AMSTERDAM - L'ira di Galliani contro l'arbitro tedesco Brych, reo agli occhi dell'amministratore delegato milanista di avere fatto ripetere senza motivo una punizione che aveva lanciato Inzaghi solo verso la porta di Stekelenburg, è parsa eccessiva: non si può certo dire che la direzione del trentacinquenne avvocato bavarese sia stata tale da condizionare il risultato. Ma è più importante il significato ulteriore delle parole del braccio destro calcistico di Berlusconi ("senza quell'errore saremmo già molto più vicini alla qualificazione agli ottavi di finale"): rende l'idea della sicurezza del Milan, che si sente molto forte e davvero in grado di vincere la Champions, al punto da proiettarsi già nel suo 2011 europeo.
SQUADRA DA SECONDO TEMPO - Il pari di Amsterdam, da questo punto di vista, è stato fondamentale. Superando le difficoltà della prima mezz'ora, in cui lo scatenato Suarez ha trascinato l'Ajax all'attacco, e migliorando col passare dei minuti fino a sfiorare il 2-1 nel finale col solito secondo tempo in crescita atletica, la squadra di Allegri ha preso coscienza di potere battere chiunque. Il perfezionismo di Seedorf ("giochiamo troppo con i lanci lunghi, come se l'unica risorsa possibile fossero i gol di Ibra", ha detto l'olandese, decisivo all'ArenA proprio con l'assist all'altro ex dell'Ajax) indica che i giocatori non hanno alcuna intenzione di accontentarsi. Il Milan appare ben più consapevole della propria forza, rispetto alla
scorsa stagione. L'acquisto dell'implacabile Ibra - 5 gol in 6 partite finora - non gli permette del resto di nascondersi: stavolta non si può rifugiare dietro l'idea dell'annata di transizione.
DUELLO ALLEGRI-MOURINHO - Un motivo di rammarico non secondario da parte di Galliani sta nel calendario. Ora arrivano le due sfide col Real Madrid di Mourinho, che sarebbe stato meglio affrontare con gli stessi punti degli spagnoli (6), capaci di battere sia l'Ajax al Bernabeu sia l'Auxerre in Francia. Il Milan, invece, dopo il 2-0 casalingo all'Auxerre rimpiange Amsterdam per gli errori sotto porta di Robinho e per la parata di Stekelenburg sul tiro a colpo (quasi) sicuro di Boateng. Così Allegri ha 2 punti in meno di Mourinho e dovrà cercare prima di tutto di non perdere contro il Real: una sconfitta complicherebbe improvvisamente una situazione di classifica oggi piuttosto favorevole.
MODULO IBRAHINHO - E' l'ultimo soprannome affibbiato al centravanti svedese, che sta prendendo il posto di Ronaldinho, nel cuore dei tifosi e perfino negli assist (suo il magnifico passaggio per Boateng), e che ha reso impietoso il confronto con Robinho, sostituto di Ronaldinho ad Amsterdam. La partita con l'Ajax ha segnato una svolta tattica evidente: il ritorno al 4-3-1-2 ancelottiano, con Seedorf trequartista, è stato efficace e l'allenatore lo ha promosso. "Ne sono soddisfatto". Non significa che la scelta sarà definitiva e che in parecchie occasioni non si potrà vedere ancora il 4-3-3 dell'avvio di stagione, con tre punte pure. Ma significa principalmente che, per le trasferte più delicate, si fa preferire appunto il sistema di gioco entrato nel dna milanista dai tempi di Ancelotti. Assodato che il trequartista ufficiale è Seedorf e che è indispensabile la presenza di Gattuso accanto a Pirlo, nel trio di mediana, resta da capire il nome del partner di Ibra.
PATO IN POLE - Il naturale favorito è il predestinato Pato, che è guarito dall'infortunio muscolare e potrebbe spingere in panchina in un colpo solo lo svagato Robinho, non certo impeccabile da titolare all'ArenA, e l'orgoglioso Ronaldinho, che però in passato si è sempre ribellato coi fatti alla panchina. La variabile è Inzaghi: ancora una volta, in pochi minuti, stava per colpire. Il campo ha dato la conferma del fatto che, col trequartista alle spalle, il centravanti veterano è tutt'altro che incompatibile con Ibra. Oggi lo svedese è acciaccato: ha un problema agli adduttori, circostanza che sabato a Parma potrebbe congelare la questione attacco. Ma la battaglia si scatenerà comunque, vista la spietata concorrenza. Allegri se ne compiace. Ma il momento delle scelte difficili, magari impopolari, di sicuro non graditissime a Berlusconi, ormai è arrivato.
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