Se non avete ancora aperto la busta che vostro figlio ha spedito a Babbo Natale - e se vostro figlio frequenta le elementari o giù di lì - correre verso il negozio di balocchi più vicino potrebbe essere fiato sprecato. All'appuntamento con l'albero di Natale mancano solo tre giorni. Si è aperta la caccia ai regali introvabili.
Non esistono statistiche, ma basta fare qualche telefonata per imparare a memoria i nomi dei «most-wanted» di quest'anno: in testa c'è Toffee, un cavallino elettronico, seguono la Chocoleria e Gommosella di Hello Kitty e Gogo, un cucciolo che abbaia come un vero cagnolino. Ieri gli ultimi esemplari di Toffee facevano bella mostra di sé su eBay, accompagnati dalla scritta «introvabile», e da un prezzo anche di 50 euro superiore rispetto a quello di vendita. L'unica consolazione possibile, online, è il racconto di chi ci è già passato: « Ma voi conoscete l'Isola dei Gormiti? – scriveva una mamma sul forum di ciao.it il 14 dicembre del 2006 -. Fino al 20 novembre era un gioco come un altro, adesso è introvabile».
Cambiano i prodotti, si ripete la dinamica. In queste ore, ad esempio, non sono soltanto il cavallino Toffee e i prodotti marchiati Hello Kitty a far impazzire genitori, zii e nonni. Sono difficili da trovare anche Mega Bumblebee della serie Trasformer, alcuni videogames per le consolle Wii e Nintendo Ds, il gioco da tavola Trivial Pursuit Casinò, i Lego della serie Creator.
Ma com'è possibile che le aziende non riescano a soddisfare l'impennata di richieste? «È difficile prevedere i gusti dei bambini, ma l'obiettivo, naturalmente, è quello di vendere tutto il possibile – risponde Stefania Borghini, docente del dipartimento di marketing dell'Università Bocconi di Milano –. Una delle soluzioni potrebbe essere questa: le aziende, appena li riconoscono, tengono una parte dei loro prodotti di punta in magazzino, lasciando in circolazione prodotti alternativi. Piuttosto che presentarsi a mani vuote i genitori acquistano un giocattolo simile a quello desiderato dal bambino. Le aziende scommettono sul senso di colpa degli adulti. La richiesta originale, infatti, viene comunque soddisfatta a gennaio, quando i prodotti ritornano sugli scaffali».
Qualcosa del genere sta accadendo anche per i prodotti destinati agli adulti. Alla Rinascente, accanto al Duomo di Milano, sono andati a ruba i parka Artic della Woolrich. Fra corso Vittorio Emanuele e corso Buenos Aires, due delle vie commerciali più importanti di Milano, è impossibile trovare gli Swatch New Gent di colore marrone, blu e grigio. Decine di persone, poi, si mettono in coda pur di accaparrarsi una delle nuove macchine da caffè a cialde. La guerra è fra la Illy X7 e la Nespresso.
Il re degli introvabili, però, è l'iPhone 4. «C'è chi è disposto a pagare anche 300 euro in più oppure chi si porterebbe via pure quello che abbiamo in esposizione», raccontano Alessandro Menniti e Lorenzo Vitacca, dipendenti di un centro Vodafone di corso Buenos Aires. In un negozio Tim il ritornello è sempre lo stesso. «Ogni giorno - dice il titolare Gabriele Campagnoni - arrivano almeno una ventina di telefonate. È così da un mese e mezzo, in barba alla crisi».
Anche in questo caso, però, dietro ai prodotti-chimera potrebbe non esserci solo un boom della domanda. «Il meccanismo fa leva sulla psicologia del desiderio: più un prodotto ci sembra difficile da ottenere più ci fa gola – continua la professoressa Borghini -. Io stessa, ieri, ho trovato un regalo per mia nipote proprio del colore che cercavo. Non ci speravo più. Il marketing lo conosco, ma ero comunque felicissima».
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