lunedì 23 giugno 2008

Le geniali trovate di Tremonti per far credere l'impossibile: meglio meno servizi ai cittadini / Filippo Piccione/Pontediferro

Le geniali trovate di Tremonti per far credere l'impossibile: meglio meno servizi ai cittadini
L'afflato inventivo di Giulio Tremonti è da tutti riconosciuto. Purtroppo le sue "escogitazioni" quasi sempre hanno prodotto e possono produrre misfatti. Ricordate la finanza creativa? Il susseguirsi frenetico di condoni fiscali ed edilizi durante il precedente governo Berlusconi, che scatenarono una diffusa e contagiosa propensione all'evasione e agli abusi? E quando, forte dell'idea di aver trovato un buco nelle casse dello Stato ad opera del centro sinistra, era arrivato persino a progettare la vendita delle spiagge demaniali dei nostri litorali che, per molte ragioni, non riuscì a realizzare? Ci fermiamo qui, anche se va fatta subito un'annotazione. La lotta all'evasione e all'elusione fiscale condotta da Prodi è servita a rimettere a posto il dissesto dei conti pubblici provocato dall'allora e attuale ministro dell'Economia. E' servita a cancellare l'infrazione comminata dall'Unione europea nei confronti dell'Italia per eccesso di deficit. E' servita e poteva ancora servire alla redistribuzione dei redditi alle famiglie più povere, aumentando così la domanda interna e i consumi. Tale possibilità – insieme alle liberalizzazioni avviate in molti settori cruciali dell'economia, del commercio e dei servizi – è stata bruscamente interrotta per lo scioglimento anticipato delle Camere e per il ritorno del centro destra al governo del Paese. La domanda a questo punto è sapere se dopo i primi atti del nuovo governo la via dell'equità e della giustizia sociale sarà proseguita oppure, come pare evidente, la divaricazione fra i ceti agiati e la stragrande maggioranza dei cittadini italiani registrerà ulteriori accentuazioni.
I provvedimenti sull'abolizione dell'Ici, la detassazione delle prestazioni straordinarie – limitata ad alcuni comparti privati – e la dilazione del pagamento dei mutui vanno tutte nella direzione indicata.
Prendiamo in considerazione l'Ici. Per rastrellare i soldi necessari alla copertura delle minori entrate, non solo vengono privati i Comuni di una delle risorse più importanti da destinare ai servizi essenziali, ma a subirne le conseguenze saranno tutti coloro che da tempo aspettano il soddisfacimento dei propri diritti. A Marsala – una vasta zona in cui la produzione vinicola è alla base della sua economia – i coltivatori non potranno ricevere i contributi per i danni causati dalla "peronospora", che impedirà di vendemmiare per almeno due anni, perché i fondi, per un importo di parecchi milioni di euro, già stanziati nei rispettivi capitoli, per colpa dell'Ici, sono scomparsi.
Di questi esempi, che sembrano marginali, se ne possono fare a bizzeffe. Ci sono però riflessi che rendono la condizione di vita e di lavoro dei cittadini più pesante: meno soldi per le ferrovie, meno treni regionali e Intercity, meno bus e metropolitane, maggiori disagi per i milioni di pendolari che, non potendo utilizzare il proprio mezzo di trasporto anche per il prezzo proibitivo della benzina, saranno costretti a trascorrere più ore nelle stazioni e a viaggiare in vetture sempre più affollate. Opere pubbliche, infrastrutture e interventi di ordinaria e straordinaria manutenzione di strade provinciali e intercomunali, già finanziati, saranno sospesi; i fondi per l'assistenza agli anziani e ai disabili verranno sensibilmente ridotti.
Ma vediamo in cifre la stangata che si abbatterà sugli Enti locali e sulla Sanità. Nove miliardi e duecento milioni in tre anni a carico di Comuni, Province e Regioni, cui vanno aggiunti tre miliardi chiesti alla Sanità. Il mancato introito dell'imposta sugli immobili già produce i primi squilibri nei loro bilanci per il ritardo con cui lo Stato farà arrivare, se arriveranno, i relativi rimborsi (alla faccia dell'autonomia e del federalismo fiscale tanto invocati dalla Lega, in virtù dei quali ha raccolto tanti voti!).
Secondo il ministro non c'è da preoccuparsi più di tanto. Sul fronte dei tagli, visto che entro il 2011 il governo italiano dovrà raggiungere il pareggio di bilancio, ne ha indicati alcuni. Si tratta di rendere più drastico il blocco del turn over nelle Pubbliche amministrazioni, di mettere uno stop alla sanatoria dei precari, operare delle "scremature" nel mondo della scuola tagliando, anche qui, sul personale docente e non docente, il tutto all'insaputa della collega ministro della Pubblica istruzione che aveva annunciato che gli stipendi dei professori dovevano essere aumentati, avendoli trovati al di sotto della decenza.
Anche sull'Alitalia il ministro non fa che elargire assicurazioni e ottimismo. Un po' meno permeabile a questo tipo di sollecitazioni si mostra, in verità, l'Unione europea che ha visto, per il modo stesso in cui è stata fin qui condotta la vicenda, gli estremi per l'avvio di una procedura d'infrazione. Forse una misura necessaria per dare un senso di continuità con la passata gestione fallimentare dei conti pubblici che ha, come accennato, dato vita al richiamo, a suo tempo, più volte reiterato, da parte della Commissione europea competente per il rientro nei parametri di Maastricht.
Ma il ministro, oltre ad essere "geniale", è dotato anche di talento. Per bilanciare le spese, si rende conto che non sono sufficienti, per quanto consistenti, i tagli e le decurtazione dei fondi destinati ai servizi sociali e alla sanità; occorre programmare un piano di entrate fiscali più adeguato alle esigenze di bilancio. Non essendoci un impegno concreto per portare avanti la lotta contro l'evasione fiscale, la soluzione la individua altrove. Mette in atto, con effetto immediato, la 'Robin tax'. Essa dovrebbe servire a far pagare finalmente i petrolieri che hanno una montagna di extraprofitti, i banchieri e gli assicuratori che guadagnano un'infinità di utili e i grandi manager che percepiscono retribuzioni stratosferiche. Non c'è alcun decreto legge né disegno di legge con corsia preferenziale che prevedono in che modo, tempi e misura saranno tassati i suddetti redditi. Il ministro punta sul fatto che il suo messaggio ha una valenza "morale" e quindi, conoscendo bene la sensibilità e la generosità dei protagonisti, può contare sul loro aiuto per sollevare il nostro Paese dalla crisi in cui rischia di precipitare. Possono i cittadini continuare a credere al teorema che disinvoltamente il ministro Giulio Tremonti costruisce con trovate tanto astute quanto ingannevoli?
Filippo Piccione/Pontediferro
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