Krasic (Ap)
RILANCIO JUVE - La Juventus è uno degli esempi di alti e bassi. Dal ko interno con il Palermo al largo successo con il Cagliari in tre giorni. I bianconeri scoprono quanto vale un talento guardando la prova maiuscola di Krasic. Il serbo è il trascinatore, il suggeritore e anche il realizzatore: tre gol nel 4-2 della Juve sui rossoblù gli valgono l'incoronaziopne a nuovo simbolo. Non sarà Nedved, deve anche disciplinarsi, ma si butta sempre, ha numeri e corsa per fare la differenza. Con altri due giocatori così in altri reparti, la squadra di Delneri sarebbe da scudetto. Ma in ogni caso il tecnico comincia a scoprire Aquilani, in campo dal primo minuto (buona partita), a cambiare le carte in attacco (giovedì i due «piccoli» Del Piero e Quagliarella, con il Cagliari la coppia Iaquinta-Amauri) e in difesa (Grygera a destra e Rinaudo a sinistra). Peccato che in mezzo Chiellini e Bonucci prendano ancora un gol assurdo lasciando libero Matri di segnare il provvisorio 1-1 dei rossoblù (farà anche il secondo a partita ormai chiusa). Un passo avanti, ma ancora troppi rischi in difesa. Prossima sfida a San Siro con l'Inter: Milito e ed Eto'o nonpotranno essere lasciati liberi di muoversi come Matri ( ecome Pozzi contro la Samp), altrimenti non basterà nemmeno un'altra tripletta di Krasic.
ANIMA LAZIALE - Edy Reja si ricorda di Mauro Zarate e l'argentino gli regala la vetta della classifica. La Lazio vince 1-0 in casa del Chievo e aggancia l'Inter a quota 10 punti, scavalcando i «mussi» che sognavano una settimana da primi della classe e che, invece, devono arrendersi ad una Lazio bella e concreta. Era il big match della giornata quello di Verona, posta in palio altissima e sfida tra due squadre in salute: il Chievo per la fuga, la Lazio per l'aggancio. Tutto si decide nella ripresa. Al 24' lungo lancio di Mauri per Zarate che va via in velocità e batte Sorrentino con un bel destro. Gol pesante, vale tre punti e il primato. «Rispetto all'anno scorso è lo spirito ad essere cambiato - dice Reja - . Questa squadra ha un'anima. Ma non vorrei che ci si esaltasse oltre misura. I ragazzi hanno la coscienza di essere una buona squadra ma siamo solo all'inizio».
ALTI E BASSI - Le sfide della domenica sono un campionario di disillusioni e rivincite. Ci sono squadre reduci da imprese che crollano, altre che si rilanciano dopo momenti difficili. E' il caso del Napoli, che ell'anticipo domenicale delle 12.30 batte 4-1 in rimonta il Cesena, fino alla scorsa settimana, sorpresa e capolista del torneo. E' il caso del Palermo, che dopo aver travolto la Juve a Torino, rischia il ko in casa con il Cesena e agguanta il 2-2 nel finale. E' il caso del bari, che voleva farsi bello a San Siro con l'Inter, rimediando una figuraccia, e che si ritrova però subito battendo il Brescia che veleggia a un solo punto dai nerazzurri. Trova i primi tre punti anche la Fiorentina, anche con un po' di fortuna, sul Parma.
