"Molti pronti a passare con me
alcuni abbiamo dovuto fermarli
A sinistra tanti capetti in guerra
I file di Wikileaks? Solo danni"
«Incredibili». Questo l'aggettivo che Silvio Berlusconi usa per definire le
parole di Gianfranco Fini sul fatto che «questa è una legislatura che può
durare». Il premier a Matrix (dove annuncia, tra l'altro che il Pdl cambierà
nome) sbotta: «Certamente queste dichiarazioni hanno dell'incredibile», visto
che il 14 dicembre scorso Futuro e Libertà ha votato «una mozione di sfiducia
nei miei confronti». Quindi, scandisce il Cavaliere, o la maggioranza si
allarga oppure non resta che la strada del voto anticipato.
Pensa all'Udc il premier e non solo. «Se da Casini da Fini e da coloro che
stanno costituendo il terzo polo c'è un'opposizione democratica», allora «è
logico che ci possano sostenere e questo va bene». Pier Ferdinando Casini ha
chiarito che i centristi non entreranno nè nella maggioranza nè nel governo ma
ha ribadito «non possiamo lavorare solo per mettere i bastoni tra le ruote del
governo, sarebbe una cosa miseranda» e non lo farà l'area di responsabilità
costituita con Fli, Mpa e Api, ma «la maggioranza riconosca i suoi limiti,
abbandoni la sindrome di autosufficienza che non porta da nessuna parte».
Il Cavaliere non si scompone: «Con questi numeri si governa agevolmente, meno
agevole è approvare le riforme indispensabili per il Paese». Certo il ritorno
alle urne, per il premier, «non farebbe bene al Paese». E, in quest'ottica,
Berlusconi accoglie con favore l'offerta di Casini. Ottimista ma prudente:
«Prendo atto dell'offerta di Casini con cui non ho mai avuto discussioni di
cattivo gusto e che non ha mai rivolto nei miei confronti giudizi volgari,
spero che possa essere così». Si fida? viene chiesto al Cavaliere: «In politica
è buona regola essere molto prudenti», ribatte. E comunque per Berlusconi è
naturale che l'Udc si collochi nel centrodestra anche perchè «l'alleanza con la
sinistra lo penalizzerebbe molto nel numero dei voti, c'è un sondaggio
Euromedia che dice addirittura del 70% dei voti». E sulle perplessità della
Lega sui centristi: «Prevalga il bene del Paese».
Berlusconi dunque rimette la pistola del voto anticipato sul tavolo e punta il
dito contro Fini reo di «aver fatto venir meno il sostegno al governo»,
imbarcandosi «in un'avventura sconsiderata e irresponsabile. La verità è che
volevano mandare a casa il governo e Berlusconi». Ma molti in Fli, ribadisce,
si sono già pentiti: «Ritengono di aver pagato il debito di riconoscenza verso
Fini. Ora ritengono di non poter tradire gli elettori». Quindi è possibile
puntellare la maggioranza anche perchè «tutte le persone di buon senso, a
cominciare dal presidente Napolitano, si augurano che non ci una crisi della
maggioranza», specifica il Cavaliere.
Casini, da parte sua, osserva che, dopo il 14 dicembre con l'ok alla fiducia,
«la partita è finita: Berlusconi ha preso la maggioranza, ha il dovere di
governare e noi non possiamo lavorare solo per mettere i bastoni tra le ruote
del governo». E spiega: «Non apro e non chiudo... Si è formata un'area di
responsabilità. Io non devo fare appelli a nessuno. L'Italia è in una
situazione difficilissima», dunque «il governo governi, l'opposizione ha il
dovere di essere responsabile» perchè «sarebbe una cosa miseranda mettere i
bastoni fra le ruote».
E anche Fini oggi conviene sul fatto che la legislatura può continuare: «Alla
luce di quello che ha detto ieri il Capo dello Stato, ma alla luce di quello
che immediatamente dopo ha detto il presidente del Consiglio, questa è una
legislatura che può durare». Per il presidente della Camera: «È chiaro il tempo
risponderà alla domanda se è una legislatura che dura e che traduce in realtà l'
auspicio iniziale di alcune riforme o se è una legislatura che si trascina
senza che vi sia al termine della medesima un risultato di tipo riformatore
rilevante».
Fini intravede come possibile il percorso della legislatura fino al suo
compimento ma vi sono riforme ineludibili da fare e in questo senso legge il
monito di ieri del presidente Napolitano: «Credo che il monito che ha lanciato
il Capo dello Stato ieri debba essere tenuto persente da tutti. Se non si segue
questa strada il rischio è quello di non portare a compimento quelle riforme
che da tutti vengono considerate non più eludibili». Come la riforma
elettorale. «Confermo un dubbio, una forte perplessità sull'attuale legge
elettorale in ordine soprattutto, qualora la politica determini delle nuove
aggregazioni, ad un uso secondo me distorsivo del premio di maggioranza. Senza
scomodare la storia, fu bollata come legge truffa una legge che prevedeva che
scattasse il premio di maggioranza se raggiunto il 50,01 per cento dei
consensi, figuriamoci che truffa è se scatta il premio di maggioranza a
prescindere dalla soglia oltre la quale scatta. Non è una considerazione
asettica, è una considerazione che ha alle spalle una riflessione politica».
Infine, sul suo ruolo di presidente della Camera, ribadisce l'intenzione a non
lasciare la carica: «Anche se fosse vero che il ruolo di presidente della
Camera è o potrebbe essere un impaccio per un'attività propriamente politica, e
non è così, io ho il dovere in primo luogo di rispettare il mandato che mi è
stato conferito e utilizzerei in modo improprio le dimissioni. Io sono stato
eletto presidente della Camera, rimango presidente della Camera fino all'ultimo
giorno della legislatura».
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