Sabrina aveva solo Ivano». Un'ossessione amorosa che, anche per il Tribunale
del Riesame, ha scatenato l'omicidio di Sarah Scazzi. I giudici lo hanno
scritto chiaramente nella sentenza in cui spiegano di avere respinto la
richiesta di scarcerazione di Sabrina Misseri perché esistono un «concreto
pericolo di fuga», il rischio di inquinamento delle prove e quello che la
giovane «commetta delitti della stessa specie per cui si procede». Sabrina,
quindi, viene descritta come un personaggio pericoloso, scaltro e abile a
depistare le indagini, con l'invio di squilli ed sms «sin dai primi minuti
susseguenti al delitto». Le motivazioni, attese da giorni, sono state
depositate nella cancelleria del Tribunale di Taranto. Cade il movente
sessuale, le molestie verso Sarah di cui si era accusato lo zio Michele, mentre
il Tribunale, tra l'altro, ritiene credibile Stefania De Luca, amica di Sabrina
che aveva riferito il «suo disagio perché si sentiva eccessivamente robusta e
poteva non piacere ad Ivano, che preferiva la cugina».
«La forte attrazione - scrivono i giudici del Riesame - nutrita dalla Misseri
per Ivano e il conseguente sentimento di gelosia provato, che vedeva coinvolta
la vittima, non lascia dubbi sul movente dell'uccisione della 15enne di
Avetrana». Nell'ordinanza il collegio giudicante ripercorre la genesi
dell'omicidio e le successive mosse dei protagonisti. A scatenare la rabbia di
Sabrina fu il rifiuto di Ivano, una sera che i due si erano appartati in
macchina, e il successivo racconto della vicenda che Sarah fece al fratello
Claudio. «È ragionevole affermare - sostiene il Riesame - che sia stata proprio
questa la goccia, ovvero il punto di rottura che ha fatto scattare nella
ricorrente una forma di rancore nei confronti della cugina la quale, per di
più, era anche lei interessata al Russo e veniva quindi vista come
l'antagonista; così come è altrettanto plausibile che la Scazzi avesse
utilizzato l'argomento del rifiuto da parte del Russo per schernire la cugina o
comunque per rimarcare che con il Russo non aveva un futuro».
I giudici del tribunale del Riesame di Taranto, nelle 54 pagine con la quali
hanno motivato il perché Sabrina Misseri deve rimanere in carcere con la
pesante accusa di aver ucciso la cugina Sarah Scazzi, spiegano che Michele
Misseri, durante gli interrogatori nei quali ha fornito versioni differenti del
delitto prima di arrivare a quella definitiva, ha patito un grande 'travaglio'.
«Le differenti versioni - scrivono i magistrati - non sono sintomatiche di
inattendibilità bensì espressione del travaglio necessario per giungere,
riferendo la verità dei fatti, ad abdicare all'impegno assunto con la figlia di
tenerla immune da ogni responsabilità».
Nessun commento:
Posta un commento