lunedì 23 giugno 2008

Italia, democrazia fondata sul potere, Antonio Aprile

Italia, democrazia fondata sul potere


La si inserisce dentro un "pacchetto" su cui metterci un nome bello, di quelli che mettono d'accordo tutti e, soprattutto, la voglia di giustizialismo che impera nelle fasi di Decadenza. Giustizialismo selettivo, però, di quelli capaci di distinguere tra reati di serie A (quelli degli altri) e reati di serie B (quelli che vengono imputati a noi), e che seleziona delinquenti di serie A (generalmente stranieri) e quelli di serie B (normalmente italiani, meglio se politici). Un pacchetto "sicurezza", niente di complicato.

D'altra parte c'è anche un Ministero fatto apposta, quello per la semplificazione delle leggi. Ci hanno messo a capo Calderoli. Avranno pensato: se le capisce lui… Comunque, qualche accorgimento è sempre meglio adottarlo. Si manda una lettera al Presidente del Senato, che visti i rapporti di fedeltà, è un po' come scrivere a sé stessi. Si mettono un po' di frasi a effetto, magari quelle sui magistrati comunisti e sul complotto della sinistra per ovvi motivi politici. Perché se hai la "quantità d'informazione" dalla tua parte, puoi ripetere sempre le stesse cose e la gente continua a darti ragione. Se hai la "quantità d'informazione"dalla tua parte, gli altri possono dirti sempre le stesse cose contro ma la gente continua a dare ragione a te.

Senza entrare nel merito delle questioni, ti basta dire che c'è un'ossessione preconcetta. E allora puoi anche dire che i magistrati sono sovversivi. Ma solo quelli che indagano su di te, ovviamente. Quelli che hanno indagato su esponenti del precedente governo, che per questo è caduto, quelli no, non sono sovversivi. Anche se sei tu quello che ha riconquistato il potere dopo quelle vicende giudiziarie. La gente ti dà sempre ragione. E non importa neanche se con quella legge, lo denuncia l'Associazione nazionale Magistrati, si mettono a rischio centomila processi. Stupri, rapine, sequestri, mica roba da poco. E neanche se la gente proprio su quelle cose ti ha dato ragione votandoti alle elezioni. Tranquilli. Già non si ribella più nessuno, poi tagli l'Ici e ti sei costruito un altro bel pezzo di alibi per fare quello che ti pare.

La gente è con te. Ancora meglio se il tuo ministro per l'economia promette misure per la povera gente («se ci sarà aumento della ricchezza per il paese» recita però l'asterisco piccolino che va sempre letto in casi di offerte eclatanti). Puoi stare proprio tranquillo: nessuno si metterà di traverso. Non sono, d'altra parte, più i tempi delle rivolte popolari. Sono i tempi del "si salvi chi può". Anche in politica. Anche per quelli della tua stessa parte. La morale? Salvarne cento(mila) per non punirne (eventualmente) uno. Magari sarà pure innocente, ma sarebbe più rassicurante se fosse un tribunale a stabilirlo. Certo, i processi, quelli importanti, oggi non li fa più neanche Bruno Vespa, figurati se li fanno fare ai magistrati veri. Il potere, si sa, decide lui cosa è giusto e cosa no e quello di cui parliamo è potere vero, mica da scherzarci su o da farci articoli di giornale. Potere economico, politico, legislativo. Tutto concentrato in una persona sola. Roba che Montesquieu si rivolterebbe nella tomba. Potere capace anche di affascinare buona parte di questa strana Italia. Sarà, forse, una specie di Sindrome di Norimberga, perché, alla fine, il nemico se non lo puoi sconfiggere devi per forza di cose fartelo diventare simpatico.

Può farti anche comodo. Perché quando è così forte, il potere sbaraglia non solo gli avversari, ma anche gli amici. Intenti a raccogliere le briciole. Spesso belle grosse. Basta mettersi da parte e farlo lavorare. Intanto quel potere logora i nemici e li mette fuori campo. Prima ne ha fatto le spese la sinistra. Ora pure la destra. Quella non solo di An. Scomparsa. Felicemente fagocitata e con i suoi uomini messi in salvo nel Pd(l) berlusconiano. Rilassata, abbronzata e seduta alla presidenza di un ramo del Parlamento. Brutto precedente. Ma non c'è lo stesso rischio che ha travolto gli altri. Perché ai suoi elettori sembra vada bene tutto. Se gli parli di democrazia, di regole, di principi, è solo perché hai l'ossessione antiberlusconiana. Loro ti rispondono cominciando ogni frase sempre con "ma la sinistra però…" ma l'ossessionato resti sempre tu. Di quella che credeva nell'ordine e nel rigore, evidentemente, è rimasta solo la destra con il mito dell'uomo forte. E oggi il più forte è lui, Silvio. Quello che comanda e dà lezioni di democrazia. Ma non di quella che pensiamo, fondata sull'equilibrio degli opposti, sulle regole valide per tutti. Quella che gli opposti o li fagocita o li distrugge. La democrazia del più forte. Perché, altro che lavoro, oggi l'Italia è una democrazia fondata sul potere.

Antonio Aprile/la Riviera


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