Prestigiacomo sfiduciata dal Pdl "Me ne vado, ma resto ministro" Stefania Prestigiacomo
ROMA - Nella maggioranza, appena uscita per il rotto della cuffia dalla prova di forza con Fli sulla sfiducia, scoppia la grana Prestigiacomo. Al culmine di una lunga serie di dissapori e veri e propri incidenti di percorso con vari colleghi del centrodestra e del governo, il ministro dell'Ambiente ha annunciato la sua uscita dal Pdl. Visibilmente scossa, quasi in lacrime, Stefania Prestigiacomo parlando con i cronisti in Transatlantico ha spiegato: "Non mi riconosco più nel Pdl, pertanto resterò al governo, ma mi dimetto dal gruppo e mi iscriverò al Misto". E aggiunge: "Parlerò direttamente a Berlusconi".
Prestigiacomo porta a compimento quel che non fece, un mese fa, la collega Mara Carfagna. Che dopo un duro scontro sulla gestione dei termovalorizzatori a Napoli e Salerno minacciò le dimissioni 1 (in quel caso da tutto, anche dall'incarico di governo) per poi ripensarci dopo un colloquio col presidente del Consiglio. E ora dice: "Sbagliato sottovalutare l'accaduto, il disagio espresso da Prestigiacomo nei confronti di un partito nel quale, troppo spesso, si preferisce, per fretta o disattenzione, non prestare ascolto alle idee diverse, è molto diffuso". Ma aggiunge: "Sono certa che Berlusconi, come sempre ha fatto, sarà capace di trovare una soluzione ai problemi posti dalla collega".
I fatti. A far traboccare il vaso
è stato l'episodio avvenuto oggi a Montecitorio quando il ministro dell'Ambiente ha votato diversamente dalla maggioranza, e non per errore. Il pronunciamento riguardava la proposta di sospendere l'esame del testo sulla libera imprenditorialità ed il sostegno del reddito avanzata dal Pd. Un'ipotesi che aveva trovato il parere favorevole della Prestigiacomo in quanto il testo contiene "disposizioni in materia ambientale". In particolare, l'articolo in via transitoria, esonera le imprese costituite da disoccupati e cassintegrati dagli obblighi previsti in materia di comunicazione e catasto dei rifiuti, di registro di carico e scarico dei rifiuti e di iscrizione all'Albo nazionale dei gestori ambientali. Il ministro ha quindi votato con l'opposizione a favore della sospensione, ma la proposta è stata bocciata per tre voti di scarto. Dopo il voto, contrariata, il ministro ha preso le sue carte e ha lasciato di corsa l'Aula, mentre dai banchi del Pdl sono arrivate urla "dimissioni, dimissioni". "Resto ministro finché Berlusconi lo riterrà", ha aggiunto. "Il rinvio - ha precisato ancora - doveva essere l'unica cosa saggia da fare per approfondire il tutto e verificarlo. Prendo atto che il capogruppo (Cicchitto, ndr) non ha voluto questo, ha voluto esporre il governo a questo tipo di votazione".
Cicchitto: "Sul provvedimento nessuna indicazione del ministro". "Sono assai spiacente per ciò che ha dichiarato il ministro Prestigiacomo - stata la replica di Cicchitto - ma ho il dovere in primo luogo di ascoltare i parlamentari del gruppo che hanno lavorato per lungo tempo a questo provvedimento senza che fosse venuta nessuna indicazione diversa da parte del ministro. Su questo provvedimento, che va incontro alle esigenze delle piccole imprese, si è registrato un largo schieramento favorevole che è andato al di là della maggioranza avendo avuto il consenso dell'Udc e del Fli''.
Una resa dei conti. Quella di oggi più che una sorpresa è però una resa dei conti. Feroci polemiche tra il ministro e il Pdl si erano ripetute sempre più spesso negli ultimi giorni, anche con colpi proibiti. Qualche settimana fa ad esempio con i voti della stessa maggioranza Camera e Senato avevano bocciato la candidatura del capo di gabinetto del ministero dell'Ambiente 2a membro dell'agenzia sulla sicurezza nucleare. Per tutta risposta il ministro aveva votato qualche giorno dopo con le opposizioni sul decreto rifiuti. Altri provvedimenti su cui il ministro è entrato in rotta di collisione con il suo stesso partito sono stati poi lo smembramento del (ex) Parco nazionale dello Stelvio 3 varato proprio oggi dal Consiglio dei ministri e la possibile proroga alla diffusione dei sacchetti di plastica 4per la spesa.
Acque agitate nella maggioranza. Ora la rottura tra la Prestigiacomo e Pdl, posto che non rientri grazie alla mediazione del premier, torna ad agitare le acque nelle già provata maggioranza. Un contributo decisivo alla sconfitta del ministro è arrivato infatti dal un "neoacquisto", l'ex Fli Silvano Moffa, presidente della Commissione Lavoro, che si è opposto al rinvio. Le opposizioni hanno avuto quindi gioco facile nel puntare il dito contro il caos che regna tra il Pdl e i suoi cespugli.
Bersani: "Ogni giorno un altro film". "La situazione è questa: è evidente che anche il centrodestra non crede a quel che dice cioè che il Paese è governabile e che possono garantire la stabilità - commenta il segretario del Pd, Pierluigi Bersani - ogni giorno si testimonia un altro film, dal 14 dicembre è successo qualcosa e aver salvato la pelle non vuol dire aver salvato la prospettiva".
Le reazioni. "Prima salviamo il ministro Calderoli con un voto di astensione responsabile; poi la maggioranza vota contro il parere del ministro Prestigiacomo, sfiduciandola politicamente. Non sappiamo più cosa fare" ironizza il deputato Udc Luca Volontè. "Il teatrino messo in scena in Aula pochi minuti fa supera ogni limite di demenzialità e spiega bene come si sia potuti arrivare ad una situazione politica come quella in cui ci troviamo: Moffa, Pdl, ex finiano, che sfiducia il ministro Prestigiacomo era già uno spettacolo, completato poi dal salvataggio della ministra ad opera di Fli" commenta il vice capogruppo dell'Italia dei Valori alla Camera, Antonio Borghesi.
E Schifani minimizza. Si sforza invece di minimizzare il presidente del Senato Renato Schifani, anche lui siciliano come la Presigiacomo. "Non conosco il merito della vicenda e pertanto non posso dire molto - commenta - evidentemente si tratterà di un'incomprensione personale tra il ministro ed il capogruppo Cicchitto, non credo proprio che Miccichè c'entri qualcosa in questa vicenda". Il senatore del Pd Luigi Zanda invoca le sue dimissioni da ministro "visto che è stata sconfessata anche sul Parco Nazionale dello Stelvio".
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