esequie allo stadio per i sette cicloamatori falciati domenica scorsa sulla
statale 18. Avrebbe voluto esserci anche la comunità nordafricana. La Questura:
meglio di no. Peggiorano le condizioni di uno dei tre sopravvissuti
Stadio pieno per l'addio ai ciclisti Funerali "sconsigliati" ai marocchini
LAMEZIA TERME - In uno stadio "Guido D'Ippolito" gremito, si celebrano a
Lamezia Terme i funerali dei sette cicloamatori travolti e uccisi domenica
mattina 1 sulla statale 18 dall'auto guidata da un uomo sotto effetto di
cannabis. All'ingresso delle sette bare, nello stadio si leva un applauso
scrosciante, rotto dalle urla di dolore dei familiari. Aprono il corteo gli
atleti della squadra di cui le sette vittime facevano parte. I ciclisti si
dispongono ai margini del tappeto sul prato dello stadio, aprendo un corridoio
attraverso il quale i sette feretri raggiungono l'altare. Ogni bara è
accompagnata da una bicicletta. Le casse sono poste su un palchetto rialzato,
accanto le foto dei sette ciclisti. Dietro il corteo c'era il sindaco di
Lamezia Terme, Gianni Speranza, visibilmente commosso. Presente il
sottosegretario al Ministero dell'Interno Michelino Davico in rappresentanza
del Governo, come numerose sono le autorità civili e militari presenti, tra cui
il sindaco di Catanzaro Rosario Olivo e i rappresentanti di Regione e
Provincia. Secondo stime delle forze dell'ordine, sono almeno in 5mila a
seguire le esequie allo stadio. Fa molto caldo, a Lamezia. Caldo che, assieme
all'incontenibile emozione, determina il malore in due giovani, un ragazzo e
una ragazza, a cui i sanitari del 118 prestano soccorso.
"Il gesto più grande: amare e perdonare". "Davanti alla morte noi restiamo
attoniti. Davanti
a queste morti siamo inermi e profondamente rattristati. Nel cuore della
domenica, la notizia dell'incidente che ha coinvolto questi nostri fratelli ci
ha travolti, ha gettato tutta la città in un turbine di dolore. Ha parlato al
cuore di tutti gli uomini e di tutte le donne d'Italia". Così il vescovo
Cantafora nel corso della sua omelia. "Noi abbiamo sempre bisogno di capire le
dinamiche, spiegare le cause di fatti così terribili, attribuire le colpe. E
quindi è cominciata la ridda di sentimenti contrastanti e di sfoghi legittimi.
Ma, davanti a questi nostri fratelli, davanti al dramma della vita e della
morte, le domande si fanno più profonde, cercano risposte, oltre che in noi,
soprattutto nella parola di Dio. Dinanzi a questo grande dolore non ci resta
che fissare il volto del Cristo morente, totalmente abbandonato al Padre: solo
così quel cuore ha trovato pace. Siamo qui per esprimere fraterna solidarietà
ai familiari. Ci sentiamo in questo momento coinvolti nella responsabilità di
vivere il gesto più grande: comprendere, amare, perdonare. Non è questo il
tempo di puntare il dito o di cadere nei luoghi comuni.
Piuttosto, chiediamo al Signore di saper accogliere la sua luce che viene
dall'alto".
Pellegrinaggio alla camera ardente. Per tutta la notte e fino a poco prima
delle esequie, centinaia di persone si sono messe in coda davanti alla chiesa
di San Giovanni Battista di Calabria, dove è stata allestita la camera ardente.
Preghiere, fiori, lacrime e parole di conforto ai familiari dei ciclisti morti.
Nella chiesa si è protratta fino a tarda ora una lunga veglia di preghiera
celebrata dal vicario della diocesi di Lamezia, don Pasquale Luzzo. Sui
feretri, sistemati intorno all'altare, le foto e le maglie dei ciclisti. Il
sindaco di Lamezia, Gianni Speranza, ha proclamato il lutto cittadino e ha
invitato i commercianti, le scuole e gli altri uffici pubblici a osservare un
minuto di silenzio in concomitanza con l'inizio i funerali.
Peggiorate condizioni di un sopravvissuto. All'arrivo frontale di quel bolide
impazzito dopo un sorpasso azzardato, erano dieci i ciclisti sulla statale 18,
in località Marinella. Solo tre sono sopravvissuti. Fuori pericolo Fabio
Davoli, ricoverato all'ospedale di Catanzaro, e Gennaro Perri, ora nel
nosocomio di Lamezia Terme. Peggiorano invece le condizioni di Domenico
Strangis, ricoverato nel reparto di rianimazione dell'ospedale di Cosenza e
sottoposto ieri sera a un nuovo intervento chirurgico.
Gli altri sette ora sono lì, sette bare allineate una accanto all'altra. In
perfetto ordine, come quando i sette amici andavano in bicicletta e si
allineavano in fila indiana per tagliare il vento. Franco Bernardi, professore
di educazione fisica, fondatore della palestra Atlas che li aveva fatti
conoscere, Rosario Perri, Franco Stranges, Domenico Palazzo, Pasquale De Luca,
Vinicio Puppin e Giovanni Cannizzaro. Un bidello, due avvocati, il meccanico,
il giovane commerciante. Diversi per età, idee, professione, ma uniti dalla
stessa passione che ogni domenica li faceva uscire di casa di buon mattino per
affrontare a forza di pedalate cinquanta, settanta chilometri.
La comunità marocchina. Finché, domenica mattina, i loro destini non hanno
incrociato quello di del giovane marocchino Chafik El Ketani, 21 anni, l'uomo
al volante della mercedes assassina, arrestato per omicidio colposo plurimo
aggravato dall'assunzione di cannabis. L'intera comunità marocchina di
venditori ambulanti, circa duemila persone, ha subito manifestato la volontà di
partecipare ai funerali per stringersi accanto alle famiglie dei ciclisti. Ma
la Questura le ha sconsigliato di esserci, stamattina.
"Siamo vicini alle famiglie delle vittime - ha fatto sapere in serata la
comunità marocchina - anche se le condizioni della grande disgrazia non ci
permetteranno di essere presenti ai funerali. Ci teniamo a informare che domani
ci uniremo in preghiera per commemorare e ricordare la vita spezzata di questi
nostri fratelli".
con repubblica.it
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