Il premier Silvio Berlusconi e il ministro Umberto Bossi al Senato
In bilico Moffa e Siliquini
ROMA
Non sono ancora sciolti i nodi dei numeri alla Camera dei deputati, a 24 ore dal voto di sfiducia nell'aula di Montecitorio. A mantenere i giochi aperti è l'indecisione, almeno dichiarata, di alcuni deputati, oltre ad alcuni fattori imponderabili come quello della parlamentare del Pd Margherita Mogherini la cui gravidanza è a termine proprio oggi.
Ormai acquisiti alla causa del premier sono l'ex dipietrista Antonio Razzi e l'ex rutelliano Bruno Cesario, e Maurizio Grassano, ex Lega ed ex Liberaldemocratico. Con loro tre, e con il sì del finiano pentito Catone, lo schieramento pro fiducia raggiungerebbe quota 311. Ma tra i Fli vengono dati decisamente in bilico Silvano Moffa e Maria Grazia Siliquini, due delle sei «colombe» che hanno tentato la mediazione con altri 10 colleghi del Pdl.
Paolo Guzzanti, per votare pro governo, aveva chiesto ieri degli impegni sulla legge elettorale e sulle privatizzazioni, su cui in Senato Berlusconi ha oggi aperto. Il parlamentare ha detto che deve decidere. Altrettanto si può dire per Massimo Calearo e Domenico Scilipoti. Anche sul fronte della sfiducia si parte da quota 311: tradizionalmente il presidente della Camera non vota e quindi mancherà la scheda di Gianfranco Fini. Ai 206 deputati del Pd si potrebbe aggiungere Federica Mogherini. La parlamentare ha detto che se Marta, questo il nome della nascitura, «aspetterà» qualche ora, lei sarà in aula a votare. Altrettanto ha detto di voler fare Giulia Cosenza, anche lei alle prese con una gravidanza difficile, mentre la terza puerpera, Giulia Bongiorno, è proprio inchiodata a letto. Infine la Svp: Il partito ha annunciato che i due deputati Siegfried Brugger e Karl Zeller si asterranno. Ma il fronte della sfiducia spera di portarli sulle proprie posizioni all'ultimo momento.
Le "colombe" tengono quindi in apprensione Futuro e libertà. Sull'esito del voto pesano infatti i dubbi di Silvano Moffa e Maria Grazia Siliquini, sempre più in bilico tra la fedeltà a Fini ed una astensione che potrebbe risultare decisiva. Gianfranco Fini ieri aveva dato la rotta: Fli voterà la sfiducia e sarà da quel momento all'opposizione. Le orecchie dei finiani, perciò, sembrano chiuse all'appello di Silvio Berlusconi per un patto di legislatura che salvi il «bene prezioso» dell'unità dei moderati. Innegabili restano però le fibrillazioni aperte in queste ore dalla posizione di Silvano Moffa, che ha annunciato di non voler prendere parte alla riunione dei gruppi di stasera dopo la bocciatura in tv, da parte di Fini, della mediazione Moffa-Augello promossa da sei "colombe" futuriste insieme a dieci esponenti del Pdl.
Fini ha ascoltato le parole del premier dal suo studio a Montecitorio e subito dopo, non a caso, si è precipitato nell'ufficio alla Camera di Moffa. Il Presidente della Commissione Lavoro ha ribadito, secondo quanto si apprende, tutta la sua amarezza, senza sciogliere la riserva. Ma la posizione di Moffa ha già innescato un piccolo effetto domino. Anche Maria Grazia Siliquini ha infatti dichiarato di non voler partecipare alla riunione di stasera, chiedendo che le sei colombe futuriste assumano sulla sfiducia una posizione comune, che potrebbe far pendere la bilancia decisamente dalla parte del premier. Di fronte a questi sbandamenti Fli prova a serrare le fila, sostenendo che solo Moffa e Siliquini sono ormai "persi", e intanto si preparano ad intervenire alla Camera con Roberto Menia, Carmelo Briguglio, Mirko Tremaglia e Luca Barbareschi. Un fuoco di fila studiato per mettere al tappeto Berlusconi e il Pdl. Ma i dubbi sulla tenuta del gruppo restano.
CON LASTAMPA.IT
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