legate al settore
dell'edilizia. Riflettori puntati anche sui tabulati di 15.000 telefonate.
Utilizzato il georadar nel cantiere
Yara, l'ombra della ritorsione contro il padre al setaccio i rapporti fra
imprese e malavita
BREMBATE DI SOPRA - E se il mistero della scomparsa di Yara affondasse le sue
radici nella giungla dell'edilizia? C'è un nesso tra il buio che ha inghiottito
la ginnasta tredicenne e un mondo particolare come quello delle costruzioni, lo
stesso settore nel quale opera Fulvio Gambirasio, geometra e padre della
ragazza? Sono i nuovi dubbi ai quali gli investigatori stanno cercando di dare
una risposta dopo quindici giorni di ricerche infruttuose e l'incidente
investigativo che ha portato in carcere Mohamed Fikri, tuttora l'unico indagato
nell'inchiesta (ieri era in procura a Bergamo con i suoi avvocati per chiedere
al pm la restituzione dei suoi oggetti personali).
Gli striscioni dei tifosi bergamaschi Le ricerche con il georadar
Anche se le indagini continuano a 360 gradi, gli ultimi approfondimenti di
carabinieri e polizia ruotano attorno ai rapporti di lavoro, recenti e meno
recenti, del papà di Yara. Il quale ha sempre escluso categoricamente, e i
detective fin qui gli hanno creduto, l'eventualità che qualcuno possa avere
coltivato verso di lui un risentimento tale da far maturare un gesto estremo
come il rapimento della figlia. "Noi non abbiamo nemici", giura Gambirasio.
Dello stesso tenore sono state le risposte fornite dal suo datore di lavoro,
Paolo Gamba, ai carabinieri del Racis che nei giorni scorsi lo hanno
interrogato sul punto.
I genitori di Yara in caserma Il furgone lascia il carcere Il deposito
perquisito La ragazza scomparsa Il primo testimone
Ma gli investigatori non escludono che tra le persone che hanno lavorato in
questi anni con Fulvio Gambirasio - operai, artigiani, imprenditori, tecnici,
fornitori - ci possa essere qualcuno che si sia sentito, per chissà quale
motivo, tradito, o, peggio, ferito. "Il padre di Yara è una persona per bene",
si dice certo uno degli uomini che partecipano alle indagini. Su questo, in
effetti, non è mai emerso alcun dubbio. Ma se il geometra che sovrintende ai
lavori in cantiere per la ditta Gamba, descritto come persona "estremamente
ligia alle regole", avesse messo i bastoni tra le ruote a chi non voleva
ostacoli dinanzi a sé?
Gli uomini del Ros dei carabinieri sono tornati nel cantiere del centro
commerciale di Mapello, il luogo dove le tracce delle celle telefoniche e il
fiuto dei cani molecolari avevano indirizzato, da subito, le ricerche di Yara.
Lì lavorava Mohamed Fikri, l'operaio marocchino fermato e poi scarcerato per
insufficienza di prove. La ditta da cui dipendeva aveva ottenuto un subappalto
dall'impresa Lopav, presente con i suoi mezzi nel cantiere e finita nella lente
della Dda di Napoli per presunti collegamenti con il clan camorristico dei
Mazzarella. Oggi la Lopav è amministrata da un custode giudiziale. Anche la
Gamba, la ditta dove lavora il papà di Yara, risulta avere lavorato in passato
con la Lopav.
Nel cantiere di Mapello intanto si continua a cercare, scandagliando il
cemento con il termografo per escludere la presenza di un cadavere. Oltre
15mila telefonate - avvenute il 26 novembre, il giorno in cui è scomparsa Yara,
tra Brembate, Mapello e Ponte San Pietro - vengono passate al vaglio dagli
investigatori. In qualcuna di queste conversazioni potrebbe nascondersi la
chiave del giallo. E attraverso analisi tecniche si sta cercando di individuare
con precisione in quale punto esatto si trovasse il cellulare di Yara, e dunque
la stessa Yara, quando tra le alle 18 e le 19 del 26 novembre sul suo display
sono transitati gli sms scambiati con la sua amica. Yara era appena uscita
dalla palestra.
Il centro sportivo è dotato di telecamere: ma nessuno degli occhi elettronici
ha catturato immagini a causa di un difetto di funzionamento. Chi può avere
rapito la ragazza? La tesi più accreditata dagli inquirenti continua a essere
quella di una persona che Yara conosceva. Magari non bene ma comunque
abbastanza da non nutrire sospetti e timori per la propria incolumità.
con repubblica.it
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