TORINO - Dopo quello che Chiellini ha definito "il derby del rispetto", la Juventus si è schiarita le idee sul proprio futuro. "Cercavamo l'equilibrio e l'abbiamo trovato. Abbiamo ricevuto dei segnali confortanti sul nostro destino", dice il diggì Beppe Marotta. La parola scudetto non circola, inevitabilmente, né ci sono indicazioni precise sul traguardi che gratificherebbe squadre e società. Ma i bianconeri hanno chiuso un ciclo particolarmente impegnativo (Palermo-Cagliari-Manchester City-Inter) con prestazioni in crescendo: più hanno giocato più hanno eliminato gli errori e c'è la sensazione che stiano anche affiorando le virtù, ben rappresentate dalla qualità che Aquilani ha aggiunto al centrocampo. "Abbiamo superato l'esame" ha sintetizzato Bonucci. "Adesso siamo più sicuri e più convinti di noi stessi. La fiducia e l'autostima sono cresciute".
D'altronde, la Juve degli ultimi dieci giorni è andata alla caccia di risposte più che di punti, di certezze più che di risultati. Ha ottenuto le une e gli altri, anche se la classifica resta ancora modesta. "I miglioramenti dimostrano che il lavoro paga. Ma non bisogna smettere di lavorare", ordina Delneri, comunque particolarmente soddisfatto della creatura che sta modellando. "Abbiamo tenuto testa all'Inter come al Manchester", è la considerazione che vale come sintesi di questi primi quaranta giorni di campionato: essere usciti indenni
Inghilterra e da San Siro era un obiettivo prioritario, ma la Juve chiedeva a se stessa soprattutto il coraggio di giocare a testa alta contro due avversari teoricamente (e forse anche nella pratica) più forti, di sfidarli alla pari, con la presunzione di poter vincere e la convinzione di potere non perdere. "Il bilancio non può che essere positivo" si è rallegrato Del Piero, che ha rischiato di rappresentare l'unica nota stonata della Juve. "Mi sono arrabbiato perché in una partita come questa volevo esserci, ma allo stesso tempo capisco le ragioni dell'allenatore: siamo tornati da Manchester alle cinque di venerdì mattina e Quagliarella era più fresco di me. È stato giusto così".
Le due settimana di sosta serviranno adesso a tirare il fiato, a recuperare infortunati (Amauri), a migliorare la condizione di chi non è al top (Aquilani, De Ceglie, Martinez) e a guardarsi allo specchio con una certa e giusta soddisfazione. La Juve sa qualcosa in più di se stessa.
lunedì 4 ottobre 2010
Calcio: "Ora non abbiamo paura di nessuno"
Superato bene il ciclo terribile, Delneri è contento: "Abbiamo lavorato bene e si vede, dobbiamo continuare". Bonucci: "L'autostima è cresciuta"
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