Uscirà l'11 novembre il nuovo numero dell'Almanacco Guanda dal titolo "Malaitalia. Dalla mafia alla cricca e oltre". Tra i tanti intervenuti, anche lo scrittore Roberto Saviano, interpellato dal curatore Ranieri Polese su temi quanto mai scottanti. Dal Sud alla politica dello scambio, passando per la camorra e l'emergenza rifiuti, il padre di "Gomorra" ha ritoccato un quadro poco consolatorio del nostro Paese, riaccendendo la luce su questioni mai risolte.
"Questo governo – ha detto Saviano nell'intervista a Polese, pubblicata in anteprima su "Il Fatto Quotidiano" di oggi – ha avuto verso il problema mafioso un atteggiamento ambiguo. Da un lato ha sicuramente svolto operazioni di repressione dei segmenti militari delle organizzazioni nel casertano e in Calabria – ha spiegato lo scrittore – Operazioni, tuttavia, le cui inchieste erano partite anni prima".
"Si sta recuperando il tempo perduto, arrestando i 'soldati' – ha continuato l'autore di "Gomorra" – ma non si tiene conto del fatto che oggi vengono alla luce gli affari che la camorra ha iniziato a fare dieci, quindici, venti anni fa. E' su questo che bisognerebbe lavorare – ha insistito Saviano – piuttosto che sbandierare le proprie vittorie dichiarando che si sta sconfiggendo la mafia. E' come se un bambino rompesse un vaso oggi, e suo padre gli desse uno schiaffo a 33 anni".
E sull'emergenza rifiuti in Campania, che ha riacceso le polemiche e le tensioni nei territori vesuviani, facendo temere lo scoppio di una nuova "guerriglia" urbana? "Lo smaltimento illegale dei rifiuti – ha affermato Saviano – continua a esserci. Se ne parla meno, ma in realtà non si è risolto niente, siamo di nuovo in piena emergenza rifiuti. In provincia e in alcuni quartieri di Napoli – ha raccontato – i rifiuti sono tornati per strada: vicoli intasati, paesi colmi di spazzatura".
"Parlare di soluzione definitiva dell'emergenza rifiuti – ha ripreso lo scrittore – è stato un azzardo e un'enorme sofferenza per molti cittadini campani, che vedendo le strade sgombre, avevano sperato nella bonifica dei territori avvelenati di Giugliano, Marigliano, Painura e Chiaiano".
Solo fumo negli occhi perché, ha continuato Saviano nell'intervista che uscirà a novembre, "Nulla di tutto questo è stato fatto e restano le dichiarazioni del pentito Gaetano Vassallo e le inchieste più importanti fatte a Santa Maria Capua Vetere dalla Procura antimafia di Napoli".
Di cosa parlano? "Raccontano – ha ripreso l'autore – di un territorio avvelenato dai rifiuti friulani, lombardi, piemontesi, liguri, toscani, umbri e a volte slavi. Oramai la prassi è nota: la camorra smaltiva a costi bassissimi - ha spiegato – i rifiuti provenienti da mezza Italia, quelli più dannosi per l'ambiente e per l'uomo, riversandoli letteralmente nelle cave, ovvero in discariche abusive a cielo aperto".
"Nelle cave del Casertano – ha precisato il giornalista – trovi di tutto. In una addirittura c'è, intombata, la famosa "Moby Prince", il traghetto che prese fuoco a Livorno l'11 aprile 1991. Il relitto fu segato in 3 parti e buttato lì. In queste terre – ha concluso Saviano – sono stati smaltiti fanghi conciari, ceneri prodotte dall'Enel, banconote…".
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