martedì 7 dicembre 2010

Caso Yara, il maghrebino torna libero I legali: danni per ingiusta detenzione

PADOVA
Mohamed Fikri, il marocchino accusato di aver sequestrato e ucciso Yara
Gambirasio, torna in libertà. Lo ha deciso il gip di Bergamo, Vincenza Maccora,
che ha convalidato il fermo ma ne ha disposto la scarcerazione. Il marocchino è
stato scarcerato intorno alle 13.30 a bordo di un cellulare della Polizia
penitenziaria, dribblando così i giornalisti, i fotografi e gli operatori
televisivi che da questa mattina presidiavano l'uscita del carcere. Secondo
quanto ha riferito il direttore del carcere di Bergamo, Antonino Porcino,
questa «modalità protetta» sarebbe stata chiesta dallo stesso operaio 22enne
proprio al fine di sfuggire all'assedio mediatico.

L'inchiesta sulla scomparsa della 13enne promessa della ginnastica ritmica di
Brembate deve quindi praticamente ripartire da zero. A determinare la decisione
del giudice, il venir meno dei 'gravi indizi di colpevolezzà. In particolare,
cinque periti nominati dal giudice, hanno verificato la cattiva traduzione di
una frase intercettata del magrebino. Inizialmente, si era detto che Fikri
aveva pronunciato le parole: «Allah mi perdoni, non l'ho uccisa io». A una
seconda, più attenta valutazione, la frase è risultata essere: «Allah mi
protegga». Secondo quanto accertato dal gip, il giovane stava parlando con un
uomo al quale doveva 2mila euro. Questa persona è stata sentita dagli
inquirenti e ha confermato la circostanza, avvalorando la seconda e corretta
traduzione della frase. Il fermo è stato convalidato, pur con la disposizione
della scarcerazione, perchè viene riconosciuto, nel provvedimento di cinque
pagine del Gip, che, al momento della misura cautelare, esistevano i 'gravi
indizi di colpevolezza', poi venuti meno. Accertato inoltre che non vi era
alcun pericolo di fuga, dal momento che Fikri si stava recando a Tangeri, in
Marocco, per le ferie, come ha confermato anche il suo datore di lavoro.

Sono stati sette i consulenti che, in momenti diversi, hanno tradotto la frase
di Mohammed Fikri, indagato in relazione alla vicenda della scomparsa di Yara
Gambirasio, dalla quale in un primo momento si è ritenuto che lo straniero
fosse coinvolto nei fatti. In particolare, tre sarebbero stati d'accordo nel
dire che la frase era del tipo «perdonami Dio non l'ho uccisa io... Ascoltami
Dio, Ascoltami...», e sulla base di questo è stato deciso il fermo. Altri
quattro, come si legge nell'ordinanza di convalida dello stesso fermo e della
conseguente liberazione dell'indagato, hanno invece confermato che nella frase
non c'era alcun riferimento alla vicenda. Fikri, indagato in relazione alla
vicenda della scomparsa di Yara Gambirasio, nel corso dell'udienza di convalida
ha categoricamente negato di conoscere la ragazza. In particolare, secondo
quanto si evince dall'ordinanza di convalida del fermo e di liberazione di
Fikri, l'uomo oltre a negare «ogni suo coinvolgimento nelle ipotesi di reato
contestategli», ha affermato «di non conoscere Gambirasio Yara ma di averla
vista solo nella fotografia mostratagli dai carabinieri in occasione del
provvedimento di fermo». Sono tre le ipotesi di reato contestate a Fikri:
«L'aver cagionato la morte di Gambirasio Yara», in un «luogo imprecisato il 26
novembre 2010»; l'averne occultato il cadavere perchè, «dopo averla uccisa,
distruggeva, sopprimeva o comunque occultava il cadavere. Con l'aggravante di
aver commesso il fatto per occultare il reato di omicidio poco prima commesso e
assicurarsi l'impunità». E il sequestro di persona (la terza ipotesi di reato),
«per aver privato Gambirasio Yara della libertà personale».

Gli avvocati di Mohammed F. stanno valutando di chiedere un risarcimento per
l'ingiusta detenzione del loro assistito, scarcerato qualche ora fa dopo essere
stato recluso nel carcere di Bergamo lo scorso sabato sera con l'accusa di aver
rapito e ucciso la 13enne Yara Gambirasio e di averne occultato il cadavere. Lo
ha spiegato ai giornalisti Giovanni Fedeli, uno dei legali dell'operaio. A
quanto sembra, oltre alla telefonata mal tradotta, sarebbe caduto un altro
elemento che aveva portato i carabinieri ad accusare l'immigrato. Mohammed F.
avrebbe infatti spiegato di essersi liberato della scheda del telefono
cellulare della fidanzata perchè la giovane subiva delle molestie telefoniche
su quel numero e lui, dovendo rientrare in Marocco, non voleva che la fidanzata
continuasse a subire le molestie.

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