NOVI LIGURE - L'attrice-imprenditrice bulgara Michelle Bonev viaggiò dalla Bulgaria all'Italia con un volo pagato dal governo italiano. Poi, arrivata al festival del cinema di Venezia dove il ministro della Cultura Sandro Bondi si era adoperato per farle assegnare un premio - premio effettivamente ritirato dalla Bonev per la non indimenticabile opera prima "Goodbye Mama" - alloggiò e cenò lussuosamente, assieme a una delegazione di 40 connazionali. Sempre e tutto a spese del "paese ricevente". L'Italia. A confermarlo, con tanto di lettere ufficiali, è il ministro della Cultura bulgaro, Vejdi Rashidov. Intervistato dall'emittente Btv-mediagroup, il collega di Bondi racconta che all'attrice - "un'amica molto cara al primo ministro bulgaro e a Berlusconi", già coinvolta nel caso intercettazioni Saccà, con l'ex direttore generale della Rai che la impone al Dopofestival di Sanremo - l'invito per la gita veneziana arrivò con una lettera spedita dal nostro titolare della Cultura al suo omologo di Sofia: la missiva è del 25 agosto 2010.
Ed è quello, di fatto, il trampolino di lancio tanto atteso da Michelle, desiderosa di vedere il suo film consacrato alla Biennale del cinema (riconoscimento assegnato da "Action for Women" della deputata Pdl Debora Bergamini) . Prima di confermare la presenza al Lido della delegazione bulgara, Rashidov, come prevede la prassi istituzionale, chiede l'autorizzazione al primo ministro, Boyko Borisov. Che ovviamente non ha
nulla in contrario, anzi. Purché a sostenere le spese di viaggio sia il "paese ricevente". E infatti andrà così. Tra voli privati, cene al ristorate Cipriani, pernottamento in hotel pluristellato, trasferimenti e spese varie, il tour veneziano della compagnia partita da Sofia sarebbe costato non meno di 400mila euro. Una cifra ragguardevole.
Bondi, già travolto dalle vicende del crollo di Pompei e della parentopoli di famiglia, l'altro giorno ha smentito: "Nessun viaggio pagato". Ma ora a metterlo in fuori gioco è la versione del collega bulgaro. "Pagò l'Italia, certo, ma non ho chiesto lo scontrino", dice Rashidov.
Tira un vento decisamente contrario in questi giorni sul ministro della Cultura. La rivolta del mondo del cinema e del teatro. La figuraccia mondiale dei resti pompeiani venuti giù per l'incuria. L'imbarazzo derivato dalla disinvoltura con cui ha risolto i suoi affanni familiari (un posto al ministero per il figlio della compagna, la deputata pidiellina Emanuela Repetti, e 25 mila euro di fondi Fus per l'ex marito, Roberto Indaco).
Uno tsunami di cui si avverte la forza anche qui, a Novi Ligure. Il paese della fidanzata dove Bondi ha trasferito la sua residenza e che tanto vorrebbe (o avrebbe voluto) trasformare se non in feudo elettorale (la giunta eletta lo scorso anno è saldamente di centrosinistra) almeno in un suo piccolo regno. Sul modello Scajola-Imperia.
Del clan Bondi, in queste ore, almeno ufficialmente, non vi è traccia. Manuela Repetti è a Roma. Suo padre, il potente immobiliarista Giovanni, ex panettiere detto "Panetto" (e sua figlia "Panetta"), sponsor del Pdl, di questa storia non ne vuole nemmeno sapere. Come fantasmi sono i due parenti - per estensione - beneficiati da "Sandro", il generoso ministro che qui molti considerano una specie di Santo Patrono. Di Fabrizio Indaco, laureando in architettura e figlio di Manuela, essendo stato piazzato alla Direzione generale del cinema in Piazza S. Croce in Gerusalemme, a Roma, si dice sia giustamente nella capitale. Non pervenuto nemmeno il padre, Roberto, che conobbe la Repetti quando da Viterbo venne qui in servizio militare (quando nasce Fabrizio lei ha solo 17 anni). Per lui il buon cuore di Bondi ha prodotto un incarico di consulente dell'Osservatorio dello Spettacolo nell'anno 2009. Per occuparsi genericamente di "Teatro e Moda" gli vengono riconosciuti 25 mila euro.
Sarebbero loro, gli Indaco padre e figlio, i "due casi umani" per i quali Bondi dichiara di essersi speso. Il secondo in particolare sarebbe il protagonista di una "vicenda molto dolorosa, una storia privata", spiega il ministro. Già, risolta però con soldi pubblici. Dai microfoni della Zanzara su Radio 24 Manuela Repetti difende il compagno. "Solo una combinazione", dice a proposito del posticino ricavato da Bondi per il figliastro. "Non è mica vietato, è giovane, è uno studente come tanti altri che ha fatto la sua piccola esperienza di lavoro".
Da quando Bondi è arrivato a Novi, il paese è molto cambiato. I soldi del ministero arrivano a getto continuo. Un decreto dei Beni culturali ha appena stanziato 670 mila euro per i lavori di due chiese (il Duomo, 500 mila, e San Pietro, 170 mila). Prima c'era stata la promessa dei fondi necessari per il restauro del teatro Marenco. E i soldi (550 euro) per la banda del paese. Nel frattempo Bondi aveva già fatto felice la compagnia teatrale di Mariano Anagni, vicina a Fivizzano, il suo paese: 285 mila euro di finanziamenti. Se fosse una commedia s'intitolerebbe lui lei il figlio e l'ex. Tutti insieme a Novi Ligure. Ma la battuta più graffiante è di un anziano all'ora dell'aperitivo: "Bondi prendendosi la Panetta (Repetti, ndr) si è dovuto prendere tutto il pacchetto".
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