OSLO
Il Nobel per la pace è stato assegnato al dissidente cinese Liu Xiaobo, in prigione dal 2008 per aver diffuso il documento Carta 08, in cui si chiedono riforme politiche e maggiore libertà di riunione, di stampa e di religione. «Per oltre due decenni è stato un convinto sostenitore per l'applicazione dei diritti umani fondamentali in Cina», queste le motivazioni con cui il Presidente del comitato norvegese, Thorbjoern Jagland, ha giustificato la decisione. Lo status della Cina, divenuta «la seconda economia mondiale, impone al paese maggiori responsabilità».
La scelta ha provocato una dura reazione da parte del governo cinese, che ha definito la scelta della commissione «un'oscenità» che va contro i principi di questo premio e ha minacciato ripercussioni sulle relazioni con la Norvegia. «Il Nobel per la pace», si legge in un comunicato del ministero degli Esteri, «dovrebbe andare a chi lavora per promuovere l'armonia etnica, l'amicizia internazionale e il disarmo e a chi partecipa a riunioni di pace, questo era l'intendimento di Alfred Nobel». Il portavoce Ma Zhaoxu ricorda che Liu Xiabao «è stato condannato per la violazione delle leggi cinesi dagli organi giudiziari della Cina».
Una replica che non giunge inaspettata, dato che nei giorni scorsi Pechino aveva rivolto un avvertimento al governo di Oslo contro «gesti ostili» verso la Cina, e aveva inviato sul luogo il viceministro degli Esteri per mettere in guardia il Comitato Nobel da scelte inopportune.
Secondo alcuni messaggi pubblicati su Twitter, poco dopo l'annuncio, Liu Xia, moglie del dissidente, ha ricevuto una spiacevole visita nella sua abitazione di Pechino da parte della polizia municipale, che avrebbe animatamente discusso con la signora per stabilire se potrà rilasciare o meno dichiarazioni alla stampa. «La polizia è a casa di Liu Xia e le impedisce di rilasciare interviste», ha riferito il fratello della donna secondo quanto riporta il Centro per i diritti umani e la democrazia che ha base a Hong Kong.
Il premio a Liu Xiaob, accende la speranza tra gli oppositori al regime cinese. Appena appresa la notizia il Dalai Lama, altro Nobel scomodo per Pechino, ha diffuso su Internet il messaggio: «Le mie più sincere e sentite congratulazioni. È il riconoscimento da parte della comunità internazionale delle sempre più crescenti voci tra il popolo cinese che chiedono con forza al governo riforme costituzionali, politiche e di giustizia». «Chiedo al governo cinese di rilasciarlo» ha concluso il leader spirituale. Anche l' avvocato cinese Teng Biao, amico personale di Liu Xiaobo e firmatario di Carta08, afferma di essere «molto felice ed entusiasta» per la scelta di Oslo. «Liu - ha detto Teng alla stampa - lo ha meritato. Spero che il premio lo aiuti a ritornare presto in libertà».
Appelli dalla liberazione sono arrivati anche da molti paesi Europei. «La decisione incarna la difesa dei diritti umani in ogni parte del mondo- ha commentato il ministro degli Esteri francese Bernard Kouchner - la Francia, come l'Europa, esprime la sua preoccupazione per l'arresto di Liu e ne chiede la liberazione». Anche la Germania ha chiesto alla Cina la scarcerazione del neo nobel per «consentirgli di ritirare il premio di persona». Posizione diversa per l''Unione Europea, che si complimenta con la decisione di Oslo, ma non chiede l'assoluzione dell'oppositore. «E' un forte messaggio di sostegno a tutti quelli che nel mondo, spesso con grandi sacrifici personali, stanno lottando per la libertà e i diritti umani», ha commentato Barroso. Per Amnesty International Liu è il «degno vincitore».
Forti reazioni anche in Italia. «Liu Xiaobo va scarcerato subito. L'assegnazione del nobel per la pace richiama il mondo intero ad una nuova e più attenta riflessione sul regime cinese. Ma la
sua scarcerazione è una precondizione perchè ciò avvenga» ha affermato il presidente del gruppo Pdl al Senato, Maurizio Gasparri. L'opposizione, invece, attacca aspramente il governo per la mancanza di dichiarazioni ufficiali «È gravissimo il silenzio di Frattini. Chiediamo al governo italiano di sollecitare l'Unione europea affinchè intervenga per chiedere la liberazione del premio Nobel per la pace. La comunità internazionale si è già mossa e Frattini non dice
nulla», è quanto afferma in una nota il portavoce dell'Italia dei Valori, Leoluca Orlando.
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