«Portai la Orlandi in auto dai boss della Magliana»
Rivelazioni di una super-testimone, inchiesta riaperta
La svolta sugli accertamenti per la sparizione di Emanuela Orlandi è arrivata inaspettata. Il procuratore aggiunto Italo Ormanni (nominato in settimana da Palazzo Chigi responsabile del Dipartimento per gli affari di giustizia del ministero di via Arenula) e i pm Simona Maisto e Andrea De Gasperis hanno lavorato in silenzio, affidando alla polizia le prime verifiche e cercando riscontri al racconto della donna. Che non è una delle tante figure più o meno equivoche apparse in tutti questi anni nelle varie inchieste: è stata a lungo la donna di uno dei boss della banda della Magliana, conoscerebbe molti segreti dell'organizzazione e, soprattutto, avrebbe avuto un ruolo attivo nel rapimento.
È questo il passaggio più delicato dell'inchiesta. Tutto, allo stato, ruota attorno al racconto della super-testimone, che avrebbe fornito almeno un particolare che può essere riscontrato e che, in parte, è stato già ritenuto credibile dagli investigatori: ha detto di aver fatto salire Emanuela Orlandi su un'auto da lei guidata nel luogo in cui era stato fissato un appuntamento con un'altra macchina che l'aveva prelevata, quella sera del 22 giugno dell'83 (era domenica) quando aveva finito la lezione di musica. Forse proprio quella Bmw nera nella quale un vigile urbano (l'ultimo che la ricorda) ha sostenuto di averla vista entrare davanti al palazzo del Senato. E la super-testimone avrebbe anche aggiunto a Ormanni, alla Maisto e a De Gasperis di averla a sua volta lasciata in un altro posto e il motivo per cui si sarebbe prestata a fare questa operazione: glielo aveva chiesto il boss di cui era la compagna e aveva eseguito il compito, senza chiedere spiegazioni, né tantomeno opporsi. Sui motivi del sequestro, allo stato, i magistrati non hanno elementi precisi. Negli ambienti investigativi viene solo escluso che emerga qualcosa che lo leghi all'attentato al Papa di 27 anni fa, alla pista bulgara e ai Lupi Grigi di Agca.
Un appello al Papa per squarciare il «pesante silenzio» calato sulla vicenda è stato lanciato dalla mamma di Emanuela, Maria Orlandi (che è stata sentita dai magistrati insieme alla figlia Natalina e all'altro figlio): la famiglia continua a pensare di poter riabbracciare Emanuela, che adesso avrebbe 40 anni. «Penso che un po' di coscienza la si debba avere. Sono passati venticinque anni nei quali c'è stata sottovalutazione e, soprattutto, troppo silenzio, quasi che si volesse dimenticare. Ma per me non accadrà mai», ha detto Maria Orlandi. La quale pensa che «se papa Ratzinger facesse un appello, anche se è passato tanto tempo, oltre che a fare piacere servirebbe a smuovere le coscienze». E l'ex giudice istruttore dell'attentato a Karol Wojtyla, Ferdinando Imposimato, conferma le novità: «So che la procura si sta muovendo. Sono fiducioso».
--
||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||
MFNews - Mondo Futuro / News
(^..^) http://4mfnews.blogspot.com (^..^)
Un mondo migliore è possibile!
Nessun commento:
Posta un commento