intercettazioni riguardanti
Perla Genovesi (l'assistente parlamentare in quota Forza Italia che parlò anche
dei festini che si sarebbero svolti nella residenza del premier), e sul fatto
che non sia stata chiesta alcuna autorizzazione a procedere per mettere sotto
controllo le utenze dei parlamentari coinvolti nella vicenda. Lo ha reso noto
il sottosegretario alla Giustizia Giacomo Caliendo rispondendo in commissione
Giustizia della Camera all'interrogazione presentata dal deputato Pdl Manlio
Contento a proposito della pubblicazione su quotidiani come «Il Fatto» di brani
di conversazioni contenute nell'inchiesta che è stata trasmessa per competenza
dalla Procura di Palermo a quella di Milano. La vicenda si intreccia con quella
della escort Nadia Macrì che era stata interrogata dai magistrati di Palermo
dopo che di lei aveva parlato proprio Perla Genovesi, la «pentita» di un
presunto traffico di droga. Nadia Macrì sostiene di aver «avuto incontri con il
presidente Berlusconi tramite Lele Mora» per cui avrebbe lavorato».
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L'ISTRUTTORIA - «Le competenti articolazioni ministeriali - ha avvertito
Caliendo - hanno avviato l'istruttoria necessaria per acquisire i dati
informativi indispensabili per ricostruire compiutamente la vicenda
processuale» che vede coinvolta Perla Genovesi. Il Dipartimento
dell'Organizzazione Giudiziaria, continua il sottosegretario, «ha già
provveduto a richiedere notizie, per il tramite dei Procuratori generali di
Palermo e Milano, ai fini della ricostruzione complessiva del caso». Il
ministero, infine, ha proseguito Caliendo, non esclude di avviare un'ispezione:
«Allo stato - ha detto - appare necessario attendere l'acquisizione degli
elementi informativi già richiesti al fine di valutare, all'esito,
l'opportunità di disporre un ulteriore approfondimento, eventualmente anche per
il tramite dell'Ispettorato generale». In sintesi, il deputato del Pdl, nella
sua interrogazione, denunciava sostanzialmente quattro fatti: che le
intercettazioni tra Perla Genovesi e dei parlamentari erano state pubblicate;
che erano stati diffusi i tabulati; che era stato messo sotto controllo il
telefono di Arcore senza chiedere l'autorizzazione a procedere (visto che
quell'utenza è usata spesso da deputati e senatori); che ci dovrebbero essere
delle responsabilità «in capo alle Procure di Palermo e Milano» visto che tutte
queste notizie erano contenute negli atti dell'inchiesta che è stata trasmessa
dal capoluogo siciliano a quello lombardo. Per tutte queste ragioni, Manlio
Contento aveva chiesto al ministero se non fosse il caso di avviare
un'ispezione «presso tutti gli uffici giudiziari coinvolti» al fine di valutare
l'opportunità di esercitare «l'azione disciplinare nei confronti dei magistrati
eventualmente responsabili di illeciti». Il governo oggi ha risposto dicendo
che l'istruttoria sull'intera vicenda è stata avviata e che non si escludono
future ispezioni.
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