Keplero, che pure faceva oroscopi, consigliava di diffidare dell'astrologia.
Un saggio spiega come da scienza si sia trasformata in superstizione
L'astronomo Giovanni Keplero, scopritore delle tre famose leggi sul moto dei
pianeti, nel corso della sua vita compilò 800 oroscopi. Che cosa ne pensasse si
capisce dalla risposta data a un amico che gli chiedeva un consulto astrologico-
matrimoniale: «Non troverai moglie tra gli astri perché è la Terra che
partorisce questo genere di animali». La battuta non è politically correct.
Però Keplero aveva l'attenuante di un matrimonio infelice alle spalle.
Quando nel 1611 la prima moglie, Barbara Muller, lo lasciò vedovo, pensò a
risposarsi, per fare la sua scelta agì razionalmente (si fa per dire).
Selezionò la sposa tra undici candidate soppesandole secondo una lista di pregi
(operosità, viso gradevole, onestà della madre, resistenza alla fatica) e
difetti (superbia, propensione a spendere molto denaro, lineamenti volgari,
malanni polmonari). Vinse Susanna, un'orfana di 24 anni che descrive così:
«nessuna superbia, nessuna dissipatezza, tenacia nella sopportazione delle
fatiche, un'ordinaria dimestichezza nel governare la casa, età media e un animo
disposto a sviluppare quelle doti che ancora non ci sono». Il tono sarebbe più
adatto a giudicare una badante che una moglie: crudi erano i tempi, il
Romanticismo ancora lontano. Non sappiamo se furono felici, ma Susanna gli
diede sei figli. Peraltro anche Barbara gliene aveva dati cinque.
Keplero traeva oroscopi ma non ci credeva. Il contrario del medico e
matematico Girolamo Cardano: lui ci credeva al punto che, secondo la
tradizione, avendo pronosticato il giorno della propria morte e trovandosi
ormai a ridosso della fatidica data che le stelle gli avevano indicato, per non
smentirsi digiunò fino a spegnersi per inedia. Soluzione drastica. Ma l'
oroscopo fu rispettato.
L'astrologia ha il suo momento magico in questi giorni tra un anno e l'altro:
imperversa su giornali, tv e settimanali attenti alle faccende zodiacali. Ma
anche fuori stagione risulta che ogni giorno 18 milioni di italiani incomincino
la loro giornata dopo aver consultato l'oroscopo, magari casualmente,
ascoltandolo alla radio in auto mentre vanno al lavoro o gettando uno sguardo
distratto a qualche giornale. Sembra, dunque, che l'astrologia sia in buona
salute. Invece Andrea Albini ha appena pubblicato un libro dal titolo L'autunno
dell'astrologia (Odradek) dove documenta «il declino scientifico del discorso
sulle stelle da Copernico ai nostri giorni». Come si spiega questo paradosso?
Storicamente l'astrologia si suddivideva in varie specializzazioni. C'era l'
astronomia giudiziaria, che doveva aiutare i giudici a orientarsi tra condanna
e assoluzione. Questa per fortuna si è estinta, e neppure Lombroso riuscì a
sostituirla con la sua teoria del «delinquente nato» (per inciso, lui non
credeva all'astrologia, ma allo spiritismo sì). Un altro settore era quello
dell'astrologia medica. Questo godeva di buon credito, se lo stesso Keplero
consultò un astrologo del settore per capire come mai il suo stato di salute
non corrispondesse al pronostico. In ogni caso anche l'astrologia medica è
tramontata da un pezzo, benché sopravviva pallidamente nell'oroscopo alla voce
«Salute», accanto ad «Amore» e «Affari». Se poi invece pensate alle cosiddette
medicine alternative (dall'agopuntura di Scilipoti all'ayurvedica, dai Fiori di
Bach alla cromoterapia), bisogna ammettere che qualche traccia di negromanzia
esiste tuttora ma non fa più riferimento al cielo se non come destinazione
finale del paziente.
Rimangono l'astrologia genetliaca, che ha tuttora i suoi fedeli, e l'
astrologia naturale, cioè l'idea che le condizioni ambientali della nascita
possano influenzare l'esistenza. La prima è quella che ispira le rubriche
quotidiane più ingenue. Alla seconda credo anche io: non è indifferente nascere
nel Burundi o a Milano in via Manzoni, in casa Esposito o in casa Tronchetti
Provera.
Con l'affermarsi del sistema copernicano (il Sole al centro del cosmo, la
Terra retrocessa in periferia) e la scoperta di nuovi astri invisibili a occhio
nudo, inizia un serrato confronto scientifico che Albini nel suo libro
documenta. Non mancò il tentativo di costruire un'«astrologia copernicana» ma
po' per volta gli scienziati passarono dalla parte degli scettici. L'astrologia
di oggi non ha nulla a che fare con quella storica: è un aspetto del New Age,
come la moda dello Zen. Superstizione e mentalità razionale tuttavia convissero
a lungo. Newton, padre dell'altisonante legge di gravitazione universale e del
razionalissimo calcolo infinitesimale, fu alchimista e teologo, cercò invano la
pietra filosofale che trasforma in oro i metalli vili e rischiò l'eresia per le
sue idee sulla Trinità, proprio lui che aveva studiato al Trinity College.
Tra gli scettici spicca invece il modenese Geminiano Montanari, allievo di un
allievo di Galileo, laureato a Salisburgo e poi in cattedra all'università di
Padova. Dal 1674 al 1675 Montanari pubblicò sotto lo pseudonimo «Gran
cacciatore di Lagoscuro» il Frugnuolo degli influssi, previsioni astrologiche
completamente inventate che ebbero un incredibile successo.
Due anni prima di morire Montanari svelò la beffa. Invano. Non c'è niente da
fare con chi vuole credere. Lo sanno quelli del Cicap, che hanno dimostrato
come ognuno possa riconoscersi in qualsiasi oroscopo grazie alla genericità dei
verdetti astrologici.
E, tutto sommato, di fronte alle affermazioni dei politici che ci raccontano
che in Italia tutto va bene, non c'è disoccupazione e la riforma dell'
università è antibaronale, l'astrologia sembra il male minore. Basta che non
serva a togliere altro denaro a chi ne ha già poco. Perché se c'è più gente che
crede all'astronomia, lo stipendio degli astronomi rimane lo stesso (basso). Ma
se c'è più gente che crede alle stelle, gli astrologi ingrassano.
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