al suo posto va il responsabile
dell'Agenzia atomica di Teheran
Con una decisione non del tutto sorprendente, ma improvvisa nella sua esecuzione, il presidente iraniano Mahmud Ahmadinejad ha silurato oggi il suo ministro degli Esteri, Manuchehr Mottaki, sostituendolo, almeno temporaneamente, con il capo del programma nucleare iraniano, Ali Akbar Salehi, considerato un suo fedelissimo.
L'annuncio è stato dato dall'agenzia ufficiale Irna mentre Mottaki, che negli ultimi mesi era entrato in rotta di collisione con il presidente nell'ambito di una lotta sotterranea tra le varie fazioni del fronte conservatore, si trovava in visita ufficiale in Senegal. Poco prima che si diffondesse la notizia del suo licenziamento aveva presentato un messaggio dello stesso Ahmadinejad al presidente senegalese, Abdoulaye Wade. Salehi è stato nominato ministro ad interim.
Prima di entrare ufficialmente in carica i ministri devono ricevere il voto di fiducia del Parlamento e teoricamente è ancora possibile che Ahmadinejad scelga un altro candidato ad assumere definitivamente la carica. Ma sembra probabile che Salehi manterrà la sua posizione, anche perchè, secondo l'agenzia Fars, sarebbe stato già scelto il suo successore alla guida dell'Agenzia nazionale per l'energia atomica. Si tratterebbe di Mohammad Qannadi, attualmente responsabile del Centro di ricerca per le scienze nucleari e tecniche. La prima reazione a livello internazionale è venuta dal ministro degli Esteri tedesco, Guido Westerwelle, il quale ha auspicato che «possano proseguire» i negoziati fra l'Iran e le potenze riunite nel gruppo dei 5+1 (Usa, Russia, Cina, Francia, Gran Bretagna e Germania), riavviati il 6 e 7 dicembre scorsi a Ginevra e la cui prossima sessione è in programma a Istanbul verso la fine di gennaio.
È improbabile, comunque, che vi possano essere cambiamenti sostanziali nella linea delle trattative, poichè Mottaki non ha mai avuto un ruolo centrale nella politica nucleare. In una direttiva inviata a Salehi con la quale lo nomina ministro, Ahmadinejad ha sottolineato «l'impegno e le competenze» del nuovo capo della diplomazia. Mentre in un messaggio fatto recapitare a Mottaki, lo ha ringraziato «per i servizi resi e gli sforzi durante il suo mandato». Striscianti contrasti tra Ahmadinejad e Mottaki erano in corso da mesi, secondo quanto hanno sottolineato fonti di stampa e diplomatiche a Teheran. Mottaki è considerato vicino al presidente del Parlamento Ali Larijani, uno dei più temibili rivali di Ahmadinejad nel campo conservatore. Un episodio particolarmente eclatante era stata quest'anno la costituzione in seno all'ufficio di presidenza di un "consiglio per la politica estera" guidato dal capo di gabinetto di Ahmadinejad, e suo fedelissimo, Esfandiar Rahim-Mashai, che in sostanza si appropriava di alcune delle funzioni del ministero degli Esteri. In quell'occasione era anche circolata voce che Mottaki potesse dimettersi o essere silurato. Ma rimase in carica, probabilmente grazie al sostegno della Guida suprema, ayatollah Ali Khamenei.
Questa situazione appare ora cambiata, sebbene per motivi sconosciuti. Alcuni siti sottolineano infatti che difficilmente la rimozione di Mottaki sarebbe potuta avvenire senza il beneplacito dello stesso Khamenei, al quale Salehi è considerato vicino.
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