lunedì 8 novembre 2010

L'indagine dei legali di Sabrina «Michele aveva altri complici» Sentiti otto testimoni: «Ci sono piste alternative» Il delitto di Avetrana Gli avvocati: pochi minuti per fare tutto, impossibile

AVETRANA (Taranto) - «Certo che voglio essere presente...». Quasi quasi se la
prende, Sabrina. Dovrebbe essere chiaro, ormai, che lei vuole esserci. Sempre.
Domani vuole sedersi in prima fila davanti ai giudici del tribunale del Riesame
che decideranno se tenerla in carcere oppure no. Vuole sentire da vicino le
voci di chi la difende e chi l'accusa. «Ma davvero rischio il carcere a vita
per una cosa che non ho fatto?» ha chiesto ai suoi avvocati Vito Russo ed
Emilia Velletri. La risposta non serve. Almeno in via teorica rischia
l'ergastolo, sì, e questo lo sa benissimo, come sa che la decisione del Riesame
sarà il primo vero bivio della sua vita da presunta assassina.

Con quali carte giocare questa partita? Come difendersi dall'accusa di aver
strangolato sua cugina Sarah e finto per 42 giorni di cercarla ovunque? Come
smontare il racconto di suo padre, Michele Misseri, che le attribuisce
l'omicidio dopo aver detto di averlo invece commesso lui, da solo?

Per convincere i giudici che non c'è nessun motivo di tenere in carcere
Sabrina, i suoi avvocati puntano su più fronti, per esempio le indagini
difensive. Hanno sentito otto testimoni che disegnerebbero uno scenario diverso
dalla ricostruzione dei fatti così com'è negli atti dell'inchiesta. Due di
queste testimonianze, in particolare, «aprono la strada a possibili piste
alternative», altre persone che potrebbero aver avuto un ruolo nella storia
nera di Sarah Scazzi, soprattutto nella arte dell'occultamento del cadavere.
Fra i testi ci sarebbe anche qualcuno in grado di minare la credibilità della
testimone-chiave dell'accusa, Mariangela, la ragazza che pochi minuti dopo
l'omicidio si è presentata a casa Misseri per andare al mare con Sarah e
Sabrina. E per rimanere in tema di credibilità: quanto è credibile Michele
Misseri? Per la difesa di Sabrina sarà un altro dei punti sui quali insistere,
soprattutto dopo l'annunciata ritrattazione degli abusi sul cadavere di Sarah.
Non soltanto Misseri non ha ritrattato, ma ha rivendicato con decisione di aver
violentato la nipotina quindicenne prima di buttarla nel pozzo dove poi è stata
trovata. «Secondo noi Michele Misseri è affetto da un disturbo mentale, la
misoginia, ecco perché ha ucciso Sarah e adesso si vuole vendicare con Sabrina
e le altre donne di casa» valuta l'avvocato Russo. Misoginia o altri aspetti
della personalità: tutto porterebbe ai disturbi psicologici di Misseri, il vero
motivo per il quale, secondo i legali di Sabrina, lui avrebbe tirato in ballo
la figlia.

Nelle considerazioni pro-Sabrina, dicono Russo e Velletri, «c'è molto di più».
La presunta arma del delitto, per esempio, la cintura di cuoio che Misseri
stesso ha fatto ritrovare venerdì nella sua auto o la corda con la quale
avrebbe calato Sarah nel pozzo, anche quella recuperata venerdì, nell'auto di
sua moglie. «Se Sabrina fosse davvero colpevole avrebbe avuto modo e molto
tempo di far sparire tutto», è l'obiezione. E questo prima di capire se e quale
compatibilità esiste fra i segni sul collo e quella cintura (a casa Misseri ne
sono state sequestrate altre 49). E ancora, sempre gli avvocati di Sabrina: «I
tempi sono troppo stretti. Come avrebbe potuto fare tutto in quei pochi
minuti?». Meno di sette, a essere precisi. È il solo lasso di tempo - nella
fascia oraria fra l'arrivo di Sarah a casa di sua cugina e quello di Mariangela
davanti al cancello - durante il quale non risulta che Sabrina abbia usato il
suo cellulare, né messaggi né chiamate.

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