L'esultanza di Vucinic (Reuters)
INTER KO NEL FINALE - La sfida dell'Olimpico ha mantenuto la tradizione della rivalità tra Inter e Roma che sta caratterizzando il calcio italiano degli ultimi anni: equilibrio, tensione, emozioni. Inter più continua e pericolosa nel primo tempo, Roma meglio nella prima parte della ripresa, poi di nuovo Inter. Quando ormai la gara sembrava avviata a uno 0-0 comunque divertente (una traversa di Stankovic e una grande occasione per Borriello le azioni più importanti) Vucinic, entrato al posto di Totti - uscito senza salutare Ranieri - ha girato di testa un cross di De Rossi da destra e leggermente deviato da Cordoba. A quel punto, mancava solo un minuto alla fine e per l'Inter, che pure aveva finito in crescendo dopo essere andata in difficoltà all'inizio della ripresa, è stato impossibile recuperare. «Un gol che vale tanto sia per me che per la squadra - ha spiegato Vucinic al termine della gara -. La cosa grande sono tutti questi tifosi che sono venuti a sostenerci nonostante siamo partiti male, e poi contro una squadra forte come l'Inter. Con questo gol ho pareggiato lo sbaglio che ho fatto nella Supercoppa quando ho offerto l'assist a Pandev per il pareggio». Ovviamente meno soddisfatto l'allenatore dell'Inter Rafa Benitez, anche lui protagonista di un «dibattito» con un suo calciatore. Nel secondo tempo Chivu è andato platealmente a lamentarsi con la panchina per la scarsa copertura sulla sua fascia da parte dei compagni. «Se non corrono io esco», ha gridato il romeno. Benitez ha spiegato che nell'intervallo alla quadra aveva parlato proprio di questo, chiedendo evidentemente ad alcuni giocatori un atteggiamento diverso. Benitez ha poi spiegato la sconfitta: «Alla fine della partita ci vuole più intensità: abbiamo lasciato crossare De Rossi e invece dovevamo attaccare la palla. Il problema non è il gol subito alla fine, ma il fatto che con 15 tiri in porta un gol dobbiamo farlo». Per Ranieri, invece, la Roma non è guarita ma «ha preso una medicina importante.». E sull'uscita di Totti: «Sono azzardi che fa un allenatore. Francesco stava giocando bene, ma ho messo un giocatore che poteva mettere in difficoltà Lucio che non stava benissimo. È normalissimo che un ragazzo ci rimanga male quando viene sostituito».
IBRA DECISIVO - Ancora lui, sempre lui. Ci vuole un gol di Zlatan Ibrahimovic perché il Milan
Ibra festeggiato dai compagni (Ap/Bruno)
batta il Genoa a San Siro. Lo svedese ha segnato alla sua maniera, allungando il piedone su un lancio di Pirlo che gli incerti Ranocchia e Dainelli del Genoa lasciano rimbalzare: e Ibra li beffa anticipando con un pallonetto il portiere rossoblù Edoardo. La rete al 4' del secondo tempo, dopo che nei primi 45' i rossoneri avevano rischiato di subire due volte un gol dagli ospiti. Prima Abbiati ha deviato sul palo un cross di Palacio, poi ha salvato al 45' su un colpo di testa di Chico. Dopo il vantaggio, però, il Milan non ha faticato troppo a controllare la gara e anzi è andato vicino al raddoppio con Flamini nel finale, quando il Genoa era molto sbilanciato in avanti alla ricerca del pareggio. È provato ma soddisfatto Zlatan Ibrahimovic: «Sono stanco, però si devono fare sacrifici per vincere - le parole di Ibrahimovic ai microfoni di Sky -. Era una partita importante, tutti hanno lavorato alla grande, adesso è un momento in cui anche se tutto è facile diventa difficile, ma l'importante è vincere. Questo Milan - ha aggiunto - non dipende da un solo giocatore, siamo 11 in campo, 5 fuori e altri 5 che non sono in squadra per il momento. Dipende da tutti, tutti lavoriamo insieme e andiamo avanti, perché se noi lavoriamo e stiamo concentrati non sono preoccupato. Nelle ultime partite non abbiamo avuto fortuna, ma oggi è andata bene, anche se alla fine è stata un po' difficile. L'Inter? Noi dobbiamo pensare a noi - ha concluso Ibrahimovic - cosa fanno gli altri non mi preoccupa, se noi facciamo il nostro lavoro arriviamo primi».
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